Il regolamento per i rinvii delle partite è diventato carta straccia. Il club granata è l’unico tra serie A, B e C ad aver perso una partita a tavolino. Perfino il precedente Juve-Napoli è stato ribaltato. Quei punti non possono decidere l’inferno o il paradiso per la Reggiana
So benissimo che in molti hanno espresso questo mio pensiero ma devo dire la verità: avevo creduto che, almeno per una volta, il calcio italiano dimostrasse serietà e rispetto delle regole. Sto parlando della sconfitta a tavolino che la Reggiana ha subito per non aver potuto giocare la partita a Salerno per il Covid dopo che si era già giocata il suo “bonus” rinviando la sfida col Cittadella.
“C’è un regolamento e va rispettato” si era detto da più parti soprattutto è stato sottolineato dalla stessa Salernitana. E per un attimo ci ho creduto: le società di serie B si erano date un regolamento chiaro, con normative precise che non avrebbero potuto lasciare interpretazioni o discussioni. Il concetto era semplice: se nell’ambito della lista dei giocatori presentata all’inizio della stagione avevi a disposizione (non positivi al Covid) tredici giocatori di cui un portieri eri obbligato a scendere in campo. Le società avevano un bonus a disposizione per rinviare la partita, poi arrivava la sconfitta a tavolino senza la penalizzazione di un punto. Erano regole chiare senza ombra di discussione. Mi ero illuso che venissimo applicate in serie A e in serie B ma in Italia vige un detto che fa sempre più parte della realtà: fatta la legge trovato l’inganno. Da quel 31 ottobre in cui il giudice sportivo ha deciso la sconfitta a tavolino della Reggiana che non si è potuta presentare all’Arechi per la positività di 23 giocatori, quel regolamento è diventato carta straccia. Perfino il precedente di Juve-Napoli è stato ribaltato da sconfitta a tavolino a partita da rigiocare. La Reggiana, ora, è l’unica società professionistica tra serie A, B e C ad avere perso una partita a tavolino per Covid.
Ora non voglio fare l’avvocato della Reggiana ma mi chiedo: se a fine stagione la Salernitana avrà la meglio per la conquista della serie A o un posto nei play off per quei tre punti conquistati a tavolino, cosa diranno le dirette concorrenti? Nessuno metterà in discussione quel piazzamento ottenuto con una sentenza iniqua da parte dello stesso giudice sportivo che ha poi ignorato il regolamento?
Certo è una vicenda che sta più a cuore alla Reggiana perché se avesse potuto giocare quella partita oggi i granata potevano avere tre punti oppure un punto in più in classifica. Punti che a fine stagione potrebbero essere decisivi per in chiave salvezza. Stiamo parlando di “inferno” o “paradiso” per il club granata e oggi capisco perfettamente l’ira di Alvini o quella del presidente Salerno.
Ricordo che la Reggiana ha già subito un sopruso in tale senso in occasione della retrocessione dalla serie B nella stagione 1998/99 quando il Chievo Verona fece entrare in campo un giocatore che non era stato presentato in elenco. Capite bene la gravità: chiunque ha giocato a calcio sa che un giocatore non in elenco non può essere schierato e se lo fai c’è la perdita della partita. Invece cosi’ non è stato. Un pareggio che poteva essere trasformato in vittoria a tavolino per la Reggiana e determinare la salvezza invece il giudice sportivo disse che erano scaduti i termini per presentare ricorso. Quella retrocessione – vorrei ricordare – fu l’inizio del tramonto dell’era Dal Cin ma soprattutto l’avvio dei 21 anni di purgatorio in serie C subiti dalla Reggiana.
Non so oggi se sia possibile che un giudice sportivo riveda quella decisione ma sarebbe sacrosanto perché le regole sono cambiate e i precedenti, vedi appunto Juve-Napoli, hanno cambiato le carte in tavola. Credo sia logico oggi alzare la voce e non aspettare la fine della stagione per non avere il rimpianto di quella partita persa a tavolino. Non oso pensare alle conseguenze di quella partita persa a tavolino e mi auguro per il calcio italiano e per la passione dei tifosi granata che quei punti in palio all’Arechi non siano decisivi..
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