L’ex granata è stato ospite al “bar della gazzetta”.
“Solo cambiando mentalità e atteggiamento possiamo pensare di vincere le partite e ipotizzare la salvezza”
L’ex granata Marco Schenardi è stato un osservatore privilegiato di Reggiana-Empoli per il “Bar della Gazzetta”.
“Onestamente – rimarca – mi aspettavo una Reggiana più aggressiva contro l’Empoli perché in realtà sono andati in difficoltà solo nell’ultimo quarto d’ora quando la squadra granata si è mostrata più aggressiva. Pensavo e speravo in una Reggiana più battagliera, non dico per tutta la partita ma per un periodo più ampio e sono certo che se la squadra avesse mostrato più coraggio ora parleremmo di un risultato diverso. E’ logico che bisogna vedere quello che ha concesso l’avversario e criticare da fuori è facile, però mi aspettavo qualcosa di più. L’Empoli non è che abbia costruito tante palle gol, però per 75 minuti non vedevo come la Reggiana avrebbe potuto rimettere in equilibrio il risultato. Invece nell’ultimo quarto d’ora, vuoi per il calo dell’Empoli o perché la Reggiana ha dato tutto ciò che aveva, si sono creati i presupposti per il pareggio con le occasioni di Rossi e Kargbo. Non mi è piaciuta nemmeno la Reggiana a cinque in difesa perché abbiamo concesso troppo all’Empoli”.
LA CHIAVE TATTICA
“Sono convinto che Alvini avesse paura delle ripartenze dell’Empoli e per questo ha impostato la partita per una gestione, diciamo, prudente. L’intento era di mantenere la partita in equilibrio per poi uscire alla distanza ma ha concesso troppo l’Empoli”.
“Noi prendiamo spesso gol evitabili – prosegue Marco Schenardi – succede spesso quando concediamo eccessivo spazio ai centrocampisti avversari e quindi i difensori sono sempre sottoposti a pressione. Il play Fausto Rossi in fase di interdizione non ha fatto una buona partita concedendo troppa libertà ai loro centrocampisti in prossimità della nostra area di rigore. Del resto il gol subito è nato proprio in questo contesto.
Fino a quando la Reggiana non è stata aggressiva perché attenta alle distanze, a mantenere un certo equilibrio tattico, ha dato anche l’impressione di non volerci mettere animosità e grinta nella partita, cosa che invece ha fatto nell’ultima parte del match. Ma la Reggiana ha bisogno anche di questo tipo di atteggiamento: dare all’avversario l’idea di una squadra agonisticamente viva e che può metterli in difficoltà. L’Empoli è venuta a Reggio e ha subito una partita corretta da parte della Reggiana, facilmente gestibile anche da parte dell’arbitro perché è mancata l’animosità. Non dico la cattiveria ma quel sano agonismo che fa capire all’avversario che “io ci sono”. A parte una scaramuccia con Rossi non c’è stato nulla che faccia pensare a una Reggiana che si deve salvare a tutti i costi e che gioca con il coltello tra i denti”.
IL CAMBIO DI PASSO
L’imput che può dare Alvini è proprio questo: una maggiore aggressività e cattiveria agonistica. So che la Reggiana ha questo nelle sue corde ma per lunghi tratti della partita non l’ha messo in mostra. Un’aggressività che viene mitigata da una ricerca spasmodica dell’occupazione degli spazi, di mantenere un certo equilibrio per arrivare a un certo punto con la partita sancora aperta per poi dare il massimo. Può essere che Alvini sia consapevole che la Reggiana in questo momento, contro un avversario come l’Empoli, può solo dare questo perché è in difficoltà e magari cerca di ottenere il massimo. Può essere che se gioca fin dall’inizio in modo aggressivo di venire travolta. Ripeto: occorre essere dentro il gruppo, vedere il lavoro della squadra per poter avere una visione più realistica. I miei concetti sono da tifoso o da osservatore”.
“E’ vero che alcune situazioni non sono state a nostro favore come ad esempio il cambio di Mazzocchi per Zamparo che però si è fatto subito male. E’ entrato Ardemagni che onestamente in questo momento è in grossa difficoltà e fa fatica a dare qualcosa alla squadra. Magari se giocavi una partita d’attacco subivi quattro gol in contropiede, però io me la giocavo. La spiegazione che mi sono dato è che Alvini volesse questo atteggiamento: prudenti per poi uscire alla distanza”.
IL FUTURO E LA SVOLTA
“Visti i risultati non è che la situazione sia precipitata. Ma noi non abbiamo in mano il nostro destino perché dobbiamo guardare i risultati degli altri dato che siamo dietro ma soprattutto c’è un aspetto da tenere presente: la Reggiana deve iniziare a vincere, perché diversamente non riesci a superare nessun diretto concorrente.
A cosa ci affidiamo? Nel calcio sono tre i fattori che possono incidente: la scelta dei giocatori e Alvini conosce bene i suoi ragazzi. A una grande carica agonistica ma la Reggiana per caratteristiche dei giocatori non può pensare di fare la partita sotto il profilo della battaglia e del gioco sporto. Oppure a un’idea di gioco ben precisa. Ecco, io mi affiderei al gioco. Alvini lo conosco da tanti anni perché l’ho seguito in quella che era la sua ascesa. Per certi allenatore era un punto di riferimento. Alvini ha sempre avuto una precisa identità di gioco che quest’anno, a volte, ha smarrito per adattarsi molto agli avversari. Se potessi parlare direttamente con Alvini gli direi: faccia giocare la squadra come lei è capace. Sono certo che se la Reggiana, per come è la mentalità offensiva di Alvini, ha delle possibilità di salvezza. Diversamente se andiamo a Reggio Calabria per fare il punto con una partita equilibrata non ce la facciamo. Noi dobbiamo iniziare a vincere, non pensando solo all’ultima partita a Vicenza, che vinceremo di sicuro. Ma a Vicenza bisogna arrivarci davanti agli altri. Per questo serve un cambio di mentalità e di modulo ma soprattutto è fondamentale avere il coraggio di fare la partita in modo aggressivo. In questi momenti quando sei sotto dobbiamo avere coraggio”.
ILCORAGGIO DI OSARE
“Ci sono allenatori che sanno adattarsi ma Alvini da quando allena ha una mentalità e una idea di gioco ben precisa. Deve avere il coraggio di trasmettere ai giocatori questa sua indole perché qualche partita la dobbiamo iniziare a vincere e non possiamo pensare a quella dopo ma è necessario iniziare a vincere subito, da Reggio Calabria.
Tutte le volte che io sono stato in difficoltà ma gli allenatori che ho avuto, da Lucescu ad Ancelotti a Simoni, non hanno mai cambiato mentalità e modulo. E’ cambiato il nostro coraggio di osare di più. La Reggiana ha bisogno di avere coraggio. Anche perché dopo tanto tempo che una squadra non vince ha bisogno anche di questa iniezione di fiducia.
Adattarsi sempre agli avversari non sempre paga. La Reggiana ha le possibilità di potersi salvare ma deve essere più coraggiosa. Chi è davanti a noi ha un organico come il nostro ed erano coscienti del campionato che dovevano fare. Per potersi salvare bisogna giocare “acazzoritto”.
FIDUCIA A ZAMPARO
“Luca Zamparo è un giocatore che può dare l’impressione di fare fatica a stare in questa categoria se gioca lontano dall’area avversaria ma proviamo a portare i terzini in avanti per mettere qualche palla in area di rigore e poi vediamo come si comporta Zamparo. Se invece di arretrare per non far partire il centrocampista o stare basso per aiutare la squadra, è logico che Zamparo non sfrutta quelle che sono le sue caratteristiche. Vorrei vedere Zamparo in area di rigore, servito con palloni dalle fasce e lui che staziona in area. Zamparo lo avrei voluto vedere negli ultimi quindici minuti della partita contro l’Empoli. E lo vedrei bene vicino a Kargbo che però non deve fare scatti di sessanta metri ma anche lui lo dobbiamo portare più vicino alla porta”.
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