In queste settimana tutti si sono interrogati, giustamente, sul futuro del calcio professionistico, sul danno economico delle società, soprattutto di serie C. Si è discusso se i campionati dilettantistici possono essere considerati conclusi oppure se si riuscirà a completare la stagione. Tutto sacrosanto e giusto. Non lo metto in discussione ma nessuno si è preoccupato
In queste settimana tutti si sono interrogati, giustamente, sul futuro del calcio professionistico, sul danno economico delle società, soprattutto di serie C. Si è discusso se i campionati dilettantistici possono essere considerati conclusi oppure se si riuscirà a completare la stagione. Tutto sacrosanto e giusto. Non lo metto in discussione ma nessuno si è preoccupato di un settore fondamentale quali nostri vivai giovanili. Sto parlando dei nostri ragazzini, dalla scuola calcio alla juniores. E se vogliamo anche e soprattutto dei ragazzi che militano in società professionistiche. Inizio da quest’ultimi per sottoporre un aspetto: per loro perdere un anno è fondamentale per la loro crescita sportiva. Un anno significa tanto in termini di allenamento ma soprattutto di categoria. E’ come per un alunno passare dalla quinta elementare alla prima media senza avere le necessarie nozioni. Lo stesso vale per un ragazzo che passa dai giovanissimi agli allievi o peggio ancora dagli allievi alla Berretti o Primavera. Un vuoto che sul campo rischi di pagarlo in modo esponenziale. Certo, i talenti possono sopperire a tutto questo ma quanti ce ne sono nei nostri vivai?
Ma ritengo ancora più problematico e grave il discorso che riguarda i settori giovanili delle società dilettantistiche.Un patrimonio che già in questi anni è stato messo a dura prova dai costi crescenti ma soprattutto dal fatto che sono sempre meno i ragazzi che giocano a calcio tantè che buona parte delle squadre sono ormai composte da ragazzi nati in Italia ma provenienti da famiglie extracomunitarie. Mi chiedo? Si deve parlare anche per loro di stagione finita o si cercherà di recuperare il tempo perso?
Non voglio fare il solito pistolotto sul valore sociale dei settori giovanili anche se è la verità. Il calcio è un gioco di squadra e insegna ai ragazzi come si rispettano le regole del gruppo, il senso di appartenenza, la disciplina, l’amicizia, il rispetto. Tanti valori che la nostra Comunità ha smarrito. Non voglio citare la solita frase “i settori giovanili tolgono i ragazzi dalla strada” perché credo che l’educazione familiarità sia fondamentale in questa logica ma certamente lo sport fa bene ai ragazzi adolescenti. Certamente le società dilettantistiche avranno delle ripercussioni economiche derivanti dalla mancanza di risorse. Si dice che un 30 o 50% di società chiuderà i battenti. Non so se sarà cosi’ ma immagino che le società che curano in modo particolare il settore giovanile avranno grandi ripercussioni economiche. Anche perché è sempre più difficile per una famiglia sostenere il costi di iscrizione dei propri figlio a una scuola calcio.
Sono problematiche complesse che mi piacerebbe venissero portate sotto i riflettori da parte dei media come dei vari politici, sportivi e non.
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