“Capisco Spanò, anche se io non ho ancora vinto un campionato voglio restare nel calcio, magari come manager”

“Il calcio è ormai diventato un’impresa – spiega Francesco Finocchio – muove tanti interessi economico e coinvolge tante persone. I calciatori sono quelli più in vetrina ma dietro le quinte ci sono tantissime figure professionali che lavorano per una società di calcio. Un importante indotto”.

Come è stato possibile conciliare calcio e studio?

“Sono riuscito a organizzare bene il mio tempo libero. Non credo sia impossibile giocare a calcio e studiare, anzi sono certo che molti ragazzi potrebbero fare il mio stesso percorso, partendo anche dal presupposto che non hai l’impellenza di laurearti in tempi brevi, quindi è fattibile”.

Causa la pandemia è stata una laurea online.

“Avrei preferito discutere la tesi all’Università davanti a parenti e amici ma non è stato possibile”.

Quando ha deciso di voler diventare Dottore?

“Mi sono iscritto quando ho fatto i primi passi da calciatore perché ritengo che sia necessario un salto di qualità anche nel mondo dello sport e del calcio in particolare. Del resto oggi vediamo che a livello dirigenziale ci sono manager di assoluta professionalità come del resto a livello di allenatori e preparatori. Oggi il calcio è una professionale altamente specializzato dove il ruolo del manager trova ampio riscontro”.

Si è posto la domanda di cosa vorrà fare da grande?

“Prima della laurea ho conseguito a Coverciano il patentino di UEFA B quindi posso allenare i dilettanti fino alla serie D ma soprattutto a livello di settore giovanile. L’idea è quella di rimanere nel mondo dello sport, a quale livello e in quale ruolo ancora non l’ho ipotizzato. C’è tempo, forse lo capirò tra qualche anno, per ora penso a giocare nel Mantova”.

Allenatore, Dottore in Economia e Commercio, calciatore professionista: si può dire che non si è fatto mancare niente.

“Ho ottimizzato bene il tempo. Il patentino da allenatore, ad esempio, lo conseguito mentre stavo svolgendo a Coverciano il ritiro con i disoccupati”.

Proseguirà nell’acquisizione del patentino per allenare nei professionisti?

“Prima devo fare esperienza sul campo perché questo è un aspetto fondamentale: occorre acquisire la conoscenza pratica”.

Per ora studia da manager sportivo?

“Diciamo che sto valutando alcune soluzioni”.

E’ amico di Alessandro Spanò, cosa pensa della sua scelta di privilegiare lo studio al calcio

“Con Alessandro siamo amici e ne abbiamo parlato. Certamente è stata una scelta molto forte perché presa nel momento in cui era all’apice della sua carriera. Una scelta personale che va rispettata e che ho condiviso. Alessandro è un ragazzo intelligente e ha le idee chiare sul suo futuro”.

Al suo posto avrebbe fatto la stessa scelta?

“Io non ho vinto da capitano il campionato di serie C. Battuta a parte dall’esterno è difficile capire certe valutazioni”.

E lei dopo la vittoria della serie D con il Mantova quale obiettivo sportivo si è posto?

“Siamo una squadra abbastanza buona, la società ha cambiato molto, diciamo che per ora siamo da centroclassifica ma possiamo migliorare”.

Nella sua carriera ha indossato la maglia di Feralpisalò, Trapani, Nova Giorica, Pisa, Pordenone, Padova Pistoiese, Carrarese e Renate ma il suo sogno è sempre stato poter giocare nella Reggiana, la squadra che considera della sua città.

“Non ho mai avuto questa opportunità ma in futuro tutto è possibile anche di realizzare questo mio sogno”.