A condannare la Reggiana sono i numeri ma anche un atteggiamento della squadra che si adatta all’avversario anziché esaltare le proprie qualità. Adesso non resta che puntare al quartultimo posto e sperare che l’Ascoli non abbia in classifica un vantaggio di più di 4 punti
E’ difficile commentare la 19esima sconfitta della Reggiana ma ancora di più guardare al futuro. Verrebbe voglia di dire “è finita” ma non è coerente con ciò che abbiamo sempre sostenuto: non è finita finché non è finita. Ma a dire la verità ci manca poco.
Si ha l’impressione che abbia ragione chi aveva detto dopo la sconfitta con l’Empoli “sarà una lunga agonia”.
A condannare la Reggiana sono i numeri: 0,91 media punti a partita, 52 gol subiti, 10 partite senza vittoria (ultimo successo il 20 febbraio) il 14esimo gol subito nei primi 25 minuti di gioco e una classifica che vede i granata al terzultimo posto staccati di un punto dal Cosenza ma a sei punti dall’Ascoli, quintultimo in classifica.
Quando mancano 4 partite alla fine pensare positivo ed essere ottimisti è veramente difficile. Anche la prestazione della Reggiana non è stata all’altezza delle aspettative: una squadra modellata più per sfruttare le debolezze dell’avversario che per esaltare le proprie qualità.
E a questo punto c’è da chiedersi: Alvini ha capito che questo organico non è all’altezza della categoria e cerca di sfruttare il fattore tattico per cercare di limitare i danni oppure è prigioniero di modello? Chi lo conosce bene rimarca che Alvini ha sempre portato avanti un discorso votato a valorizzare la sua squadra attraverso un calcio offensivo e con una spiccata identità di gioco. Nelle ultime partite, in modo particolare, si è invece visto una Reggiana che si è adeguata all’avversario rispetto a fare il proprio calcio. Certo, non sarà questo il motivo delle sconfitte ma piuttosto altre debolezze ormai ben note.
Sotto il profilo della prestazione e delle occasioni create la Reggiana ha certamente tenuto testa alla Reggina e avrebbe meritato il pareggio. Su questo non si discute. Senza gli errori difensivi e con una “svista” arbitrale avremmo anche strappato il pari ma ciò non cambia il concetto di una squadra che ha perso il suo “animus pugnandi” per dirlo in latino.
Adesso mancano quattro partite e l’unico obiettivo rimasto è di conquistare il quartultimo posto superando il Cosenza e sperare che l’Ascoli non metta cinque punti di vantaggio evitando cosi’ di giocare i play out. Occorre proprio aggrapparsi a tutto per non dire: è finita. Si torna in campo martedi’ col Pordenone poi se domenica l’assemblea di Lega accetterà il nuovo calendario, i granata riposeranno per due settimane per tornare in campo il 4 maggio a Pescara per giocare le ultime tre partite in sei giorni: 4 maggio a Pescara, 7 maggio in casa con la Spal, 10 maggio a Vicenza. E per la cronaca potrebbe mancare Cerofolini chiamato in nazionale e anche Muratore se tornerà a vestire l’azzurro. Un’altra beffa anche alla luce del fatto che l’Ausl di Pescara ha consentito ai giocatori negativi di svolgere allenamenti a gruppi. Al peggio non c’è mai limite.
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