La Reggiana può versare lacrime per tutte le disavventura (infortuni, Covid, errori arbitrali) oppure ritrovare quella carica agonistica che l’ha portata a essere una squadra a trazione anteriore per giocare al massimo delle due sue possibilità queste ultime cinque partite
Possiamo piangerci addosso oppure lottare per non avere rimpianti. Scegliete voi.
L’ennesima tegola (l’infortunio a Mazzocchi e stagione finita) è l’ultima di una lunga serie che farà passare alla storia questa stagione non solo come il ritorno in serie B dopo 21 anni ma l’insieme di situazioni al limite del demenziale, vedi la perla dell’unica squadra che ha subito una sconfitta a tavolino per Covid.
Degli errori arbitrali molti potrebbero presentare dei dossier. Il Covid ha colpito più o meno tutte le squadre anche se la Reggiana anche in questo contesto ha il suo record con 28 positivi tra squadra e staff. In questo campionato gli infortuni sono stati all’ordine del giorno.
I motivi per fustigarci e metterci in ginocchio sui ceci, dunque, ci sono tutti. Possiamo farci ulteriormente del male pensando che siamo già in serie C e ipotizzare con la retrocessione i prevedibili dissesti societari.
Diciamo la verità: è anche la soluzione più facile, quella che ci fa più comodo. Interpretare il ruolo di “calimero” a volte ci viene spontaneo. Noi amiamo piangerci addosso perché è più congeniale al nostro pensare in piccolo salvo poi sottolineare a bocce ferme le tante occasioni perdute per cambiare il corso del campionato. Vivere di rimpianti è un’altra nostra prerogativa.
Un discorso troppo duro e non veritiero? D’accordo, allora pensiamo che il campionato della Reggiana può essere rimesso in discussione per agganciare la salvezza, anche ai play out. Iniziamo a pensare positivo: mancherà Mazzocchi? Peccato ma possiamo ritrovare lo Zamparo dello scorso anno, Kargbo ci può dare qualcosa in più. Abbiamo la difesa più battuta della stagione ma possiamo migliorare e anche pensare di fare un gol più degli altri.
Il patrimonio della Reggiana di Alvini è sempre stato il coraggio di osare, di proporre un calcio offensivo come – guarda caso – va di moda in Europa. Apriamo una parentesi: Bayern e Manchester City sono stati interpreti perfetti di questo slogan, a prescindere dai risultati.
Chiusa parentesi perché siamo su due galassie diverse però Alvini è diventato Alvini per questo concetto. Ritroviamolo il che significa giocare con un trequartista e due punte, sviluppare un calcio offensivo e accettare anche i rischi dell’uno contro uno in difesa. Tanto più di perdere non possiamo e fino a oggi la Reggiana ha perso 18 partite. Ma sono le vittorie che possono fare la differenza.L’idea fissa deve essere proprio questa: giocare al massimo queste cinque partite per non avere rimpianti.
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