“Per poter giocare nella Lazio facevo 200 chilometri al giorno e devo tutto alla mia famiglia. Sto già pensando a cosa voglio fare da grande perché il calcio non serie C non ti fa vivere di rendita. Non ho fatto l’Università ma forse un giorno mi iscriverò”
Alessio Luciani è uno di quei giocatori atipici che attraverso l’applicazione, la perseveranza e il carattere ha coronato il suo sogno di giocare a calcio.
“Sono sempre stato laziale fin da piccolo – ricorda – e il mio sogno era di poter indossare un giorno la maglia della Lazio. Un sogno che ho coronato debuttando contro la Fiorentina (era il 4 ottobre del 2009) oltre a essere entrato nella lista dei giocatori per la Champions League con la maglia numero 43 nel 2007/08”.
Una carriera, però, in salita.
“Sono ripartito dal Lumezzane, poi la Lazio mi ha ceduto alla Salernitana dove sono rimasto per due stagioni vincendo la C2, la Coppa Italia, la Supercoppa ma è stato un rapporto complicato. Salerno è una piazza importante, prestigiosa ma che chiede tanto. Certo se avessi avuto la stessa maturità che ho oggi avrei fatto altre scelte. Ma decisi di andare al Gubbio, poi a Monopoli e infine all’Arezzo dove sono rimasto per cinque stagioni fino al fallimento del club”.
Qual è l’allenatore a cui deve molto?
“Ho incontrato Davide Nicola a Lumezzane e mi ha cambiato”.
Sta già pensando al suo futuro?
“La mia testa dice che devo iniziare a pensarci, perché un giocatore in serie C non ha un futuro solido, non puoi campare di rendita. E’ dallo scorso anno che ho iniziato a pensare cosa mi può riservare il futuro e cerco di capire cosa voglio fare da grande”.
A livello caratteriale come si può definire?
“Sono un perfezionista, non bisogna mai sentirsi migliori. La cura dei dettagli è essenziale, sono un osservatore e sono molto curioso che per me è sinonimo di intelligenza”.
C’è un giocatore a cui si ispira?
“Quando mi dicevano devi prendere come esempio Gattuso, io ripetevo “l’esempio è mio padre, la mia famiglia, i principi fondamentali che mi hanno trasmesso. Questi sono gli esempi da seguire nella mia vita”.
Nessun hobby?
“Quando mi chiedono che musica ascolti rispondo: la radio, perché amo svariare”.
Dove nasce Luciani?
“A Rieti ma il mio mondo ha sempre gravitato ad Avezzano dove i miei genitori hanno un negozio di alimentari”.
Il suo ruolo?
“Mai avuto un ruolo preciso: terzino, mediano, difensore centrale”.
Come mai tifoso laziale?
“Giocavo con mio fratello e ho fortemente voluto andare alla Lazio. Ero distante più di 100 chilometri e ogni giorno i miei genitori mi portavano e mi venivano a prendere affinché coronassi il mio sogno di giocare nella Lazio”.
Deve essere riconoscente alla sua famiglia?
“E’ tutto per me anche se credo che tanti genitori fanno questi sacrifici per i loro figli”.
Ha fatto l’università?
“Mi sono fermato al Liceo Scientifico, purtroppo non mi sono iscritto all’Università ma forse perché sono un tipo che privilegia la manualità. Amo più il lavoro manuale che lo studio ma non è detto, forse un giorni mi iscriverò all’Università, chissà, chi lo può dire”.
Che idea si è fatto della Reggiana?
“Non mi è mai capitato nella mia carriera di trovare una società cosi’ radicata sul territorio e con tanti sponsor a supporto. Il concetto di gruppo lo trasferiamo anche all’interno della Reggiana. Noi siamo in ventidue titolari e in ogni allenamento dobbiamo dare il massimo. In quasi tutta la mia carriera ho ricoperto il ruolo di terzino destro ma con questo modulo di mister Diana riesco sia a difendere che a spingermi in attacco, ricoprendo i compiti che il mister mi chiede”.
Come vi state preparando per Siena?
“Stiamo analizzando con l’allenatore il Siena e sappiamo che ha una rosa di tutto rispetto ma andremo al Franchi per esaltare le nostre qualità”.
Si prepara a prescindere se gioca titolare o meno?
“Amo studiare gli avversari, le loro caratteristiche e soprattutto gli attaccanti che potrei affrontare”.
Come giudica il campionato?
“Questo è un girone difficile, dove non esiste una squadra più forte rispetto all’altra. Tutti danno per favoriti Modena, Entella, Pescara e nessuno cita la Reggiana ma questo deve essere uno stimolo”.
Il Siena è l’unica società professionista che non ha ancora subito un gol.
“Questo testimonia il loro valore, del resto ha ingaggiato dei giocatori come Terzi che militavano in serie A. Andremo a Siena rispettando il loro valore ma anche consci di avere delle frecce importanti da giocare”.
La classifica è soddisfacente?
“Siamo chiamati alla seconda trasferta, dopo aver vinto a Pistoia e questo ci dà slancio ed entusiasmo. Un gruppo è vincente se ogni giocatore se si comporta da professionista”.
La Reggiana ha un organico di 22 titolari, non c’è il rischio che chi non gioca ha il muso lungo?
“Quando ho firmato per la Reggiana sapevo che sarei stato pagato per allenarmi al massimo delle mie possibilità, poi spetta al tecnico fare le sue scelte. Se il mister non mi fa giocare per due o tre partite, devo aumentare ancora di più il mio impegno per quando mi ridarà l’opportunità. Del resto due dei cinque gol che abbiamo realizzato nascono da giocatori che sono partiti dalla panchina, proprio per avvalorare la forza del gruppo”.
La Reggiana in una settimana affronta sabato il Siena, martedì in casa la Carrarese e poi domenica la trasferta di Pescara.
“E’ un trittico fondamentale, anche se è presto per fare previsioni, però ci confrontiamo con realtà importanti e vogliamo dimostrare tutto il nostro valore. Altri sbandierano a occhi chiusi i loro obiettivi. Noi viviamo in un ambiente positivo e non ci riteniamo”.
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