Si discute molto sul fatto che la Reggiana ha 14 giocatori in scadenza di contratto e altri 5 prestiti, oltre a rinnovi automatici e anche condizionati alla promozione. In pratica la Reggiana al 30 giugno del 2023 potrebbe avere solo 6 giocatori sotto contratto. Da un punto di vista societario è certamente positivo ritrovarsi con un portafoglio ingaggi molto leggero e certamente diverso rispetto all’inizio di questa stagione quando il ds Roberto Goretti si è ritrovato con 21 giocatori sotto contratto. In pratica la società nel prossimo giugno potrà decidere il budget di spesa in relazione al campionato di competenza senza avere la necessità di sfoltire l’organico o di utilizzare il sistema degli incentivi all’esodo. La possibilità di scegliere se confermare gli attuali giocatori o se puntare su altri atleti è senza dubbio un vantaggio per una società. Bisogna tenere anche conto che non c’è più la necessità dell’acquisto del cartellino, soprattutto in serie C ma anche in serie B ma l’unica garanzia da offrire al giocatore è l’ingaggio. Sono rarissimi in serie C i trasferimenti con pagamento del cartellino e lo stesso vale nella stragrande maggioranza dei casi anche in serie B. Il fatto di dover rifare la squadra comporta esborsi solo a livello d’ingaggio.

C’è però anche un risvolto della medaglia che fa riferimento al fatto che puntare a vincere un campionato con un organico in scadenza di contratto può portare a delle fibrillazioni all’interno del gruppo. Tensioni e  mal di pancia che possono condizionare, se non il rendimento individuale, la buona armonia tra giocatori, staff tecnico e società. Non è un mistero che molti granata che compongono la “vecchia guardia” hanno avanzato a più riprese la volontà di andare al rinnovo del contratto ricevendo però un diniego in virtù di una precisa strategia. Lo stesso allenatore Aimo Diana pur non entrando, a suo dire, nelle dinamiche della società ha evidenziato questa necessità o comunque fatto pesare le qualità tecniche e morali dei giocatori.

La Reggiana ha un’età media molto alta (27 anni) per cui è naturale che molti granata avvertano la necessità di essere tutelati per il fine carriera. La necessità di avere un altro anno di contratto è per loro un importante “paracadute”. L’esempio calzante è Sergio Contessa che all’ambizione di lottare per vincere un campionato ha preferito la sicurezza di un contratto biennale alla Turris. E’ comprensibile. Com’è comprensibile la scelta di Luca Zamparo che non poteva rinunciare al contratto triennale dell’Entella.

Nella Reggiana ci sono diversi giocatori che vorrebbero concludere la carriera a Reggio Emilia, per vari motivi, per cui l’idea di arrivare a un rinnovo del contratto è una garanzia di questa loro prospettiva. Il non avere questa possibilità può far sorgere dei dubbi.

Occorre però sottolineare due aspetti: il calcio, soprattutto a livello di serie C, sta andando in questa direzione perché sono sempre meno le società che offrono contratti pluriennali. L’altro elemento da tenere presente è che tutti i giocatori svincolati hanno un forte interesse a disputare un eccellente campionato e possibilmente a vincerlo perché è un biglietto da visita fondamentale sia per ottenere il rinnovo in granata sia per trovare delle soluzioni professionali in altri club. Lo dimostra il fatto che i giocatori svincolati della passata stagione hanno tutti trovato una collocazione di loro gradimento.

I problemi possono sorgere se la squadra disputa un campionato deludente e in più i giocatori si ritrovano svincolati perché in questo caso le opportunità saranno ancora più limitate. Disputare, invece, un campionato di assoluto livello offre al giocatore svincolato diverse opzioni: 1) a gennaio può ricevere diverse proposte e chiedere di essere ceduto; 2) a febbraio può già firmare per un’altra squadra; 3) prima della fine della stagione può meritarsi la riconferma da parte della Reggiana; 4) può arrivare a giugno in scadenza e decidere del proprio futuro.