Parliamo dell’allenatore Aimo Diana. Era approdato alla Reggiana con l’etichetta di un allenatore votato a un calcio offensivo, per certi aspetti un innovatore perché puntava molto sull’occupazione della zona del campo più che un rigido schema sulle marcature a uomo per rubare palla e ripartire. Dopo un avvio stentato in pre-campionato, un positivo debutto seppur al 50%, in occasione del Derby ha mostrato che la Reggiana sta assimilando le sue idee di gioco. Certo, non siamo ancora al top ma la squadra è sulla retta via.

E’ giusto notare due aspetti: in campo va in trance agonistica ma mantiene la giusta lucidità per “leggere” la partita e lo si è capito quando ha tolto un esterno per una mezza punta. Poi è stato premiato dal fatto che Neglia ha subito trovato il pareggio ma è la conferma che non è un integralista e sa adattare il suo modulo.

Un altro aspetto è che ha rispettato la “continuità di rendimento” nel senso che ha dato fiducia a un undici e poi ha fatto gli innesti con la panchina. A volte si tende a fare sempre dei cambiamenti per adattarsi all’avversario trascurando le proprie qualità. Facciamo un esempio: su Marotta era facile prevedere la marcatura di Laezza che ha più fisico invece Diana ha confermato Luciani che è meno forte atleticamente ma è più rapido tanto che ha sistematicamente giocato d’anticipo. Ha dato fiducia a Rosafio e l’attaccante l’ha ripagato con un primo tempo di spessore, condito da conclusioni che sono uscite di un soffio e che meritavano maggior fortuna.

Per dirla in parole povere, è un allenatore che convince ma soprattutto ha dalla sua parte una importante esperienza come giocatore e questo aiuta nel gestire le tensioni della vigilia e soprattutto del dopo partita.