E’ il ritratto del bravo ragazzo: umile ma tenace, riservato ma divertente, modesto ma di grandi prospettive. Nella Reggiana farà grandi cose
Lorenzo Libutti è stato il primo ospite della prima puntata di To Be Reggiana in onda su Telereggio condotta per l’occasione (in attesa del rientro di Margherita Grassi) dal direttore Mattia Mariani.
Libutti, com’è stato vincere la partita d’esordio?
“Importante perché iniziare bene la stagione è fondamentale e poi vincere ritrovando il nostro pubblico ancora più esaltante”.
Siete già in forma campionato?
“Abbiamo migliorato notevolmente rispetto al pre-campionato e siamo a buon punto anche se dobbiamo ancora trovare un perfetto stato di forma ma ci stiamo lavorando”.
Tre punti col Montevarchi erano scontati?
“In settimana il mister Diana ci ha fatto vedere le caratteristiche e le qualità del Montevarchi: una squadra che si è dimostrata aggressiva, organizzata, compatta che non ti lasciava respirare. Sapevamo che giocando al Città del Tricolore si sarebbe esaltato per cui siamo stati bravi a governare la partita e soprattutto a vincere”.
Incombe il derby col Modena.
“Siamo coscienti dell’importanza di questa partita anche se è solo alla seconda giornata di campionato, però facciamo di tutto per prepararci a questo appuntamento con attenzione ma anche con la necessaria serenità per evitare inutili tensioni”.
Siete consapevoli di essere una Reggiana che vuole puntare alla serie B?
“Il gruppo è di altissimo valore perchè ci sono effettivamente 24 titolari”.
Zamparo in gol alla prima giornata, è un segno del destino che ci porta a pensare che sia il suo anno?
“Siamo tutti felicissimi per Luca perché ci tiene tanto alla Reggiana e soffre quando non riesce in ciò che vorrebbe fare. E’ un attaccante importante per la categoria e iniziare bene per un bomber aiuta molto”.
In effetti ci sono almeno due giocatori per ogni ruolo.
“Per essere competitivi, in un campionato lungo e difficile, è necessario avere una rosa ampia e se poi sono tutti titolari, è un bene”.
Ha già vinto il derby e il campionato, quindi non le resta che ripetersi.
“Due anni fa è stato bellissimo festeggiare il gol sotto la curva dove c’erano i nostri tifosi e soprattutto ritrovarli al nostro rientro in città. La conquista della serie B è stato un risultato che è rimasto nei nostri cuori anche se la retrocessione dello scorso anno l’ha oscurata, sono ricordi che porterò dentro per tutta la vita”.
Ci sono differenze tra Alvini e Diana?
“A livello tattico diciamo che entrambi applicano lo stesso modulo ma con concetti diversi perché Diana ci chiede di giocare in avanti andando ad occupare gli spazi. Alvini giocava un calcio più basato sui duelli individuali”.
E fuori dal campo?
“Alvini era certamente più pressante mentre Diana preferisce stemperare la tensione”.
La Reggiana è certamene una squadra matura, esperta e di personalità. Può essere un problema?
“Io noto tanta professionalità nel modo di allenarsi e di prepararsi alla partita ma anche nella cura dei particolari sia in campo che fuori”.
C’è però concorrenza per una maglia da titolare.
“Noi siamo la Reggiana ed è normale che una società ambiziosa abbia allestito un organico all’altezza delle proprie aspettative. E poi con i cinque cambi si gioca effettivamente in sedici per cui siamo tutti titolari nel vero senso della parola”.
Varone ha usato parole dolci per lei.
“Abbiamo avuto un rapporto splendido e di amicizia vera anche perché quando rimaneva a Reggio anziché tornare a Bologna alloggiava a casa mia, quindi abbiamo un rapporto che va oltre il calcio. E’ stato una persona importante nella mia vita”.
Ma chi è il suo punto di riferimento?
“Espeche perché nonostante non fosse più un ragazzino è un professionista straordinario, dentro e fuori il rettangolo di gioco. Mi ha insegnato con l’esempio la dedizione a questo lavoro che è la nostra passione”.
Vive in centro?
“Si’ ho trovato un appartamento vicino al Centro storico e ci vivo benissimo”.
Reggio Emilia le piace?
“E’ una città stupenda in tutto: per la familiarità dei reggiani, la vivibilità, la passione dei reggiani che privilegia sempre l’aspetto positivo e l’incoraggiamento, i servizi”.
Il gol a Venezia rimarrà nella storia del calcio granata ma anche nel suo album dei ricordi?
“Devo migliorare molto nella fase offensiva per cui realizzare un gol in serie B e in quel modo, certamente me lo ricorderò per tutta la vita. Ho calciato d’istinto altrimenti forse non avrei fatto quel gol”.
Le manca la serie B?
“Quando leggevo che ero stato ceduto all’Ascoli mi sono spaventato, non amo molto i cambiamenti. Preferisco tornare in serie B con la Reggiana anche per ripagare i tifosi di ciò che non hanno potuto godere lo scorso anno”.
Ama giocare a destra o sinistra?
“Solitamente gioco a destra e solo quest’anno in qualche allenamento ho provato a giocare sulla fascia sinistra”.
Difensore o centrocampista?
“Diciamo che curo più la fase difensiva ma devo migliorare molto la fase d’attacco soprattutto nell’assist ai compagni”.
E’ in scadenza di contratto, è pronto a rinnovare?
“Quando la società lo riterrà opportuno ci metteremo a sedere per trovare l’accordo per il rinnovo. Da parte mia non ci sono problemi”.
E poi ha la promessa del presidente Salerno.
“E’ vero, però è giusto che entrambi siamo convinti di fare questa scelta, quindi se la società è dell’idea di rinnovare sono pronti a firmare il rinnovo”.
Come si prepara al derby?
“Solitamente inizio a pensarci qualche giorno prima, cercando di immedesimarmi nella partita, nelle situazioni di gioco che mi chiede l’allenatore. La vigilia del match sicuramente dormirò poco o niente perché la tensione sale a mille. Poi quando ci apprestiamo alla partita, anche con l’aiuto della musica cerco di stemperare la tensione per privilegiare la concentrazione sulle cose da fare in campo”.
E’ in lizza per la fascia da capitano?
“Ci mancherebbe: c’è Paolo Rozzio che è un punto di riferimento per tutti noi, dentro e fuori il rettangolo di gioco. Con lui la fascia di capitano è in buone mani come lo era on Alessandro Spanò”.
Sono arrivati tanti giocatori che hanno giocato in serie A e in serie B.
“Questo ha elevato il nostro livello negli allenamenti e la nostra personale conoscenza. Da questi compagni di squadra c’è tanto da imparare”.
Per molti compagni di squadra è stato il debutto al Città del Tricolore, cosa hanno detto?
“In tutti noi c’era il desiderio di ritrovare il popolo granata. Io ho avuto la fortuna di conoscere la passione dei nostri tifosi ma molti dei miei compagni, anche chi ha alle spalle tanti campionati, sono rimasti entusiasmati dal calore e dalla loro passione. Negli spogliatoi c’era concentrazione ma anche il desiderio di scendere in campo per giocare davanti al pubblico. E’ elettrizzante”.
E’ stato bello anche a fine partita vedere tanti giocatori in campo con i loro figli.
“Si è creato in questi anni un gruppo molto affiatato e unito tanto che a volte dispiace quando un compagno di squadra ci lascia per altre destinazioni. Non mi era mai capitato di giocare in un ambiente cosi’ compatto e certamente una promozione ci ha ancora più unito”.
La partita di Ascoli è stato l’inizio del calvario?
“Diciamo che in quella partita avevamo già i sintomi del virus che poi si è diffuso poco poco. Certamente il Covid e le varie vicissitudini ci hanno steso ma soprattutto i tanti infortuni che hanno debellato il gruppo”.
Ciò che quest’anno non sta succedendo.
“Il preparatore atletico Esteban Anitua ha puntato molto sulla prevenzione tanto che ogni mattina, seppur in modo facoltativo, ci ritroviamo alla palestra Eden per allenamenti proprio tesi a prevenire gli infortuni di carattere muscolare. Per il momento sta funzionando”.
Avete fatto una preparazione dura?
“E’ stata molto intensa e finalizzata alla prevenzione. Abbiamo lavorato tanto ma bene, anche con grande armonia”.
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