Reggiana Forever – Paolo Mandelli: “I granata devono puntare sulla loro organizzazione di gioco”

Reggiana Forever – Paolo Mandelli: “I granata devono puntare sulla loro organizzazione di gioco”

Paolo Mandelli ha indossato la maglia della Reggiana nella stagione 1989/90 in serie B: 29 partite ma nessun gol. Una cosa strana per un attaccante del suo valore tanto che l’anno dopo col Monza ha segnato 16 gol in due stagioni vincendo anche la serie B per poi approdare nel famoso Foggia di Zemanlandia.

Oggi è allenatore della Primavera del Chievo Verona e domenica seguirà con interesse Reggiana-Monza.Mandelli come si può inquadrare il Monza?

“Potenzialmente ha qualcosa in più rispetto alla Reggiana ma per vari motivi , vedi Covid o infortuni, non ha ammazzato il campionato come ci si poteva aspettare anche se le qualità ci sono ma anche le difficoltà. E’ logico che la Reggiana dovrà essere brava concedere poco al Monza”.

Una squadra che ha forti Individualità?

“Basta scorrere la rosa per capire che siamo al cospetto di un organico di categoria superiore e in particolare con attaccanti che se sono in giornata la possono vincere da soli”.

Come può la Reggiana fronteggiare questa corazzata?

“Deve cercare attraverso la sua organizzazione di gioco di mettere in difficoltà il Monza. Sono anche convinto che in questo momento l’aspetto fisico è importante perché le difficoltà ti costringono a variabili nel lavoro quotidiano che alla domenica incidono. Sono fattori che condizionano a prescindere dal valore dei singoli. Per questo sono convinto che la squadra che riuscirà a gestire al meglio queste situazioni anche a livello psicologico potrà prevalere”.

La Reggiana paga anche l’assenza del pubblico allo stadio.

“Non c’è dubbio che la mancanza dei tifosi penalizza la Reggiana: aver ritrovato la serie B dopo tanti anni ha certamente ricreato quell’entusiasmo e quella spinta che Reggio sa offrire alla squadra. Tutto questo si può trasformare in punti, anche perché oltre a vincere la squadra gioca bene e diverte. Detto questo però non bisogna che sia un alibi perché altrimenti è un boomerang. I giocatori devono essere bravi a non pensare a questi aspetti ma stare concentrati sulla partita”.

Veniamo alla sua esperienza al Monza.

“Dopo la stagione alla Reggiana sono stato chiamato al Monza dal ds Giuliano Terraneo, mio ex compagno di squadra e il primo anno è stato discreto, poi il secondo abbiamo vinto la serie B ma soprattutto per me è stata l’occasione del rilancio perché poi sono andato al Foggia di Zeman, in serie A. Un Monza che aveva giocatori forti come Robbiati, Massimo Brambilla e Di Biagio”.

Cosa le è rimasto dell’esperienza a Reggio Emilia?

“Non mi dimenticherò mai il fascino del Mirabello. E’ uno stadio che ti lascia qualcosa dentro, soprattutto adesso vedendo gli stadi vuoti e ripensando all’entusiasmo che si respirava al Mirabello. Per un giocatore era un piacere scendere in quel catino. La mia stagione alla Reggiana non è stata esaltante ed è un mio rimpianto per ciò che volevo, potevo e speravo di dare alla causa granata. La tifoseria granata se lo meritava”.

Come giudica questo campionato di serie B?

“Decisamente di un livello superiore, quasi una serie A2”

Un torneo diviso in due tronconi?

“Per ora è questo che dice la classifica con squadre che non si pensava fossero in testa, vedi Salernitana e altre che sono più staccate. Lo stesso Chievo in due partite si è ritrovato da ipotetico primo in classifica al settimo posto. Lo stesso vale per la coda dove squadre come Pescara e Cremonese hanno le potenzialità per essere protagoniste e invece sono in difficoltà. Ma la serie B è sempre un campionato che concede una possibilità a tutti perché bastano due, tre partite positive per scalare la classifica o viceversa per inguiarsi”.

E adesso?

“Sono al terzo anno alla guida della Primavera del Chievo Verona”.

Prosegue la sua esperienza a livello di settore giovanile: dopo Sassuolo il Chievo ma ha mai pensato ad allenare una prima squadra?

“Mai dire mai però vivo sempre anno dopo anno cercando di capire se ho le motivazioni per andare avanti. Per ora il ruolo di allenatore del settore giovanile mi gratifica, mi piace lavorare con i giovani. Un giorno forse mi metterò nell’ottica di allenare una prima squadra ma forse non avrò la possibilità ma per ora mi piace. Sono sempre lo stesso di prima, forse con la barba un po’ più bianca ma la stessa carica emotiva”.

Wainer Magnani
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