Il neo allenatore della Reggiana si è presentato: “Ho avvertito le giuste sensazioni. Reggio è una tappa fondamentale per la mia carriera. Cercherò di proporre un calcio offensivo ma anche innovativo”
Elegante, spigliato, entusiasta ma soprattutto un allenatore di forte personalità. Questa è la prima impressione che ha trasmesso Aimo Diana, neo allenatore della Reggiana.
LA PREMESSA
“Spero di fare bene e di ricambiare la fiducia che mi è stata concessa – sono le prime parole di Aimo Diana da allenatore della Reggianaa -. Fin dal primo momento ho percepito situazioni molte positive. Non ho avuto nessun tipo di dubbio nel scegliere questa società. Credo sia lo step giusto per me. Avevo dato una parola al direttore sportivo Tosi e per me conta qualcosa. Anche se ci sono state qualche offerta, avevo dato parola e l’ho mantenuta perché questo è un valore importante nel calcio. Sono felice di conoscervi, mi auguro presto di incontrare la gente al campo e allo stadio. Sono molto felice e carico per cercare di portare questa Reggiana dove merita per la sua storia. E io cercherò di essere degno di questa piazza, di farmi conoscere per ciò che valgo”.
IL PRIMO CONTATTO
“Il primo approccio è stato una settimana fa o forse dieci giorni. Subito ho avuto una sensazione positiva. Le vibrazioni erano positive. Per questo ho avuto pochi dubbi su questa scelta che ritengo importante per la mia carriera. A Renate ho fatto una stagione vincente e la Reggiana l’ho seguita solo da spettatore per cui non amo dare giudizi”.
L’IDENTIKIT
“Amo la cultura del lavoro e la voglia di raggiungere determinati obiettivi. So che Reggio ha questa cultura del lavoro e sono venuto per fare il massimo senza proclami”.
IL MIO CALCIO
“Calcio propositivo significa cercare di attaccare, di fare un gol in più dell’avversario. Per tanti il calcio è complicato invece per me è semplice. Ho le idee chiare. Mi auguro che il mio calcio piaccia ai tifosi e che riesca a tramettere ai calciatori la mia idea di gioco. Spero che Reggio li possa apprezzare. Sarà un campionato lungo e complicato. Vedremo cosa riuscirò a dare alla squadra ma teniamo presente che i protagonisti saranno sempre i calciatori, da parte mia cercherò di dare qualcosa in più per raggiungere gli obiettivi”.
LA CONOSCENZA
“Conosco tutti i calciatori della Reggiana e parlerò con loro per capire quanto hanno ancora da dare a questa squadra. Sono reduci da due annate con emozioni e sentimenti Contrastanti. Dovrò capire quanto hanno voglia di dare e di mettersi a nostra disposizione. Da un punto di vista tecnico li apprezzo. Anche a livello di modulo hanno concetti vicino alle mie idee. Mi auguro abbiano ancora voglia di rimettersi in gioco. Tocca a me incuriosirli. So che sono molto amati dalla piazza e dai tifosi. Devo avere rispetto di questo rapporto”.
IL MODULO
“Il mio principio di gioco si basa nel sfruttare sugli spazi, sulla interscambiabilità dei giocatori, sulla capacità di lettura delle partite. Come sapersi muoversi in campo, con equilibrio e capacità propositiva. Ho bisogno di giocatori specifici che abbiano qualità tecniche”.
IL RAPPORTO COI GIOCATORI
“In passato ho allenato giocatori che avevano giocato nei dilettanti come in serie B, ciò che conta è capire chi hai difronte. Come il mio staff siamo poco più che quarantenni, dunque siamo vicino nel linguaggio ai giocatori. Nelle esperienze passate abbiamo sempre parlato la stessa lingua. Questo è importante anche per saper toccare le corde giuste. Difficilmente, però, tratto i calciatori allo stesso modo. Mai lo farò, è improponibile”.
I MAESTRI
“Ho avuto allenatori importanti, da Lippi e Mazzone ma scimiottare gli altri è complicato. Occorre sempre trovare delle particolarità e capire caratteristiche dei singoli. Ci vuole dinamicità e saper portare qualcosa nel nuovo calcio italiano. Non invento calcio, però, vorrei essere unico nel modo di pormi”.
IL CONTRATTO
“Non mi sono posto problemi perché ho firmato solo per un anno. L’importante è avere firmato per questa società
Ci sono stati contatti con altri club ma non ho avuto nessun dubbio nel pensare solo alla Reggiana perché avevo dato la mia parola. Non parlerò mai delle squadre avversarie ma solo di nostri giocatori. Il ds Tosi ha promesso di allestire una squadra competitiva, questo mi basta. Dopo una retrocessione c’è bisogno di una squadra “con gas” come l’ha definitiva e nel nostro Dna ci deve essere la voglia di competere per le prime posizioni. So di dovermi rapportare con un ambiente importante Non sono abituato a questo, a confrontarmi con una piazza importante. Sono molto carico, ho tanta adrenalina in corpo”.
LA PRESSIONE
“Finalmente sono a Reggio Emilia, io conosco il calcio di oggi e so cosa mi aspetta. Adesso ci sono i social web e mondo virtuale che occorre accettare. Fatico a parlare dello scorso anno ma di sicuro se la Reggiana vuole avere delle ambizioni deve avere dei giocatori di personalità”.
IL DOPO ALVINI
“Io sono questo, non sono altro. Metterò in campo le mie conoscenze e il mio carattere senza paura di paragoni o altro. Porterò alla Reggiana quello che sono io. Spero di trasmettere al gruppo quello che ho dentro. Mi auguro anche di conoscere a breve la gente di Reggio. Due chiacchiere con Alvini? Non adesso. Conosco Max per aver fatto il corso allenatori assieme ma in questo momento vorrei capire da solo il mondo granata, gli spigoli giusti e cosa c’è da sistemare. Caso mai più avanti farò questa telefonata ma non in questo momento”.
RITIRO E GIRONI
“La Reggiana andrà in ritiro a Carpineti dal 19 luglio fino al 30 o 31 luglio. Taglio orizzontale? Personalmente non ha importanza. Il girone A, che era considerato più debole ha portato due squadre in semifinale. Portare qualche giocatore dal Renate? Ci sono ragazzi interessanti e ne porterei per un rapporto di conoscenza tecnica e comportamentale ma sono del Renate”.
LO STILE
“Come vivo le partite? Bisogna sapere dove ci si trova. Noi a Renato abbiamo fatto qualcosa importante e dopo l’eliminazione non era il tempo del rammarico. Io dal calcio cerco sempre di prendere l’aspetto positivo. Ci sono dei momenti in cui occorre sapersi comportare bene. Il rammarico bisogna saperlo combattere. Caso mai in altre occasioni sono un uomo solo. Ecco, dai mister importanti bisogna imparare l’atteggiamento”.
LA GAVETTA
“Non ho avuto possibilità di allenare subito in categoria e ho iniziato sei anni fa un percorso che mi ha permesso di essere oggi qui alla Reggiana. Ho fatto degli anni oscuri ma la gente mi ha apprezzato. Ho imparato anche a stare lontano dalla famiglia. Questa altra tappa alla Reggiana alzo il mio livello. Nessuno mi ha mai regalato niente. A volte ho preso la squadra in corsa e siamo arrivati all’obiettivo desiderato. Due anni fa il Renate mi ha dato la possibilità di costruire la squadra con le mie idee e i risultati si sono visti. Questo terzo anno che posso costruire, mi auguro di non sbagliare”.
I PARERI
“Non avevo bisogno di chiedere cosa mi aspettava ma ho sentito dirigenti che hanno vissuto a Reggio, ascoltato calciatori ex granata ma non avevo bisogno di molto. Mi sono fidato delle telefonate col direttore. Mi gioco tanto con la Reggiana”.
LE SCORIE
“Dobbiamo essere bravi a liberare la mente, cercare assieme, con il lavoro, la conoscenza e il rispetto, la strada maestra senza avere gabbie mentali. Un ostacolo che supereremo anche dopo sconfitta”.
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