Davide è cambiato nella gestione del suo approccio e gestione della partita. Riesce ad estraniarsi da tutto il contesto e riflettere sulle mosse da compiere e su come aiutare la squadra
E’ vero, si fa presto a fare dei raffronti, a trovare delle similitudini. Sarà perché Davide Dionigi come Carlo Ancelotti è un Testa Quedra e sa parlare ai reggiani o sarà anche per il modo di proporsi: diretto, sincero, umile ma anche pacato, determinato ma mai sopra le righe.
Davide Dionigi, forse rispetto al suo passato, oggi è realmente un leader calmo. Basta osservarlo nella gestione della partita, in piedi davanti alla sua panchina: braccia conserte, silenzioso, riflessivo. Sembra quasi fuori dal contesto della partita, concentrato solo su come i suoi uomini si stanno muovendo sul rettangolo di gioco e sulle mosse da compiere per aiutare la squadra. Legge la tattica, la studia nel corso dei minuti che scorrono. Certo, a volte si agita, soprattutto per alcune decisioni arbitrali ma sempre in modo educato. Tutto quello che avviene attorno a lui passa in secondo piano, non arriva alle sue orecchie. E’ come se il suo obiettivo mentale sia solo concentrato su ciò che avviene sul rettangolo di gioco. Probabilmente ripassa ciò che assieme allo staff avevano preparato, osserva se le indicazioni vengono rispettate e caso mai cerca i correttivi. Le famose “contrarie alle contrarie”. Non si agita per cercare di dare indicazioni ai giocatori perché i suoi uomini sanno già come muoversi in campo, non agita le braccia come una marionetta perché sa, forte della sua esperienza da giocatore, che così non fa altro che innervosire chi si è in campo, soprattutto se sono dei ragazzi giovani.
Quando gli è stato fatto notare questo particolare ha ammesso: gli anni in panchina ti insegnano a gestirti meglio la partita e il tuo comportamento. Capisci qual è il tuo ruolo e in che modo puoi fare il bene della tua squadra.
Davide ammette che non è sempre stato così nelle sue esperienze passate, anzi. Era indicato come un allenatore fumantino, difficile da gestire, esplosivo. L’esatto contrario di ciò che Reggio Emilia ha visto e ammirato.
Oggi si può parlare di un leader calmo, come il suo illustre collega Carlo Ancelotti.
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