I numeri sono impietosi: 57 gol subiti, 31 segnati, 22 sconfitte, 7 pareggi e 9 vittorie. Bastava un bomber vero, un terzino sinistro e un centrocampista per salvare la stagione?
La Reggiana ha meritato la retrocessione in serie C. Lo dicono i numeri: 57 gol subiti, 31 reti realizzate, 22 sconfitte, 9 vittorie, 7 pareggi. Sono tante le ragioni che hanno portato a questo fallimento sportivo compresi gli infortuni, il Covid, gli errori arbitrali e tanti altri elementi che abbiamo anche cercato di esaminare.
Ma a conclusione di questa stagione, anche alla luce di una salvezza che si è attestata a 44 punti (Ascoli) quindi 10 punti in più rispetto alla Reggiana, la domanda è una sola: cosa si poteva e doveva fare per raggiungere la salvezza?
Le risposte possono essere molteplici e forse saranno anche una valida indicazione per il futuro. Proviamo a tracciarne qualcuna proprio in virtù di ciò che è stato e poteva essere.
Il primo elemento che balza all’occhio è la necessità di avere una difesa più solida, quindi doveva essere fondamentale la scelta di un terzino sinistro nel momento in cui si è deciso di passare alla difesa a quattro. In ogni caso era essenziale sostituire degnamente Spanò e trovare un’alternativa a Costa. Ovviamente parliamo di giocatori dal rendimento superiore a ciò che hanno offerto i componenti dell’attuale rosa. Il primo pensiero era “blindare” la difesa e questo vale per il mercato estivo come per quello di riparazione.
Altro elemento evidente la disponibilità di un bomber in grado di garantire almeno 6/7 gol nel girone di ritorno dato che all’andata questo ruolo lo aveva svolto Mazzocchi. Con una difesa in grado di reggere il vantaggio e un bomber in grado di segnare almeno un gol ogni due partite si poteva ampliare la possibilità di passare da 9 vittorie a 11 (quelle di Pordenone e Ascoli) e trasformare una parte della 22 sconfitte in pareggi per arrivare almeno a 11/12 pareggi. In questo modo i 10 punti sarebbe stati colmati.
Ultimo elemento, sempre nella composizione della squadra, era la necessità di potenziare le fasce se si pensava di andare avanti col 3-4-1-2 oppure inserire un centrocampista vero e mancino per completare il reparto. Queste mosse avrebbero dato un assetto reale al centrocampo e quindi una precisa identità alla squadra.
E’ giusto anche porsi l’interrogativo se un eventuale cambio di allenatore poteva essere decisivo dato che delle dieci pericolanti Brescia, Cremonese, Ascoli, Pordenone, Reggina hanno seguito questa strada e sono stati premiati mentre Pescara ed Entella non hanno ottenuto lo stesso effetto. Reggiana, Cosenza e Vicenza non hanno modificato la conduzione tecnica ma solo il Vicenza ha conquistato la salvezza.
Difficile entrare nel merito della preparazione atletica della squadra, delle varie “letture” delle partite e degli avversari, della capacità di recuperare in fretta e bene gli infortunati. Di sicuro va detto che la Reggiana società non ha lesinato sforzi in tale direzione perché Alvini aveva uno staff composto da sette persone di sua fiducia. Uno staff di otto persone è difficile da ritrovare in serie B. Il tutto senza citare lo staff medico, i fisioterapisti e il team manager a tempo pieno.
Ci sarà anche tempo e modo per entrare nelle pieghe del bilancio finanziario della Reggiana ma anticipiamo che questo campionato è costato alla Reggiana 11 milioni e 700mila euro più un extra budget per il mercato di gennaio.
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