La nostra rubrica “cosa ricordi di Reggio Emilia”
“Basta dire “Speedy pizza” e tutti i tifosi granata sanno di chi stiamo parlando. Max Esposito ha giocato nella Reggiana in due stagioni, dal 1993 al 1995 e pur avendo giocato 59 partite e segnato 9 gol rimane nell’immaginario collettivo il suo gol al Milan che ha sancito la salvezza in serie A. Sono passati quasi trent’anni dalla sua avventura alla Reggiana ma è come se fosse ieri. “Ero giovane, avevo poco più di 21 anni – ricorda Max Esposito – venivo da Catanzaro e quindi potete immaginare qual ‘è stato il salto ritrovandomi a Reggio Emilia”.
Cosa ricordi di quegli anni a Reggio Emilia?
“Le ragazze senza dubbio, perché le donne di Reggio sono speciali”.
Che ristoranti frequentavi?
“Come detto, ero giovane e come tutti i vivevo a Villa Granata dove ho trovato un ambiente familiare. Era come stare a casa, perché venivo coccolato. C’era una dieta alimentare ma spesso riuscivamo a eluderla perché c’era un cuoco straordinario, che poi ho ritrovato al Condor. Un altro locale storico dove spesso andavo. Mi ricordo che al ritorno da Milano, dopo aver festeggiato la salvezza con il mio gol, sono andato io Parlato e altri ragazzi proprio al Condor. I titolari erano tifosi granata”.
I giocatori hanno sempre esercitato un fascino particolare alle ragazze reggiane.
“Reggio è una città passionale in tutto. Non frequentavo molto i locali da ballo ma ce n’era uno in centro, l’Epsylon, che era molto ben frequentato e mi piaceva andarci soprattutto dopo la partita”.
Non facevi la vita mondana ma eri gettonato.
“Ciò che mi piaceva di più e che ricordo ancora con affetto erano i sabati pomeriggio a fare la “vasca” in via Emilia. Con Marchioro facevamo allenamento il sabato mattina, poi quando si giocava in casa, al Mirabello, non andavamo mai in ritiro e quindi avevo il pomeriggio libero. Era bello andare in centro, passeggiare per la via Emilia perché incontravi tanti tifosi che avevano sempre una parola d’incoraggiamento”.
Ti soffermavi in qualche negozio in particolare?
“Non ne ricordo molti ma Cimurri Sport, poi c’erano diversi negozi di abbigliamento come Biba e tanti altri. Il sabato pomeriggio la “vasca” era un rituale imprescindibile per i reggiani ed era bello viverlo con loro”.
Vista la tua folta chioma avevi anche un barbiere di fiducia?
“Non a Reggio, anche se c’erano molti tifosi che erano dei parrucchieri. Me ne ricordo uno in zona Mirabello ma quando tornano a casa, a Napoli, andavo da un mio amico. Un taglio di capelli mi bastava per un mese”.
Domanda scontata: che piatto preferivi?
“Quando potevo mi facevo delle scorpacciate di tortelli alla zucca, cappelletti, parmigiano reggiano, gnocco frutto, erbazzone. Mi piaceva soprattutto andare a metà settimana nei club granata perché era anche il pretesto per assaggiare le specialità gastronomiche del luogo. Erano serata speciale e cercavo sempre di essere nella lista degli invitati. Però decideva Pippo”.
Le auto sono ancora la sua passione?
“Assolutamente. E’ una passione che mi ha trasmesso mio nonno. Mi ricordo che a Reggio avevo una Polo ma andavo spesso nelle varie concessionarie di auto a Reggio per vedere gli ultimi modelli. Mi sono sempre piaciute le auto sportive anche se con lo stipendio della Reggiana non me le potevo permettere”.
Sono passati quasi trent’anni però i legami con Reggio sono indissolubili?
“Ho ancora diversi amici a Reggio Emilia. Non tanti ma con diversi mi sento spesso, anche perché adesso sono molto impegnato. Ma a breve voglio venire a Reggio e a salutare Aimo Diana con cui ho giocato a Brescia e Roberto Goretti che è stato mio compagno di squadra a Perugia. Prometto che vengo, magari contro l’Olbia”.
E adesso di cosa si occupa, dopo una buona esperienza da allenatore?
“Sono passato dalla nazionale di beach soccer, al Padova in qualità di vice in serie B e ora faccio parte della Polisportiva Sacra Famiglia. Una società che milita in Prima categoria ma io alleno la squadra allievi e curo la crescita dei ragazzi di tutto il settore giovanile. Dopo le esperienze con i grandi mi piace veder crescere e migliorarsi mese dopo mese i ragazzi che all’inizio avevano delle problematiche”.
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