Antonio Maschio ha indossato per cinque anni,dal gennaio 2006 al 2012, la maglia della Reggiana disputando 141 partite e ha realizzato 15 gol. In granata ha vinto un campionato di serie C2 e poi per tre anni è approdato ai play off sfiorando ripetutamente la serie B. Antonio si è fatto apprezzare in campo per la sua generosità ma soprattutto fuori dal campo è stato uno dei giocatori più amati dai reggiani. “Di Reggio Emilia – ricorda – mi piaceva la quotidianità. Vivevo con la famiglia e ogni volta che mi alzavo per andare all’allenamento o in giro per la città era una gioia. Mi sembrava di stare nel paese dei balocchi dal gran che stavo bene”.

In campo e fuori dal campo?

“Ho vissuto anni meravigliosi. Quando hai una famiglia la serenità non ha prezzo. La piazza di Reggio, sportivamente parlando, è unica perché ti fa sentire un giocatore importante e nello stesso tempo ti concede di vivere con serenità la tua vita. La società era perfetta e avevamo un grande gruppo di giocatori”.

Un napoletano che vive bene a Reggio?

“Stavo da papa veramente. Avevo tutto a portata di mano. Mi manca tanto Reggio Emilia”.

Dove avevi la residenza?

“Sono arrivato a gennaio e avevo preso casa a Rivalta, poi per gli altri quattro anni sono stato in centro. Abitavo dietro l’Esselunga e giravo la città in bicicletta. Che bello poter andare a fare spesa in bici o fare le passeggiate con la famiglia”.

Come definiresti Reggio Emilia?

“Una città per la famiglia. Proprio a misura di famiglia”.

Hai mantenuto delle amicizie?

“Come no. Mi sento spesso con Elena Bonacini e i suoi genitori, poi con Enza che era la mia padrona di casa. Ma l’elenco potrebbe essere lunghissimo perché, credimi, a Reggio sono stati bene e ho mantenuto sempre dei buoni rapporti con la gente di Reggio. Anche con i ragazzi con cui ho giocato: abbiamo un gruppo e spesso ci messaggiamo o ci sentiamo”.

Sei tornato qualche volta a Reggio?

“Adesso alleno e ho poco tempo ma mi sono ripromesso di venire per salutare gli amici e mangiare il gnocco fritto”.

A livello gastronomico ti è rimasto impresso?

“Mamma mia quanto ne mangiavo col prosciutto. Mia moglie ci ha provato a preparare il gnocco fritto ma onestamente non è lo stesso”.

Frequentavi alcuni ristoranti in particolare?

“Il mitico Condor e poi tanti ristoranti della zona e di Rivalta. Se penso ai tortelli verdi o di zucca mi viene ancora l’acquolina in bocca”.

I tuoi figli sono reggiani?

“Adesso ho quattro figli: Flavia che ha 19 anni e ai tempi della Reggiana ha frequentato per due anni la materna e poi la prima e seconda elementare. Ylenia è stata concepita a Reggio ma è nata a Napoli perché eravamo in luglio. Gabriele e Salvatore sono i due gemellini nati nel 2018. Diciamo che Ylenia è mezza reggiana mentre Flavia ha ancora tanti amici reggiani di quell’epoca che si sentono sui sociale. Flavia mi dice sempre “quando andiamo a Reggio” perché vuole rivedere gli amici d’infanzia di Rivalta. Ma anche mia moglie Luana ha conservato delle amicizie con le mamme che frequentavano la materna e la scuola elementare”.

E’ stato difficile separarsi da Reggio Emilia?

“Mia moglie Flavia mi dice sempre che dovevamo comprare casa a Reggio. Ci siamo stati vicini poi per una sciocchezza non l’abbiamo fatto. Peccato perché in effetti, oggi, potevamo vivere a Reggio Emilia”.

Mai dire mai.

“Dopo tanti anni ci eravamo abituati a vivere a Reggio. Con la mia famiglia i reggiani sono stati fantastici”.

Adesso fai l’allenatore?

“Alleno in serie D ma devo dire la verità, avevo chiesto anche di tornare a Reggio per allenare il settore giovanile. Sarebbe stato bello”.