In questi anni la Reggiana ha portato avanti progetti di inclusione sociale, uguaglianza e lealtà sportivo che devono essere valorizzati
Il mio “grido d’allarme” non vuole essere interpretato come una polemica ma un appello all’Ac Reggiana 1919: valorizzate il settore giovanile, investite sul concetto di “senso di appartenenza” e “radicamento al territorio” togliere dal polvere dalle tante iniziative (stoppate per la pandemia) che la società ha portato avanti in questi anni, perché ne va della sopravvivenza economica del club. Direte: ma cosa è successo? Semplice.
Il Sassuolo in questi giorni ha lanciato un progetto “Generazione S” finanziato dalla Regione Emilia Romagna che si inserisce nel contesto del Centenario del club neroverde e che ha come dogma “inclusività, rispetto, uguaglianza”.
Il concetto è “per diventare grandi ci vuole passione” e il progetto sarà accompagnato dalla Carta dei valori: un progetto – come è stato illustrato – che ha l’obiettivo di promuovere i principi etici ed educativi dello sport tra i giovani.
Un’idea affascinante e che il Sassuolo, per voce dell’Ad Giovanni Carnevali, è intenzionato a portare avanti in tutto il territorio, non solo a livello Regionale ma anche nazionale. Una adesione a titolo gratuito.
Mi sono dilungato su questo progetto “Generazione S” perché rivendico come la “paternità” di questi principi espiratori che da tempo la Reggiana ha sempre portato avanti con iniziative radicate sul territorio. Vorrei ricordare la creazione della squadra di Quarta categoria per l’inclusione sociale, la nascita della Reggiana femminile. Le tante iniziative che hanno coinvolto anche lo Store della Reggiana che ha chiamato a svolgere un ruolo primario a ragazzi portatori di handicap ma soprattutto tutta l’attività che è stata fatta a livello scolastico: dalle scuole elementari, medie, alle superiori. Vorrei ricordare l’iniziativa, unica nel suo genere, riservata ai ragazzi della scuola secondaria che hanno disegnato la terza maglia della Reggiana puntando proprio sui temi dell’uguaglianza, dell’inclusione sociale e della correttezza. Con la scuola alberghiera Motti di Castelnovo Monti era stato creato un rapporto di collaborazione con i ragazzi che sono stati impiegati nel catering che veniva svolto allo stadio e che hanno poi trovato una loro piena occupazione nelle stesse strutture. Le tante iniziative rivolge alle scuole calcio, la visita dei giocatori granata alle varie società sportive. Decine di iniziative tutte indirizzate a questi principi di ugualmente, lealtà sportivo, integrazione sociale.
Certo, la Reggiana non ha messo in campo le risorse finanziarie e di comunicazione del Sassuolo ma rivendic con forza non solo un progetto ma tante iniziative che hanno mobilitato la società. Citare l’impegno di Nicola Simonelli è riduttivo perché tante figure professionali all’interno e all’esterno della Reggiana hanno dato il loro contributo. Una “cultura sportiva” che la Reggiana deve rivendicare con forza in tutte le “stanze” e le istituzioni ma soprattutto il mio invito è di ripartire da ciò che è stato fatto e che forse per vari motivi è stato trascurato, accantonato o non valorizzato come dovrebbe essere. Non è una sterile polemica nei confronti del Sassuolo che anzi apprezzo per questo progetto “Generazione S” ma è doveroso che la Reggiana metta in forte evidenza il ruolo che ha avuto all’interno della comunità reggiana proprio per i principi che ho evidenziato. Per questo il mio accorato appello alla Reggiana è di pensare certamente alla prima squadra che vorrà ritentare la scalata alla serie B ma anche alla valorizzazione di un patrimonio sportivo, culturale e umano che in questi anni ha messo in campo. E’ fondamentale per far capire ai reggiani il “senso di appartenenza” e il “radicamento al territorio” della Reggiana. Non servono gli slogan “a Reggio solo la Reggiana” ma occorrono dei fatti, delle iniziative, dei progetti che avranno una ricaduta fondamentale sul settore giovanile della Reggiana che deve essere o tornare a essere un punto di riferimento per tutte le società della nostra Provincia. Occorre dare o ridare ai ragazzi dignità all’idea di indossare la maglia granata. E’ vero, il progetto “Generaione S” ha già raccolto consensi a Reggio (Sporting Chiozza, Fabbrico, Progetto Aurora) ma non importa perché c’è tanto lavoro e spazio ma soprattutto è necessario togliere la polvere dalle medaglie e dai trofei per ridare lustro ai progetti che da anni la Reggiana calcio sta portando avanti. La retrocessione della Reggiana deve essere lo stimolo per fare ancora di più perché è in questi momenti che la reggianità è un valore.
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