In un campo fangoso e pieno di pozzanghere i granata hanno voluto conquistare a tutti i costi la vittoria per mettere la freccia
Non c’è molto da dire su questa partita se non applaudire la Reggiana e i 4.564 spettatori che hanno accompagnato la squadra granata alla vittoria. Un successo talmente nitido che nemmeno le giuste recriminazioni della Lucchese per il rigore non concesso per il fallo di mano di Sciaudone lo possono scalfire. Se nel primo tempo la Reggiana chiudeva la pratica con due o tre gol di scarto non ci sarebbe stato nulla da dire.
La Lucchese ha fatto troppo poco, anzi quasi niente, per poter reclamare. Per una volta tanto diciamo che l’episodio arbitrale ha girato a favore dei granata, però è anche giusto rimarcare con il pennarello rosso che “non c’è stata partita”. Punto.
Ciò, però, ho apprezzato è la determinazione dei granata in condizioni pessime per esprimere le proprie qualità in virtù di un terreno di gioco reso pesante dalla pioggia. Apro una parentesi: il terreno del Città del Tricolore era uno dei migliori per drenaggio e manto erboso ma che fine ha fatto? Cosa gli è successo? Già contro l’Ancona era spelacchiato in più punti ma contro la Lucchese è ancora peggio perché in alcuni tratti del campo la palla si fermava e sembrava di essere tornati a ritroso nel tempo quando occorreva calciare la palla di punta però riuscire a gestirla.
E’ in questo contesto che i granata hanno mostrato una volontà straordinaria nel voler vincere la partita a tutti i costi anche a scapito del terreno di gioco. Un rimboccarsi le maniche che sa di sapore antico, di una squadra operaia, che sa di essere più forte ma è brava nell’adattarsi alle condizioni ambientali e del terreno di gioco. Vedere Radrezza, Rossi, Sciaudone piuttosto che Lanini o Contessa cercare di spingere avanti la palla e insistere se questa si ferma in una pozzanghera è stato da applausi. Una profonda ammirazione. Ciò nonostante la Reggiana, soprattutto nel primo tempo, ha creato non meno di cinque o sei nitide palle gol, oltre alla traversa di Lanini. A proposito di Lanini: avrebbe meritato il gol per impegno, dedizione, pericolosità e per l’assist fatto a Sciaudone. Forse il gol arriverà quando non lo cercherà con insistenza. Capita ai bomber.
Ovviamente ancora una volta Aimo Diana ha stupito tutti nella formazione: difesa a quattro e tridente super offensivo con Rosafio, Zamparo e Lanini, in più un centrocampo di assoluta qualità tecnica con Rossi, Radrezza e Sciaudone. Se il campo non avesse limitato il loro estro ne avremmo visto delle belle. E nel momento più delicato del match ecco la mossa giusta: dentro Guglielmotti per Rosafio per aumentare il peso atleti a metà campo. Poi il via alle rotazioni: Scappini per Zamparo, Sorrentino per Lanini e Muroni per Radrezza. Tutto nella norma.
Ultima riflessione: la classifica. La Reggiana è a più tre dal Cesena, a più quattro dal Modena. E’ capolista per l’ottava giornata di fila, ha il miglior attacco, è imbattuta. Cosa vogliamo di più?
Dimenticavo: forse 4.500 tifosi non sono quelli che la Reggiana si merita, però sfidare la pioggia battente e una giornata veramente da focolaio, appartiene a un popolo che è realmente innamorato della sua squadra. La prossima in casa sarà col Cesena. Sarà spettacolo allo stato puro.
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