L’iniziativa “Io ti voglio bene sempre” non ha sfondato il muro delle 2.000 sottoscrizioni e tanti sono i motivi: dalla disaffezione ad andare allo stadio, alle partite sfalsate, a un campionato poco attraente
Diciamo la verità: questa Reggiana merita di più dei 1600 o 1700 abbonamenti fatti dalla Reggiana. Il dato non è ancora stato ufficializzato ma l’iniziativa “Io ti voglio bene sempre” ha riscosso adesioni in queste proporzioni. Una cifra decisamente inferiore al valore dimostrato dalla squadra.
Ma prima di entrare in questo contesto di “senso di appartenenza” della tifoseria granata è doveroso chiedersi anche perché questa iniziativa promozionale non ha riscosso il consenso che meritava. E’ bene ricordare che con “io ti voglio bene sempre” i tifosi potevano avere i biglietti per 17 partite (escluso solo il derby col Modena) a un prezzo decisamente promozione: 6 euro in curva, 8 euro nei Distinti e 17 in tribuna centrale, 10 in tribuna laterale senza contare i ridotti, i ragazzi che fino a 6 anni non pagano. Prezzi che sono quasi la metà rispetto a ciò che i tifosi pagheranno acquistando biglietti per singole partite. Senza dimenticare un particolare: niente diritti di prevendita e biglietti che arrivano direttamente sul telefonino via email. Una comodità unica.
La domanda sorge quindi spontanea: perché non si è arrivati alla quota di 4 o 5mila abbonamenti che è stata quella raggiunta dalla Reggiana negli ultimi anni?
La prima risposta fa riferimento a un aspetto psicologico: la pandemia, le restrizioni, la paura del Covid hanno cambiato la nostra vita e facciamo fatica a riprendere le vecchie abitudini per cui ogni posto affollato spaventa. Inutile nasconderlo, questa è una “paura” psicologica che ci porteremo dentro per tanto tempo.
L’altro aspetto è di comunicazione: dire “campagna abbonamenti“ è diverso che sottoscrivete un voucher “io ti voglio bene sempre”. E’ qualcosa che stona, cui non siamo abituati, che è poco accattivante per gli sportivi che da sempre hanno fatto l’abbonamento alla Reggiana. Sembrerà banale ma è un risvolto psicologico importante.
C’è poi stato, indubbiamente, un problema di sottoscrizione perché farlo online con il bonifico non è consuetudine, andare in sede non è semplice per chi lavora o ha degli impegni. In passato l’abbonamento era facilitato anche dalla possibilità di andare in una banca o anche in altri punti di rivendita autorizzati.
Poi ci può essere l’aspetto poco accattivante del torneo di serie C per cui si preferisce vedere le partite di cartello rispetto a quelle di basso profilo. Se poi consideriamo che ormai le partite giocate alla domenica sono sempre poche, è evidente che ci sono difficoltà nell’andare allo stadio il martedi’ oppure al sabato che spesso è lavorativo. Da ultimo è che con gli “stadi chiusi” ci siamo abituati a vedere la partita in televisione e quest’anno Sky dedica ampia attenzione alla serie C anche se la partita allo stadio è un’altra cosa.
Un altro elemento che ha decisamente inciso è la decisione della Teste Quadre che hanno fatto loro il motto “o tutti o nessuno” il che presuppone che non tutti quelli che solitamente vanno in curva abbiano sottoscritto il voucher. Se il Gruppo Vandelli è presente in modo massiccio non si può dire delle Teste Quadre che decideranno di volta in volta.
Morale della favola, questa è la realtà: la campagna voucher non ha raggiunto i duemila tagliandi mentre sul campo la Reggiana sta dimostrando di meritare di più non solo in termini di risultati ma soprattutto di spettacolo calcistico.
Questo non significa che al Città del Tricolore non ci sarà una buona affluenza di tifosi perchè le tre o quattro mila unità saranno presenti ogni partita interna ma non possiamo immaginare a numeri superiori anche perché è quasi impossibile ipotizzare una prevendita n pochi giorni di 4 o 5 mila biglietti, soprattutto con i botteghini allo stadio chiusi.
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