I tifosi granata devono sperare che l’attuale compagine granata abbia lunga vita
“Sono vent’anni che facciamo la serie C, cosa possiamo pretendere”. E questa la battuta che spesso viene citata dai tifosi granata per accettare la varie ingiustizie sportive. Ma per capire perché da vent’anni la Reggiana naviga in serie C basta andare a ritroso nel tempo e prendere in esame le proprietà che si sono alternate al governo della Reggiana. Chi vorrà farsi un’idea del perché la Reggiana non è mai riuscita ad avere continuità di risultati sportivi basterà che scorre la storia delle varie proprietà degli ultimi vent’anni. Un ripasso consigliabile.
Stagione 2003/04
Franco Dal Cin dopo essere precipitano in serie C e dopo due salvezze ai play out contro l’Alzano è costretto a passare la mano a Foglia e Cimurri. In dote hanno tanti debiti quanti sono i crediti determinati dalla cessione dell’area dove sorgeranno i Petali. Il cuore di Chiarino Cimurri non regge e in seguito Foglia porterà la Reggiana al fallimento.
2005/06
La Reggiana riparte dalla serie C2 subito con una cordata di imprenditori reggiani/calabresi che poi su spinta del sindaco Delrio lasceranno il timone a un gruppo di industriali e cooperative. Nasce Iniziativa Tricolore che è una società formata dalle più importanti aziende private e cooperative reggiane. Ci sono Nino Spallanzani, Vando Veroni, Fabio Storchi e cooperative come la Betulla, Cir, ex Acm-Asso tanto per citare alcuni soci. E’ la vertiginosa ascesa del budget che passa da 3 milioni a sfiorare i 6 milioni che induce prima gli industriali e poi le Coop a cedere le quote. Il 28 novembre 2009 si scioglie Iniziativa Tricolore rinunciando al credito di 1,2 milioni di euro che resta nelle casse della società e in aggiunta le varie sponsorizzazioni garantite. subentra Alessandro Barilli.
2010/11
Inizia la gestione del commercialista Alessandro Barilli che per far quadrare i conti cerca nuovi partner (il 12 gennaio cede il 70% alla società svizzera di Teobaldo Smerieri), per poi tentare il colpo Pietro Vavassori che porta a Reggio i suoi giocatori della Pro Patria e promette di entrare in società assieme a Stefano Compagni. Confida sull’affitto che il Sassuolo paga per l’utilizzo dello stadio. Alla fine Vavassori non mantiene la parola ed è il Sassuolo, dopo aver acquistato lo stadio, a “liquidare” con due milioni di euro il contratto d’affitto e le opere di migliorie. Senza Vavassori la proprietà resta interamente a Compagni. E’ il primo agosto 2015. Ma Compagni pur mettendo un paio di milioni nelle casse della società non può reggere da solo il peso del club.
2016/17
Stefano Compagni cede la maggioranza (28 settembre2017) a Mike Piazza che si ritrova in una realtà nuova e a far fronte a investimenti che forse non aveva ipotizzato. Regge per due stagioni mettendo nel club svariati milioni di euro ma quando decide di disimpegnarsi non trova nessun interlocutore pronto a rilevare il club e non lo iscrive determinando il fallimento.
2018/19
Nasce la Reggio Audace formata da imprenditori reggiani e da Marco Arturo Romano chiamato dal sindaco Vecchi per riuscire ad avere le risorse necessarie per far ripartire il club. E’ una gestione sofferta e ricca di contrasti al punto che la Reggio Audace è costretta a liquidare Marco Arturo Romano. Sul finire della stagione, con i play off persi, subentra Romano Amadei che versa la quota per il ripescaggio e inizia la sua gestione prima con il presidente Quintavalli e poi con Carmelo Salerno.
Il resto è storia recente con l’uscita dalla proprietà prima di Livio Bondavalli, poi Cristiano Giaroni, Gianni Perin e infine Conad. Dai dieci soci iniziali siamo a sette anche se Amadei e Salerno hanno il 70% circa delle quote.
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