Il campionato di serie B prenderà il via sabato 26 settembre e la presentazione del calendario sarà a Pisa. Un’altra novità, oltre al Var, sarà che gli arbitri della Can A e Can B saranno unificati il che significa che la Reggiana potrà essere diretta anche dai migliori fischietti italiani. Ma il vero nodo da sciogliere e che riguarda i reggiani e non solo riguarda l’apertura degli stadi ai tifosi.
“La priorità è il ritorno a scuola, poi valuteremo la riapertura parziale degli stadi” è stata quesa, in sintesi, l’esternazione di Spadafora Ministro allo Sport che era stato sollecitato dalla Lega di serie A a prendere in esame il documento che avevano presentato per la riapertura parziale (25% o 40%) degli stadi italiani. Il Cts (comitato tecnico scientifico) è stato categorico: non se ne parla prima di aver valutato l’impatto con la riapertura delle scuole. Il Cts vorrà capire l’oscillazione della curva dei contagi che si concretizzerà nelle settimane successive alla riapertura delle scuole. Vorrà tastare l’impatto di un gran numero di persone che sarà chiamato a muoversi e a venire a contatto. In pratica sarà la scuola il chiavistello per riaprire gli stadi ai tifosi. Strano ma è cosi’.
Tralasciamo ogni giudizio di merito in base alla priorità scolastica, è però evidente che non si può pensare di iniziare i campionati professionistici senza avere come orizzonte l’ipotesi di tornare a riempire gli stadi. Caso mai occorre porsi il quesito come, in che modo, in quale percentuale, quando. In pratica porsi un’organizzazione in grado di gestire due aspetti fondamentali: il distanziamento all’ingresso, all’uscita dello stadio e durante la partita e l’utilizzo della mascherina. Sono questi due aspetti che stanno alla base del protocollo sanitario per qualsiasi manifestazione sportiva e non. Il Ministero, quindi, dovrebbe porre questo quesito alle varie Leghe: come farete a rispettare queste due regole? Una volta trovate le risposte e fornite le garanzie necessarie si deve per forza di cose pensare alla riapertura degli stadi al pubblico. Certo, è logico avere anche un confronto con i gruppi organizzati per capire se sono disposti o meno ad accettare queste normative che, è bene ricordare, in questo momento sono applicati in modo generalizzato. E’ anche evidente che le società sportive dovranno assumersi la responsabilità di chiudere determinati settori dello stadio se non saranno rispettate queste normative. Come del resto avviene per ristoranti e bar che subiscono le stesse conseguenze se non rispettano il protocollo.
L’Emilia Romagna ha fatto da apripista autorizzando la disputa della Supercoppa Italiana di basket con una percentuale del 20% di tifosi presenti al palazzetto di Bologna. Ma per il calcio stiamo parlando di impianti all’aperto e quindi c’è la possibilità di aumentare questa percentuale, soprattutto alla presenza di impianti sportivi di livello.
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