“Ho vissuto in centro, proprio a due passi da piazza Prampolini e giravo la città in bicicletta o a piedi con tutta la famiglia. Reggio ha un centro storico molto bello, affascinante, pulito, in ordine e poterlo girare in bicicletta ti dà un senso di appagamento e di serenità incredibile”
A volte basta poco per innamorarsi di una città. E’ ciò che è accaduto a Giampaolo Calzi che alla Reggiana è arrivato nella stagione 2011/12 proveniente dalla Pro Patria, dove poi ha fatto ritorno. Ha vissuto a Reggio Emilia per solo un anno ma sufficiente per rapire il suo cuore. “Per la mia famiglia – ricorda – è stata una tappa fondamentale sia a livello di carriera ma soprattutto a livello umano e di qualità di vita. A Reggio siamo stati proprio bene”.
Cosa ti sei portato con te di Reggio?
“Ho vissuto in centro, proprio a due passi da piazza Prampolini e giravo la città in bicicletta o a piedi con tutta la famiglia. Reggio ha un centro storico molto bello, affascinante, pulito, in ordine e poterlo girare in bicicletta ti dà un senso di appagamento e di serenità incredibile. E quando non usavamo la bicicletta facevamo un giro in centro a piedi per le vie del centro storico ed era veramente piacevole”.
Cosa ti è rimasto impresso?
“Lo stadio. Non parlo del Giglio che per chi ha avuto la possibilità di giocarci è emozionante ma io impazzivo per il Mirabello. A volte, prima di andare ai campi per l’allenamento, passavo appositamente davanti al Mirabello immaginandomi com’era ai suoi tempi, con tutta la gente attorno alla rete. E’ uno stadio che mi ha sempre affascinato”.
Immagino che anche a livello gastronomico non ti sei fatto mancare niente.
“Mamma mia che bontà l’arbazzone e i tortelli di zucca. Ogni giorno era obbligatorio mangiare un pezzo d’erbazzone come spuntino. Andavo al bar Europa in modo abitudinario anche perché ci facevano sentire in famiglia. Ecco, devo dire che i reggiani hanno questo grande pregio: ti fanno subito sentire parte integrante della loro comunità”.
E i ristoranti?
“Con le famiglie di Alessi e Viapiana andavamo spesso a Rubiera, credo che il ristorante si chiamasse da Arnaldo. Ma giravamo spesso, anche perché ristorante che vai, a Reggio non sbagli mai e mangi bene”.
Hai mantenuto dei rapporti?
“Con alcuni ragazzi di quella Reggiana ci messaggiamo, poi Matteo Arati ed Eric Panizzi, che sono reggiani, c’è sempre stato un buon rapporto”.
Adesso qual è la tua attività?
“Assieme a mia moglie gestiamo un’agenzia immobiliare”.
Basta col calcio?
“Quest’anno ho iniziato a svolgere il ruolo di direttore sportivo nel Codogno, una società di Eccellenza”.
Niente allenatore ma direttore sportivo?
“Non mi ritrovo da allenatore, mentre a breve farò il corso per direttore sportivo per iniziare questa carriera. Mi piace tenermi aggiornato, andare a vedere le partire delle squadre Primavera. Diverse volte ho visto il ds granata Goretti. Mi piace pensare a come costruire una squadra più che ad allenarla”.
Apriamo una parentesi sulla Reggiana.
“Sono stato compagno di Davide Guglielmotti e ci terrei a salutarlo come lo stesso Kabashi che è cresciuto tanto. Lunedì ho visto la Reggiana a Cesena e devo fare i complimenti a mister Diana perché ha giocato bene e dominato. E’ un grande allenatore”.
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