La categoria, lo stadio, il centro sportivo, un bilancio sano, gli sponsor, i tanti tifosi e abbonati, il settore giovanile sono gli argomenti che messi sul tavolo possono offrire un futuro al club
Vi siete mai chiesti perché un imprenditore dovrebbe acquistare una squadra di calcio?
Non certamente per fare “affari” con la politica o le amministrazioni comunale, men che meno per avere un tornaconto economico dato che la parità di bilancio o l’autogestione è spesso un’utopia.
La maggiore motivazione è la passione per il calcio abbinata anche alla possibilità di entrare farsi conoscere con grande rapidità. Il calcio offre questa possibilità perché ha un grande impatto sugli sportivi, non solo quello che frequentano lo stadio. Poi si potrebbe disquisire sul fatto che la popolarità può essere positiva se arrivano i risultati o negativa in caso contrario. Essere presidente o proprietario di una squadra di calcio si passa con facilità dalle “stelle alle stalle” o viceversa.
Veniamo alla Reggiana. Se pensiamo al passato diciamo che per il famoso Quadriunvirato era una questione di “nobiltà” dato che i vari Visconti, Degola, Lari, Lombardini rappresentano la parte nobile della reggianità. Poi venne il periodo di Giovanni Vandelli che era stato considerato “uno straniero” perché veniva da Castellarano e per lui un motivo d’orgoglio e di vanto. Una specie di riscatto sociale. Sacchetti e soci ne avevano fatto una questione d’orgoglio: volevano essere loro la “nobiltà granata”. Franco Dal Cin era il sognatore e la Reggiana era il coronamento di un progetto che aveva sempre sognato. Chiarino Cimurri aveva un senso di riscatto nei confronti del basket ma anche un grande senso d’orgoglio. In quegli anni lo sport a Reggio era Cimurri e Reggio si specchiava in Chiarino. Per Ernesto Foglia era lo sbocco di una passione viscerale per il calcio. Nel passaggio tra il gruppo dei calabresi e Iniziativa Tricolore c’è un altro significato: sono alcuni dei più grandi imprenditori reggiani che a titolo personale assieme ad alcune cooperative vogliono dare una risposta alla città. Alessandro Barilli è stato il classico tifoso che mai aveva sperato di essere il presidente della Reggiana ma in virtù delle sue capacità aveva colto l’occasione al volo perché c’erano tutte le condizioni per gestire una società anche se in economica. Stefano Compagni è andato oltre: da tifoso della curva a presidente. E’ stato un grande atto d’amore. Mike Piazza l’ha fatto per le sue radici italiane, non certo per la notorietà. La Reggio Audace è nata per una richiesta di rinascita dettata dalla politica che è stato anche il tallone d’Achille vedi la chiamata di Marco Arturo Romano.
E Romano Amadei? La spinta è arrivata dalla volontà di rivincita nei confronti di Sghedoni che, pur con stile, lo aveva estromesso dal Modena. A Reggio Emilia ha trovato affetto e considerazione. Si è circondato degli amici, si è divertito e ha rispolverato il suo spirito di vincente.
Devo ammettere che in questi mesi sono stato contattato da diversi amici direttori sportivi che si erano detti interessati, per conto di loro amici finanziatori, ad acquistare la Reggiana e chiedevano a me com’era la situazione. Una telefonata esplorativa, un primo approccio. Poi non so se è andato oltre perché uno di questi amici è diventato direttore sportivo di un club di serie B, un altro fa l’opinionista, di altri due non ho notizie. Ma poco importa.
Ecco i fattori che ho messo sul tavolo per illustrare la reggiana sono le seguenti.
UN BILANCIO SANO.
La Reggiana, almeno stando ai numeri del bilancio 23/24 depositato in tribunale, dimostra di avere un indebitamento di 5 milioni a medio e lungo termine frutto di mutui e la rateizzazione delle imposte. Un indebitamento che deve essere considerato ottimale. Una società sana dato che tutti gli anni i tre soci granata hanno provveduto attraverso le sponsorizzazioni delle loro aziende o a titolo personale a coprire il deficit che lo scorso anno è stato di oltre 3 milioni a fronte di un costo complessivo del club di 18 milioni. Quest’anno sia il costo generale che il disavanzo sarà maggiore per la mancanza di una parte dei diritti tv e per l’aumento del monte ingaggi che viene stimato sui 12 milioni.
In ogni caso è un bilancio di una società sana e che il presidente Salerno ipotizzava di poter portare all’autofinanziamento in virtù di cessioni di giocatori che non ci sono state ma che potrebbero maturare nel tempo dato che Maggio, Portanova, Girma e Motta sono di proprietà della Reggiana e per Sersanti c’è un diritto di riscatto a 1,3 milioni di euro.
IL PARCO GIOCATORI.
Chi compra la società è interessato certamente al valore dei giocatori sotto contratto ma ancora di più al fatto se il portafoglio giocatori è leggero, se cioè non ci sono molti contratti pluriennali. In questa logica la Reggiana è in una situazione discreta. Sono dieci i giocatori che hanno il contratto (Meroni, Stulac, Portanova, Gondo, Sposito, Reinhart, Urso, Marras, Girma, Maggio) con Sampirisi, Brekalo e Vido che hanno delle formule per il rinnovo mentre gli altri sono in prestito (Ignacchiti, Sosa, Kumi, Vergara, Lucchesi) e tutti gli altri sono in scadenza. Per Sersanti c’è un diritto di riscatto per 1,3 milioni dalla Juventus. Lo stesso staff tecnico è tutto in scadenza.
LO STADIO.
I fondi di investimento sono certamente interessati per poter fare delle speculazioni commerciali con la costruzione o il restyling degli stadi. La Reggiana non ha questa possibilità dato che I Petali sono già di proprietà di un fondo, però la squadra gioca in uno degli stadi più belli e funzionali a livello italiano pagando un affitto di 400mila euro che comprende tutte le spese annesse e le opere di miglioria ordinaria e straordinaria. Per una società di serie B è un costo decisamente abbordabile. Lo stadio è funzionale in modo straordinario anche e soprattutto per il marketing dato che ha cartelloni pubblicitari non solo a bordo campo ma anche sugli spalti, due maxi schermo e poi 31 palchi che rendono dai 600 ai 900 mila euro. Sono palchi per sei persone che vengono ceduti con un costo dai 20 ai 30mila euro a stagione.
I TIFOSI SPONSOR.
E’ un’altra voce importante nel bilancio della Reggiana. Lo scorso anno la raccolta di sponsorizzazioni a bilancio è stata attestata sui 3 milioni di euro, mentre quest’anno potrebbe essere ancora di più. Ovviamente senza considerare le sponsorizzazioni dei tre soci. I tifosi-sponsor sono 220 e rappresentano un patrimonio straordinario per la Reggiana anche perché non strettamente legata alla categoria. Ovviamente in serie C ha un valore inferiore rispetto alla serie B.
IL PUBBLICO.
A bilancio rappresentano una voce importante. Lo scorso anno hanno prodotto incassi per circa 2 milioni di euro e altrettanto è previsto quest’anno tra abbonamenti e biglietteria. La media di presenze allo stadio è di 9.500 spettatori, ospiti compresi e la quota abbonamenti si è attestata sui 6.600/6.800. Numeri importanti per una società di serie B.
IL CENTRO SPORTIVO.
La Reggiana ha in gestione il centro sportivo di via Mogadiscio per 24 anni. Stiamo parlando di spogliatoi, campi di gioco e due palazzine. La Curia ha tutto l’interesse per non pagare Imu di allungare questa convenzione. E’ un’area dove è già esistente un ipotetico albergo, una sede, quadrature per bar ristorante, store, centro medico e tanto altro. Poi c’è la parte sportiva: sopra gli spogliatoi delle giovanili (che sono sei o sette) può venirci un convitto. Arriverà prima o poi anche un campo in sintetico, una tribuna e parcheggi. Il tutto in una zona nord di grande pregio e attrattiva. Non parlo solo dell’Arena spettacoli ma anche delle Reggiane che sono destinate ad accogliere imprese, progetti innovativi, società di rappresentanza com’è già in parte (vedi i vari Capannoni riadattati) con una viabilità che porta direttamente in centro o nei vari parcheggi.
IL SETTORE GIOVANILE.
Oggi è al centro di critiche per la mancanza di risultati ma per ridare slancio a un settore giovanile occorre tempo e iniziare dall’attività di base ebbene la Reggiana ha una forte peculiarità: il senso di appartenenza. Un concetto che coinvolge le famiglie dei ragazzi ma soprattutto è un biglietto da visita per le realtà cittadine e della Provincia. Non a caso il progetto Provincia Granata sta portando grandi benefici in termini di fidelizzazione. E’ un valore importante a prescindere dai risultati che sono destinati ad arrivare attraverso una buona organizzazione del vivaio e con strutture che oggi sono discrete ma che sono destinate a migliorare con il campo in sintetico. Oggi il vivaio granata ha spogliatoi adeguati, campi illuminati e una discreta organizzazione che può e deve migliorare. Sono oltre undici le squadre allestite dalla Reggiana, il che significa oltre duecento ragazzi senza dimenticare i vari staff tecnici, dirigenti, accompagnatori e tutto quanto gravita attorno a un settore giovanile.
LA CATEGORIA.
E’ abbastanza scontato e banale affermare che la serie B è un grande patrimonio per la città di Reggio Emilia ed è accattivante per chiunque si voglia avvicinare alla Reggiana. La categoria in questo caso fa certamente la differenza.
CONCLUSIONI.
Sono stato molto lungo e forse in pochi leggeranno questo articolo ma ho cercato di mettere tutta la mia conoscenza per spiegare perché la Reggiana può essere appetibile.
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