E’ una qualità rara negli allenatori che quasi sempre sono molto presuntuosi nel loro credo calcistico
Mi sto sempre più convincendo che Alessandro Nesta, se riuscirà a centrare la salvezza, avrà fatto una grande impresa. Ciò che apprezzo maggiormente, come allenatore, è stata la sua intelligenza, umiltà e capacità di adattarsi al materiale tecnico a disposizione accantonando anche le sue idee di gioco. E’ una qualità rara negli allenatori che quasi sempre sono molto presuntuosi nel loro credo calcistico.
Alessandro Nesta era arrivato alla Reggiana con l’idea di sviluppare un calcio (4-2-3-1) che aveva come presupposto la difesa a quattro, due palleggiatori in mezzo al campo e lo sviluppo della fase offensiva con due ali e un sottopunta come trequartista ma soprattutto una prima punta strutturata. Un assetto duttile, un 4-2-3-1 che si trasformava in un 4-2-4 in fase di possesso palla e in un 4-3-3 in fase di ripiegamento. Un calcio molto offensivo. Alla resa dei conti Nesta si è ritrovato senza ali, con attaccanti che sfruttano la profondità ma non possono fare reparto da soli, con un trequartista (Vergara) che si è subito infortunato e poi una serie di infortuni che conosciamo bene che hanno inciso nella disponibilità di un organico già poco congeniale alle sue idee. Una rosa di giocatori che l’ha portato a sposare un’altra filosofia di calcio partendo da una realtà: una Reggiana che segna pochi gol e che subisce troppi. Così ha cercato di lavorare su quest’ultimo aspetto dato che sul fronte offensivo, dopo aver perso anche Vido per infortunio, aveva poche frecce nel suo arco. Questa è stata la grande bravura di Nesta nel modellare un’organizzazione difensiva in grado di impedire agli avversari di andare in gol con facilità. L’infortunio di Romagna l’ha indotto a sposare la difesa a tre per consentire al capitano Rozzio di esprimere tutto il suo potenziale ma lo stesso dicasi di Sampirisi che ormai non è più un esterno destro di fascia ma un esterno della difesa a tre. Poi ha rivitalizzato un Fiamozzi che era stato bandito dai tifosi collocandolo nella sua giusta posizione di esterno nei quinti. Così è sbocciato il 3-4-2-1 che poi in realtà è un 4-5-1 in fase di non possesso. Il tutto senza dimenticare la maturazione e la consacrazioni dei giovani, da Marcandalli a Bianco a Pieragnolo per non trascurare lo stesso Antiste.
Dal mercato di gennaio forse anche lo stesso Nesta si aspettava qualcosa di più e lo dimostra il fatto che nessuno dei volti nuovi ha trovato spazio nell’undici titolare. Ma del resto è difficile pensare chr Okwonkwo, ad esempio, non paghi pegno sotto il profilo fisico per i due anni di inattività come lo stesso Reinhard è stato catapultato da un altro campionato e ha bisogno di adattamento. Un mercato di gennaio teso più a rientrare, vedi le varie cessioni, che non a offrire una freccia in più nell’arco di Nesta. Questa è la verità.
Non credo che quello che ha proposto fino a oggi sia il calcio che Nesta ha in testa e che vorrebbe insegnare ma gli va dato atto che ha saputo utilizzare al meglio il materiale a disposizione. Per questo sono molto curioso di vede cosa offrirà Nesta in futuro se avrà la possibilità di disporre di un organico di giocatori che rientrino nella sua idea di calcio. Mi auguro che la Reggiana possa mantenere la categoria e che il lavoro del duo Goretti-Nesta possa proseguire per fare compiere alla Reggiana un salto di qualità.
Non entro nel merito dei risultati, se i 16 pareggi potevano essere delle vittorie o delle sconfitte ma sta di fatto che la Reggiana è la quarta miglior difesa del campionato e ha perso solo 7 partite. Solo dopo la sconfitta interna contro la Sampdoria la Reggiana si è ritrovata in zona play out (tralasciando le prime giornate) per cui si può dire che è sempre stata fuori pericolo. Per chiudere il cerchio manca solo la salvezza, sperando di conquistarla con tre giornate d’anticipo.
A proposito BUONA PASQUA
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