Il presidente Carmelo Salerno indica la soluzione: vietare di fare calcio a debito
Capisco che questo argomento non sarà interessante ma vorrei sottolineare questa notizia che è passata sotto traccia.
“La Figc ha deciso di rinviare a tempo indeterminato tutte le scadenze per i pagamenti di tasse e contributi – scrive Milano e Finanza – troppe squadre non sarebbero riusciti a saldarli. Il campionato 20/21 si era già concluso senza controlli: serie A e altri tornei erano andati avanti con deroghe, spalmando stipendi e strappando al governo una moratoria fiscale di qualche mese. La FIGC si era quindi imposta di mettersi in regola per le iscrizioni alla nuova stagione, sperando che la situazione si risolvesse. Cosa che, invece, non è avvenuta.
In teoria entro il 30 settembre la serie A avrebbe dovuto saldare le ritenute fiscali dallo scorso marzo a oggi, mezzo anno di tasse e contributi con tanto di penalizzazioni in classifica per chi non dovesse riuscirci. Per la serie B e serie C la scadenza sarebbe stata ancora più prossima, esattamente il 16 settembre.
Per venire incontro alle squadre, la federcalcio ha lanciato il nuovo salvagente, questa volta senza neanche fissare una nuova data come scadenza; se ne parlerà in tempi migliori. Nel frattempo, i club confidano in aperture ulteriori degli impianti, almeno per far poter lanciare la campagna abbonamenti, mentre Gravina continua a fare pressioni affinché il Governo intervenga con sussidi a favore del calcio e dello sport in generale”.
Ora direte voi: cosa ce ne frega? L’importante è che la Reggiana vinca.
Per rimanere nell’ambito calcistico andate a chiedere cosa ne pensa il Carpi che è stato cancellato per un ritardo nel pagamento di un’imposta oppure al Chievo, che è vero aveva milioni di debiti ma c’era un accordo di rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate oppure alle altre società che sono state escluse. Ma soprattutto chiedete al presidente Carmelo Salerno se è stato giusto che diverse squadre di serie B si siano potuto regolarmente iscrivere a dispetto della possibile riammissione della Reggiana?
Non voglio nemmeno soffermarmi sul fatto che imprenditori o commercianti sono vessati se non pagano in tempo tasse e contributi. Non è questo il punto perché considero il calcio uno delle aziende più importanti del nostro Paese.
Rimanendo nell’ambito calcistico questo è un provvedimento che conferma la debolezza del sistema calcio. Un’impresa che non riesce a garantire un equilibrio tra costi e ricavi e che fa un calcio a debito. Vi ricordate le parole del presidente Carmelo Salerno quando si era battuto per la riammissione della Reggiana nei confronti del sistema calcio? Il presidente granata disse: “Per moralizzare il calcio non serve la Covisoc ma semplicemente una regola che vieta di fare calcio in debito. I bilanci fateli controllare dalla Guardia di Finanza e in poco tempo sapremo che è in regola e chi no”.
Il principio è che al termine di ogni esercizio sportivo le società di calcio devono ripianare le perdite, se queste esistono. E’ un concetto molto semplice ma che viene sistematicamente disatteso. Non dalla Reggiana che a ogni fine gestione tira una riga e i soci azionisti mettono mano al portafoglio per ripianare il disavanzo di gestione.
Ecco il vero nocciolo del problema: la Figc con questo provvedimento ha generato società di serie A e di serie B penalizzando le realtà virtuose. Chi ha pagato regolarmente i contributi è stata penalizzata rispetto a chi ha usufruito di questa deroga ma caso mai si è permessa di ingaggiare giocatori per rafforzare l’organico e avere un vantaggio sportivo rispetto alle società virtuose da un punto di vista amministrativo. In pratica la Figc ha falsato la regolarità del campionato. Inutile tornare allo scorso anno, però, è evidente che chi come la Reggiana ha cercato di mantenere un equilibrio tra costi e ricavi per poter pagare tasse e contributi è stato penalizzato rispetto a chi è andato a debito e oggi si ritrova che può usufruire di questo provvedimento chiamiamolo “sposta tasse”.
Ovviamente la Figc ha pensato alla serie A, soprattutto ai grandi club come l’Inter non certamente alla Reggiana che in estate si è battuta per avere i documenti per riscontrare delle irregolarità che erano a conoscenza di tutti ma che tutti hanno voluto nascondere. Resta ancora lettera morta l’indiscrezione secondo cui c’era una discrepanza tra il numero di società irregolari e quelle che realmente il Consiglio federale ha escluso. La cosa grave è che il presidente Gravina ipotizza una riforma dei campionati professionistici utilizzando una formula astratta che sicuramente sarà bocciata quando basterebbe applicare le norme per fare una selezione tra le società che possono reggere la gestione e quelle che sono fuori controllo. Per sapere lo stato d’indebitamento delle società basterebbe pubblicare i rendiconto di bilancio ogni tre mesi oppure rendere noto gli importi che le società devono allo Stato sotto forma di tasse e contributi.
Nel frattempo è scoppiato un altro scandalo delle plusvalenze. Ma anche in questo caso è la scoperta dell’acqua calda perché tutti nel mondo del calcio sanno come truccare i bilanci: basta cedere un giocatore per 100 e pagato 1. In questo caso si ha una plusvalenza di 99 che serve per riequilibrare il bilancio. Ovviamente è un giro di plusvalenze tra diverse società e in questo modo ognuna ha il suo “bonus”. Oggi si cerca di capire come mai giocatori di scarso rilievo tecnico hanno avuto una enorme valorizzazione quando sono stati ceduti ma nessuno può stabilire realmente il valore del giocatore. Siamo veramente nel ridicolo. L’unica soluzione sarebbe la transazione immediata.
Un sistema calcio che cosi’ non può andare avanti se non viene introdotto la regola annunciato dalla Reggiana: vietato fare calcio a debito.
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