La nostra rubrica “cosa ricordi di Reggio Emilia” parla Mirko Stefani

La nostra rubrica “cosa ricordi di Reggio Emilia” parla Mirko Stefani

Sono arrivato che ero un ragazzino e ho lasciato Reggio che ero un uomo. Una città che mi ha esaltato come giocatore e fatto crescere come uomo”

Quando chiudo gli occhi sono il bollito che mangiavo al ristorante Canossa”. Chi parla è Mirko Stefani, 161 partite in maglia granata e ben 24 gol. Un difensore che ha militato nella Reggiana per 5 stagioni, dal 2005 fino al 2010conquistando la promozione in serie C e poi i tre storici play off per accedere alla serie B. “Quando qualche amico mi viene a trovare – prosegue Mirko – mi porta sempre l’erbazzone e anche il gnocco fritto. A volte provo a cercarlo in qualche negozio ma non è mai la stessa cosa. A volte riesco ancora a mangiare i tortelli fatti in casa”.

Come hai vissuto i cinque anni a Reggio Emilia?

Alla grande. Sono arrivato che ero un ragazzino e ho lasciato Reggio che ero un uomo. Una città che mi ha esaltato come giocatore e fatto crescere come uomo”.

Dove viveva?

In un bellissimo appartamento in via Emilia, vicino al Fortino di Don Peppe”.

A due passi dai campi d’allenamento.

Potevo andarci in bicicletta anche se ho scoperto questa passione molto più avanti”.

Se pensi a Reggio Emilia qual è il luogo che ricordi con maggior affetto?

So che è sbagliato perché Reggio è molto di più ma nei miei ricordi piazza San Prospero è il cuore della città. Il motivo è perché in quella piazza abbiamo festeggiato con i tifosi la vittoria del campionato ed è stata una serata bellissima. E poi andavo spesso a mangiare da Prospero e con Giulio Bacicchi c’era un rapporto straordinario”.

Ha mantenuto delle amicizie a Reggio?

Con qualche ragazzo mi sento ancora e in particolar modo con Pasquale D’Angelo dato che c’è un rapporto anche con le famiglie e i nostri figli. E’ venuto anche a Pordenone a trovarmi”.

Sei mai tornato a Reggio?

Me lo ripeto spesso ma è fuori dai miei giri. Ma prima o poi voglio tornare per rivedere i luoghi dove sono stato alla grande”.

Anche lo stadio che oggi è un gioiellino?

Anche ai miei tempi il Giglio era uno spettacolo. Non posso dimenticare le coreografie dei tifosi in occasione delle partite dei play off. Erano da brividi”.

A Reggio vivevi da solo?

Al secondo anno in granata mi ha raggiunto la mia fidanzata Jessica che oggi è mia moglie”.

Anche lei si è trovata bene?

Ancora di più, anzi aveva trovato lavoro nel settore dell’arredamento. Lavorava in un negozio”.

Avete mai pensato di rimanere a vivere a Reggio?

In un primo momento questa era la nostra idea poi il mio percorso calcistico mi ha portato al Pordenone e avevamo due soluzioni: Reggio e Pordenone. Alla fine abbiamo scelto Pordenone ma Reggio è rimasta nel mio cuore”.

Per un periodo della tua vita hai gestito anche un ristorante?

Un pub ma è stata solo una parentesi, poi ho ripreso a giocare”.

Come la definiresti Reggio Emilia?

Una città certamente vivibile ma ciò che più mi ha sempre affascinato è che ti fa sentire un giocatore importante. Quando sei giovani e vivi d’emozioni, Reggio ti fa sentire invincibile e ho vissuto quei cinque anni con entusiasmo. In una definizione si può dire che “Reggio è il calcio” in tutto”.

Niente vita mondana?

Avevo 20 anni, quindi me la sono goduta anche sotto questo aspetto. Uscivo con Di Gennaro ma era impossibile starci dietro. Era irraggiungibile: biondo, capelli lunghi”.

I locali preferiti?

Il Sali&Tabacchi ma soprattutto il De Luxe di Lele che era il nostro punto di riferimento per l’aperitivo”.

Dopo aver appeso le scarpe al chiodo cosa fai?

Sono l’allenatore dell’Under 17 del Pordenone”.

I figli?

Mattia ha 10 anni e gioca nel Pordenone, poi c’è Gaia”.

Cosa vorresti dire ai tifosi granata?

Grazie di tutto e dato che siamo in tema: Buon Natale”

Wainer Magnani
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