La serie B sta ereditando tutte quelle che erano le problematiche e gli azzeccagarbugli della serie C
“Via da questa categoria” urlavano i tifosi granata stanchi della serie C. Pensavo realmente che la serie B avrebbe offerto alla Reggiana la possibilità di cimentarsi in un campionato importante, di grande immagine, serio, con regole, in stadi importanti, con il Var ad aiutare gli arbitri. In parte sarà così ma ritrovo le stesse problematiche vissute nell’inferno della serie C. La serie B sta ereditando tutte quelle che erano le problematiche e gli azzeccagarbugli della serie C.
Partiamo dai fatti: fino al 28 luglio non sapremo da chi è composto il campionato, se sarà ripescato il Brescia, come sembra, al posto della Reggina.
Fino al 29 agosto non sapremo se il Perugia o la Reggina o il Foggia avranno o meno vinto la loro battaglia legale.
Fino al 29 agosto quando si pronuncerà il Consiglio di Stato non sapremo se la serie B sarà a 20, 21 o 22 squadre.
E’ possibile o forse certo che martedì 11 luglio quando sarà compilato il calendario ci sarà una X al posto della ventesima squadra.
Fino al 29 agosto non sapremo se ci saranno quattro, cinque o sei retrocessioni.
E’ veramente un casino, diciamo la verità. Per non parlare poi delle conseguenze che la decisione del Consiglio Federale avrà in futuro. Da quando ha detto il presidente Gravina il concetto di “perentorietà” vale solo per gli aspetti economici e non per quelli infrastrutturali, vedi appunto lo stadio, perché coinvolge elementi non legati strettamente al club interessato. Fatemi capire: ho l’obbligo di pagare stipendi e contributi entro il 20 giugno ma posso non avere tutta la documentazione per la disponibilità dello stadio? Se passa questo principio occorrerà cambiare il concetto di “perentorietà” e sostituirlo con “a discrezione”.
Un altro elemento su cui nessuno ha riflettuto sono le parole che ha detto lo stesso Gravina: delle quattro neo promosse in serie B nessuna ha lo stadio a norma e molte società che sono in serie B giocano in deroga. Inoltre ha aggiunto che sulle 9 squadre promosse dalla serie D ben 5 non hanno lo stadio idoneo. Nessuno ha preso in esame questo particolare ma mi chiedo: ma di cosa stiamo parlando, di quale campionato di eccellenza vogliamo discutere?
Premesso che è vero in parte, perché la Reggiana non ha lo stadio ma gioca nell’impianto della sua città a differenza del Lecco che andrà a Padova, della Feralpisalò che giocherà a Piacenza e del Catanzaro che emigrerà a Lecce ma vi rendete conto che c’è qualcosa che non funziona. Dobbiamo tornare a porci la domanda: è giusto vietare a una squadra promossa di non giocare nel suo stadio se non è a norma o non conviene cancellare tutto questo e liberalizzare la società da questi vincoli oppure negare alla società la categoria conquistata sul campo se non ha la struttura adeguata. Continuare a vivere in deroga porta a queste conseguenze: tre neo promosse senza uno stadio adeguato e una, la Reggiana, che gioca in affitto nel suo stadio. Per non parlare di chi continua a giocare in deroga perché la serie B si porta appresso le storture della serie C. Una serie C che sta diventando sempre più un torneo spaccato a metà: da una parte un gruppo di nobili decadute e dall’altra delle società che per strutture, blasone, bacino d’utenti e potenzialità economiche sono dei semiprofessionisti. E’ inutile mettere la testa sotto la sabbia: è così. Basterebbe andare a vedere la storia di molti club, le loro origini dilettantistiche e dove erano fino a pochi anni fa. Ma scusate, l’Alcione Milano o il Sestri Levante come possono pensare di militare in un campionato professionistico? Non voglio discriminare nessuno ma l’esempio del Brescello ci deve insegnare qualcosa. La Feralpisalò, tanto per citare una squadra che è in serie B, quando il patron Pasini smetterà di finanziarla tornerà nel suo alveo e lo stesso per tante squadre di serie C che oggi hanno il loro habitat nei professionisti ma hanno un passato da dilettanti. Ma pensavo in serie B di non dovermi più occupare di questi aspetti e invece sono ancora alle prese con le solite problematiche.
Ultimo argomento che sarà importante per il futuro: se il progetto della Reggina, legittimo perché utilizza una legge dello Stato, sarà accettato vale a dire raggiungere un accordo stralcio per pagare solo una piccola percentuale dei debiti che si hanno con Inps e Stato cosa succederà? Le società sportive potranno comportarsi allo stesso modo con i debiti pregressi? Pensate alle società, anche di serie A che sono indebitate se attuassero questo percorso cosa potrebbe accadere: raggiungono un accordo con un Tribunale e pagano il 5% del debito nei confronti di Inps e Stato, si sgravano del fardello e possono continuare a fare calcio. E’ ciò che succede nella nostra realtà imprenditoriale ma il calcio si era dato altre regole e strumenti. La Covisoc serviva a questo, le penalizzazioni erano la conseguenza di chi non pagava e la non iscrizione al campionato la spada di Damocle.
Mi chiedo: ma se la Reggina avesse pagato quei 700mila euro stabiliti dal Tribunale di Reggio Calabria entro il 20 giugno sarebbe stata regolarmente iscritta? Penso di sì anche se Gravina ha detto che quell’accordo con il Tribunale ha visto il ricorso di Inps ed Equitalia. Penso anche che la Reggina quando si rivolgerà al Consiglio di Stato vedrà riconosciute le sue ragioni perchè non credo che un giudice dello Stato sconfessi un altro giudice di suo pari livello su una legge dello Stato. Ne vedremo delle belle.
Mi verrebbe da dire “via da questa categoria” e non sarebbe male pensare alla serie A ma temo che il tumore si sia esteso a tutto il calcio italiano.
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