“Non è finita finché non è finita”. Valeva prima della Fermana e vale ora dopo che la Reggiana ha conquistato la testa della classifica ed è tornata padrona del proprio destino. In questo successo ci sono tanti aspetti positivi che è giusto rimarcare, oltre ad alcune situazioni strane, anche negative. Ma l’aspetto che più mi
“Non è finita finché non è finita”. Valeva prima della Fermana e vale ora dopo che la Reggiana ha conquistato la testa della classifica ed è tornata padrona del proprio destino. In questo successo ci sono tanti aspetti positivi che è giusto rimarcare, oltre ad alcune situazioni strane, anche negative. Ma l’aspetto che più mi esaltato, oltre alle due perle di Nardi, è stata la capacità di reazione della Reggiana ogni volta che la Fermana ha cercato di riaprire la partita. Era come se i granata non si volessero rassegnare all’idea di rischiare la beffa, come era successo sabato contro la Recanatese. In questo contesto si è visto una Reggiana, forse più arruffona ma certamente più determinata nel voler chiudere la pratica. Una determinazione che non si era vista nel primo tempo nonostante i due gol di vantaggio grazie a Nardi. Questa “paura” di vincere che ha caratterizzato il primo tempo tra i due gol di Nardi deve far riflettere anche se questo aspetto psicologico è stato cancellato nella ripresa per far spazio a un altro risvolto preoccupante: i due gol subiti. In queste due occasioni la retroguardia granata si è fatta trovare impreparata e questo è un elemento abbastanza strano.
In ogni caso questa vittoria può risultare una ripartenza per la Reggiana che ha decisamente riattaccato la spina. Adesso ha due partite da giocare e da vincere.
L’ultimo aspetto che è doveroso rimarcare è il ritrovato feeling tra il pubblico e la squadra che ha festeggiato sotto la curva Sud. Vorrei ricordare che i primi a concedere fiducia sono stati proprio il Gruppo Vandelli e le Teste Quadre
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