Troppe volte hanno prevalso gli interessi e le posizioni personali, screzi e diverse visioni che hanno rischiato di compromettere la salvezza
L’ANALISI (sesta parte) Il presidente Salerno nell’ultima conferenza stampa ha parlato dell’esigenza di avere una società con una gestione in modo verticale per poter essere operativi e responsabili rispetto alle deleghe assegnate dalla proprietà. Un principio corretto anche se messo in discussione dal vice presidente Cattani. Ed è proprio questo il tema che forse è sfuggito a chi frequenta solo lo stadio e poco i campi d’allenamento o i vari salotti ma ha provocato delle spaccature e uno stato di confusione. Troppe volte ci sono state delle interferenze di ruolo, delle intromissioni e dei sconfinamenti nella gestione della squadra. Questo non può essere la normalità perché in questo contesto di prevaricazioni e confusione i giocatori sono portati a cercare alibi, scuse, distrazioni e a disperdere le loro energie. Non importa se “si è chiamati” o se si è “cercato” di offrire il proprio contributo: non è così che si gestisce una società e una squadra di calcio. Ognuno deve fare il suo e risponderne ma soprattutto occorrono delle responsabilità precise e ben delineate. Guai scavalcarle. Sono principi che quest’anno la Reggiana non ha applicato. E’ poco simpatico fare degli esempi di ciò che è successo ma col passare delle settimane in tanti portano alla luce questi episodi. Devo ammettere che rispetto ad alcune situazioni, vedi screzi e confronti a muso duro, non me ne sono accorto perché in allenamento ho sempre visto un gruppo votato al lavoro, alla disciplina e pronto a seguire le indicazioni del mister. Non spetta però ai giornalisti fare da sentinella ma ad altri. In ogni caso è bene fare tesoro di tutto ciò che è successo all’interno e all’esterno del gruppo squadra per evitare che ciò si ripeta quest’anno.

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