Tanto polverone per niente o quasi

Tanto polverone per niente o quasi

Da questa vicenda emergono tutte le fragilità di questo calcio, della comunicazione social che si riflette sulla carta stampata. La voglia di sensazionalismo

Concluso il polverone mediatico a livello nazionale cosa resta? Gli insulti razzisti, perché questo è quello che l’arbitro Prontera ha comunicato alla Reggiana e che la società granata ha diffuso (inutile cercare scappatoie) da parte di una decina di tifosi che in modo individuale hanno rivolto a un giocatore (Dorval) che ora, diciamo, è sotto osservazione da parte della Procura Federale e della stessa Reggiana perché avrebbe provocato con gesti la reazione dei tifosi. Stiamo sempre parlando di una decina di tifosi sui 10.025 presenti allo stadio. Gli insulti li ha sentiti Dorval, certamente la collaboratrice Francesca Di Monte e forse l’arbitro Prontera, di sicuro non chi era presente allo stadio. Nessuno ha avuto questa percezione e se l’arbitro non avesse fermato il gioco nessuno se ne sarebbe accorto. Del resto se ci pensate bene, perché prendersela con Dorval? I fischi di tutto lo stadio hanno accompagnato Benali dopo la sua “sceneggiata” in occasione del gol annullato a Portanova per il pestone che aveva ricevuto da Reinhart a palla lontana. Benali sì, è stato accompagnato dai fischi per tutta la partita. Dorval cosa c’entra? E poi una decina di tifosi della Tribuna Est che lo insultano a che pro? Si doveva capire subito che qualcosa non tornava.

La discriminazione razziale è un argomento serio e nessuno lo può sottovalutare, però come fa il pubblico della Reggiana a essere definito un tifo razzista quando in squadra ha nove, anzi ora dieci con Sosa, giocatori non italiani?

Argomento serio è invece il lancio di una scarpa in campo che avrebbe potuto avere conseguenze gravi se avesse colpito la collaboratrice Francesca Di Monte. Si poteva perdere la partita a tavolino, questo sì. La pesante multa è anche figlia di questo episodio che immagino non ci sia bisogno di ulteriori commenti.

Da questa vicenda emergono tutte le fragilità di questo calcio, della comunicazione social che si riflette sulla carta stampata. La voglia di sensazionalismo che pervade. Una decina di persone diventano uno stadio, un insulto individuale diventa un coro, una città viene etichettata razzista e via dicendo. Poi scopriamo che non esiste un protocollo della Lega di B per questi episodi, non c’è un comunicato preordinato da leggere e l’interruzione della partita è codificato dall’articolo 62 delle carte Noif che dicono una cosa precisa: l’arbitro deve sospendere la partita, chiamare tutti i giocatori a centrocampo e comunicare al referente del Gos ciò che stava accadendo. Ciò che Prontera ha fatto in modo parziale. Un’incongruenza che viene evidenziata ancora di più da ciò che è successo al Rigamonti di Brescia dove l’arbitro non ha sospeso la partita.

Del resto ai tifosi presenti allo stadio è stata data una spiegazione dell’interruzione della partita diversa da quella che pretendeva l’arbitro. Lo stesso neo presidente della Lega B Bedin ha scritto che occorrerà concordare e codificare questi spiacevoli eventi con l’Aia e la Can. Il che significa che oggi c’è un vuoto legislativo o per lo meno incompleto.

Tutto questo, però, ci ha fatto perdere di vista il vero responsabile. Non è mai piacevole puntare il dito su di un arbitro, anche bravo e titolato ma questa volta Prontera l’ha fatta grossa.

Sugli episodi incriminati aveva preso le giuste decisioni: convalidato il gol di Portanova e ammonito Lucchesi ma poi si è dimostrato di poca personalità o in giornata negativa nel momento in cui il Var (Baroni e La Penna) gli ha fatto cambiare idea su concetti sbagliati. Il suo capo Rocchi l’ha spiegato bene con un termine inglese assurdo che porta in causa un episodio specifico: quando due giocatori arrivano “contemporaneamente” sulla palla ma nel nostro caso Reinhart era in anticipo su Benali nel giocare la palla. Mi sembrava un concetto molto semplice e che lo stesso Prontera aveva valutato. Stesso discorso per l’ammonizione a Lucchesi: il quarto ufficiale comunica che la decisione presa è errata ma Prontera avevo lo strumento del monitor per vederlo anche perché non si può sventolare il cartellino giallo e poi il rosso perché significa che che Lucchesi è stato espulso per somma di ammonizioni. Cosa che non è stata. Prontera doveva andare al monitor e poi mimare eventualmente che non era più ammonizione ma espulsione.

Un altro errore grave è stata la sospensione della partita. Se Prontera riteneva che Dorval fosse stato insultato con insulti razzisti doveva mettere in pratica ciò che dice l’articolo 62 delle carte Noif diversamente con maggior buonsenso andava dal team manager della Reggiana per comunicare che dovevano smetterla con gli insulti ma prosegui la partita. Non era tutto lo stadio o una parte di esso a insultare Dorval ma una decina di persone. E questo è stato accertato dallo stesso arbitro nel suo referto. La cosa ridicola è che Prontera ha fermato il gioco per 4 o 7 minuti non importa ma poi l’ha ripreso nonostante lo speaker, su mandato del Gos , abbia fatto una comunicato diversa da quella che lui aveva preteso e promessa a Dorval.

Però, come ho sostenuto, dobbiamo ringraziare questa pessima direzione arbitrale perché ci ha fatto vedere il miglior secondo tempo della Reggiana che pur in inferiorità numerica ha dominato il Bari. Un gesto di riscatto della squadra alle ingiustizie subite che ci ha reso orgogliosi e fieri. Al contrario ha tolto al Bari quella verve che aveva dimostrato in avvio di partita.

Non so se chi e quali provvedimenti dovranno prendere, l’unica cosa saggio è fare punto e a capo. Pensiamo alla Salernitana.

Wainer Magnani
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