Dal mister Diana, ai giocatori, alla società, ai tifosi sono stati i protagonisti di una stagione meravigliosa e solo un episodio ha negato ai granata la possibilità ci centrare la promozione in B ma ci possiamo rifare ai play off
L’ho scritto quando la serie B sembrava alla nostra portata, lo ripeto ora a mente fredda, con il Modena che festeggia la promozione: dobbiamo essere orgogliosi di questa Reggiana, dallo staff tecnico, ai giocatori, alla società a tutto l’ambiente che ha accompagnato questa splendida cavalcata dei granata. A questa Reggiana, non solo non c’è nulla da rimproverare ma occorre tributare un grande applauso perché ci ha fatto vivere una stagione indimenticabile e che rimarrà, ne sono convinto, nel cuore dei reggiani a prescindere dal risultato dei play off.
“Io mi sono divertito a veder giocare la Reggiana”. Chi oggi a livello di calcio italiano lo può affermare? Certo, puoi dire mi sono divertito a vedere la mia squadra vincere ma non è la stessa cosa. La Reggiana ha giocato un calcio stratosferico per la serie C e ha vinto tanto: 25 partite, 11 pareggi e due sole sconfitte, 72 gol realizzati di cui 18 del capocannoniere Zamparo. Vogliamo andare a rivisitare il film del campionato? Troveremo delle partite stupende, delle giocate sublime, dei gol da incorniciare. Non ci siamo fatto mancare niente, per questo motivo, con onestà, devo dire bravi a questi giocatori. Anche per il comportamento e lo stile che hanno saputo tenere: mai una polemica, una parola fuori posto, mai un’intervista sbagliata, un accenno a interessi personali, ai famosi mal di pancia che pure ci possono essere stati ma non sono mai affiorati. Un comportamento da grandi professionisti e questo va loro merito perché non è facile quando sei un giocatore forte e che potresti giocare titolare in qualsiasi squadra e invece ogni volta sei chiamato a giocarci il posto e a volte o spesso resti in panchina o ti ritagli un piccolo spazio. Un gruppo vero. Anche questo sarà ricordato.
Impossibile non spendere due parole sul condottiero Aimo Diana. Prima di tutto un uomo e un allenatore vero. E’ merce rara in questo mondo dove tutti dicono frasi di conveniente, dove gli allenatori “allenano” l’ambiente o si preparano per esternare ciò che interessa e non ciò che pensano. Diana è stato sincero e onesto nella buona e nella cattiva (poche volte) sorte. Non si è mai sottratto a nessun argomento anche delicato, scabroso o poco conveniente. Mai banali le sue risposte. I dialoghi a “taccuini chiusi” sono sempre stato affascinanti ma ciò che mi ha sempre stupito sono due aspetti: la sua umiltà e la capacità di mettersi sempre in discussione. Non bisogna mai dimenticare che Aimo Diana è stato un giocatore importante in serie A, ha rischiato di andare al Mondiale e vincerlo e ha avuto grandi allenatori eppure si è sempre presentato con chi ha tutto da imparare. Si è confrontato con i giornalisti e con i giocatori per quello che è ottenendo in cambio una considerazione che è fondamentale nel mondo del calcio: la credibilità.
Giudicare Aimo Diana da allenatore è facile perché la sua Reggiana ha giocato il più bel calcio, non solo degli ultimi venti e passa anni granata ma a detta degli addetti ai lavori di tutta la serie C. Per questo mi aspetto che i suoi colleghi gli assegnino la Panchina d’oro a prescindere se vincerà o meno i play off. Se l’è meritata mostrando un calcio diverso rispetto al solito. Una Reggiana che gioca all’attacco pur avendo la seconda miglior difesa del girone. Una squadra che privilegia il concetto del divertimento rispetto al risultato. Non è stato, per ora, un vincente ma se mille tifosi sono andati a Teramo e nessuno allo stadio ha mai avuto la voglia di fischiare o di criticare è perché questa Reggiana ha rapito il cuore dei tifosi. Quante sono le squadre che nei 103 anni di vita ricordiamo? Non so quante ma di sicuro la Reggiana di Aimo Diana sarà per sempre ricordata.
Concludo sul mister ricordando un altro aspetto che gli fa onore: quando ha sbagliato, pochissime volte a mio avviso, l’ha sempre ammesso e ha avuto l’onestà di tornare sui suoi passi. Vale per le scelte di formazione come per altri piccoli particolari. Ma in generale ha gestito un gruppo importante con la credibilità che gli stessi giocatori gli hanno riconosciuto.
Un pensiero lo vorrei dedicare alla società e in particolar modo al presidente Carmelo Salerno perché penso non sia facile per lui vivere questo momento per gli aspetti che sappiamo benissimo legati al suo passato e al suo presente da modenese. Vorrei ricordare, senza fare torto agli altri soci, la sensibilità manifestata nei confronti delle donne, dei giovani, delle persone fragili, dei tifosi in genere. Alcune iniziative mi hanno colpito: i cioccolatini per la festa di San Valentino, le mimose per la festa delle donne, tutta l’attività fatta per le scuole calcio e tanto altro.
Chi mette anche un solo euro in una società di calcio merita di essere apprezzato e applaudito perché non basta la passione e l’affetto per la Reggiana ma servono anche risorse e questo vale per tutti i soci che oggi soffriranno per la mancata promozione. I tifosi mettono amore e passione ma ricordatevi sempre che i soci granata mettono anche una parte delle loro risorse per il bene della Reggiana e per farci divertire.
Non ho citato Romano Amadei perché so già che in questo momento lui pensa già a vincere i play off. Romano pensa sempre positivo e sarà il primo a stimolare gli amici soci e la squadra. Amadei ha fatto la storia del Modena, mi auguro che riesca anche a scrivere un pezzo importante di storia del calcio granata.
In questo mio lungo commento, che nessuno avrà la voglia di leggere fino alla fine, vorrei concludere con i tifosi. Mai, dico mai, ho visto una simbiosi cosi’ stretta tra tifosi e squadra. E’ stato veramente incredibile assistere alle partite al Città del Tricolore e vedere con quanta passione e amore hanno poi intrapreso le trasferte. Non dimenticherò mai il boato che ha accolto la squadra al ritorno in campo dopo il primo tempo contro l’Entella. Cosi’ come è stato stupenda la cornice di passione in occasione del Derby ma più in generale avvertivi nel popolo granata la soddisfazione di veder giocare la Reggiana. E’ stato veramente incredibile e unico. Non c’è mai stata una partita in cui a fine primo tempo si è alzato un commento di disappunto, men che meno i fischi. Non ho ricordi in tale senso mentre ho sempre visto i tifosi tributare un grande applauso finale anche quando la squadra non ha vinto, per esempio contro la Viterbese in una partita così strampalata. E non parlo dei tifosi che vanno in trasferta perché loro sono “lo zoccolo duro” del tifo, quelli che c’erano anche quando la Reggiana era penosamente sull’orlo di sparire, di essere inghiottita dal Sassuolo, anzi dobbiamo a loro se oggi la Reggiana ha questa dignità. Chi va in trasferta ha principi che spaziano dal viaggio gastronomico con gli amici, al concetto di “esserci” ma la magia io l’ho vista quando al Città del Tricolore si sono ritrovati quattro o cinquemila spettatori. La gioia negli occhi dei ragazzini, delle donne e dei papà. Questo è stato un anno stupendo. So che mi direte gli incidenti di Lucca ma questo è un “contesto” che come è stato detto “non vogliono giudicare o essere giudicati, è un modo di vivere” ma se ricordiamo questi tafferugli è giusto anche rimarcare la solidarietà e gli aiuti che gli ultrà fanno ogni giorno oppure ogni volta che sono chiamati in causa. Vi dico che prima di giudicare bisogno conoscere a fondo e caso mai fare delle distinzioni. Chiusa parentesi.
L’ultimo pensiero è per il Modena. C’è chi mi ha scritto: non meritano i miei complimenti perché sono stati fortunati e protetti. Può essere vero ma come ha detto Diana “la fortuna è dei vincenti” e indubbiamente il Modena è stato fortunato negli episodi e nelle direzioni arbitrali ma va dato atto che non ha mollato quando si è trovato in ritardo di otto punti e anche quando ha sbandato è sempre riuscito a saltarci fuori. Per questo motivo, pur affermando che la Reggiana è stata migliore rispetto al Modena, è giusto o forse doveroso tributare loro i complimenti per la vittoria del campionato. Certo, arrivata per un colpo di…Gagno ma è anche vero che se questo campionato rimarrà nella nostra memoria calcistica sarà proprio per questo Derby lungo 38 giornate.
E adesso?
Adesso proviamo a scrivere un altro capitolo, cerchiamo di rivivere le emozioni di due anni fa ma questa volta al cospetto del popolo granata. Ho impresso nella mente la festa finale del Modena e il mio desiderio è di rivedere le stesse scene il 12 giugno in occasione della partita di ritorno della finale play off.
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