“Sono da 12 anni nella Reggiana e ho iniziato come accompagnatore, ora sono capo scouting del vivaio. Questa è la mia vita e vorrei diventasse la mia professione”
C’è chi da ragazzino insegue il sogno di indossare la maglia granata e chi ha nel cassetto il desiderio di scoprire il nuovo Messi e di portarlo alla corte della Reggiana. “Quando ero piccolo mi segnavo sui quaderni di scuola tutti i miei compagni che erano bravi a giocare a calcio. Il mio sogno era quello di andare alla ricerca dei nuovi talenti”.
Quel ragazzino oggi si è fatto grande e quella passione è diventata una professione o quasi. Davide Cocchi è da 12 anni alla corte della Reggiana. “Sono entrato nello staff del settore giovanile della Reggiana nel 2009/2010 grazie a Clarfiorello Fontanesi. Erano stati Fausto Vezzani e William Pinetti a portarmi in granata. Ho iniziato come accompagnatore della squadra dei giovanissimi nazionali”.
E quei famosi appunti sui fogli di scuola?
“Da sempre li ho trasferiti sul mio computer. Niente carta. Ho un archivio come nomi, numeri, dati e considerazioni infinito”.
Dodici anni in Reggiana con tanti ruoli?
“Da quattro anni sono responsabile scout del settore giovanile della Reggiana ma ho fatto tanta gavetta e conosciuto questo mondo in tutte le sue sfaccettature”.
Per un attimo si era allontanato dal pianeta granata.
“Avevo iniziato a svolgere il ruolo di scouting con la Reggio Calcio collaborando con l’Inter poi è stato Alberto Biagini a richiamarmi quando è nata la Reggio Audace”.
Adesso è arrivato anche il patentino della Figc.
“Ho fatto un master per avere un patentino federale da osservatore. Sono un tecnico a tutti gli effetti e posso essere messo sotto contratto da una società professionistica”.
Scouting a tutto tondo?
“Si’ non esiste una distinzione tra settore giovanile e prima squadra. E’ un’abilitazione che a breve diventerà obbligatoria per le società”.
Lavora alla Maxima a Poviglio ma tutti i fine settimana sono dedicati ad andare sui campi di calcio alla scoperta dei nuovi talenti?
“Non solo i fine settimana. Questo è ciò che voglio: trasformare questa passione che ho fin da quando ero ragazzino in professione. In precedenza non potevo iscrivermi a questo master a Coverciano ma ad ottobre sono rimasto senza lavoro e ho preso questa occasione per iscrivermi pagando di tasca mia l’iscrizione. Ho dovuto superare due test scritti e orali. Essere ammessi non è stato facile: sono stati presi in 40 su 450 domande”.
Capo scouting del settore giovanile della Reggiana ma quale sarà il passo successivo?
“Vorrei lavorare per una prima squadra, per questo ho fatto questo master a Coverciano”.
Ma si vive di scouting?
“Assolutamente si’. Adesso lavoro alla Maxima di Poviglio e mi trovo benissimo per cui in futuro potrei anche coniugare le due cose”.
Chi sono i giocatori che sono diventati importanti che ha segnalato?
“Milik lo seguo fin da quando giocava in Polonia. Notato. Van Hooiidonk del Bologna lo avevo segnalato quando giocava nel Breda e si era svincolato. Pessina dell’Atalanta mi aveva già impressionato quando giocava nel Monza”.
Ma cosa deve guardare un osservatore per capire se c’è in quel ragazzino la stoffa del campione?
“La qualità e la tecnica del giocatore. Il fisico, per me, viene dopo. Tecnica, attitudine e coordinazione sono i connotati essenziali”.
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