“Meno schemi ma sfruttamento degli spazi, meno vincoli ma più responsabilità ai giocatori”
Il concetto di calcio di Aimo Diana è quello di sfruttare gli spazi, di responsabilizzare i giocatori”. Parole e musica sono di Marcello Possenti, difensore centrale del Renate, ex granata dato che ha militato nella Reggiana nella stagione 2013/14. “A Renate il mister ha avuto la possibilità di costruire una squadra in base alle sue idee di gioco che si sposano perfettamente con le caratteristiche dei giocatori. Non è un allenatore che pone dei vincoli alla squadra come possono essere allenatori che puntano molto sull’aspetto tattico. In settimana ci indica quali sono gli spazi dove la squadra avversaria è vulnerabile, poi una volta in campo spetta a noi riconoscere i momenti in cui dobbiamo sfruttare quegli spazi. Non siamo vincolati a schemi tattici, ma ci lascia un pò più liberi di prendere iniziative”.
Non ne fa una questione di modulo?
“A Renate abbiamo quasi sempre utilizzato il 3-4-2-1 o il 3-5-2 ma erano le caratteristiche dei giocatori a determinare queste scelte tattiche. Diciamo che ci “metteva l’abito” in base alle nostre caratteristiche”.
Diana ha parlato di un “calcio unico” di voler farsi apprezzare per ciò che è lui.
“Tutti gli allenatori che ho avuto erano più tattici e schematici e volevamo darci soluzioni in base alla loro idea di calcio, abbastanza codificate. Il “nuovo corso” di Diana è il concetto di responsabilizzare di più i giocatori, lasciarli più liberi nelle scelte. A Renate ci è riuscito perché aveva una squadra adatta per farlo. Nei ruoli chiave c’erano giocatori che hanno saputo interpretare la sua filosofia”.
Il mister ha rimarcato che essendo un allenatore giovane parla la “lingua”dei giocatori, sa interpretare il mondo social ma con voi che rapporto aveva?
“Premetto che io non sono social, il mister aveva un rapporto con noi molto schietto. Ma va anche detto che siamo stati un gruppo solido, dove non sono mai emerse problematiche particolari”.
Ha affermato che non tratterà tutti i giocatori allo stesso modo.
“Penso sia normale. Quando sei chiamato a fare delle scelte c’è chi è soddisfatto e chi meno. A chi viene permesso qualcosa in più rispetto ad altri. Poi sono i risultati che rendono fondamentale l’armonia del gruppo”.
Un allenatore deve essere credibile agli occhi della squadra ma questa sua credibilità è figlia del suo passato?
“Nel percorso che ho fatto con Diana, iniziato due anni fa, sono stati i risultati a fornire questi postivi riscontri. Più passavano le partite e più vedevamo che quello che ci proponeva dava i frutti sperati e cosi’ aumentava la sua credibilità. Un allenatore si rispetta per il suo passato ma per i giocato conta il presente”.
Si può dire che Diana propone un calcio offensivo, che punta a segnare un gol più degli avversari?
“Un gol più degli altri non è la definizione giusta. Noi siamo stati una squadra che creava molte opportunità per andare in gol, poi ci sono state partite in gol cui facevi un più degli altri e altre che hai vinto perché non hai preso gol. Nel corso di un campionato ci sono diversi periodi in cui hai facilità nell’andare in gol ed altri in cui fai più fatica. Diciamo che il Renate di Diana ha sempre proposto una grande mole di gioco”.
Conoscendo la realtà di Reggio Emilia pensa sia arrivato il momento giusto per questo approdo alla Reggiana?
“Questo non lo so, di sicuro se l’è meritato. Penso che sia giusto che il mister si misuri con Reggio Emilia, un ambiente certamente diverso rispetto a Renate. Non penso, però, che la pressione della piazza sia un problema per lui, anche perché da calciatore ha maturato una grande esperienza. Conosco la realtà di Reggio e so la passione dei tifosi, poi è normale che molto dipenderà dall’impatto sul campionato. Se nei primi mesi fai fatica le cose complicano. I risultati danno più o meno serenità a tutto l’ambiente. Ma a livello generale non è la pressione che lo preoccupa”.
E il rapporto con i tifosi come lo gestisce?
“A Renate i tifosi pochi. Posso dire che a noi ha sempre insegnato a non lamentarsi, a essere consci e soddisfatti del percorso fatto. Non è un allenatore che si piange addosso”.
A Renate è riuscito a costruire la squadra come voleva, riuscirà anche alla Reggiana?
“Penso per qualsiasi allenatore sia fondamentale iniziare un progetto di calcio in base alle proprie idee. In serie C la difficoltà sta proprio nel scegliere i giocatori congeniali alle tue idee di gioco”.
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