Il Var deve solo cercare di aiutare l’arbitro a sbagliare il meno possibile. Ma l’errore deve essere accettato se commesso in buona fede in un contesto di linearità di gestione della partita
La Reggiana è stata spesso vittima di torti arbitrali e soprattutto da parte dei varisti di turno. Le abbiamo sempre denunciato e alzato la voce soprattutto dopo la pessima direzione dell’arbitro Prontera. In quella occasione è stata toccato l’apice dello scempio con la sospensione della partita per “insulti razzisti di una decina di tifosi – così si è letto nel referto dello stesso arbitro – nei confronti di Dorval”. Occorre tenere conto che in quella partita erano presenti diecimila tifosi. Voglio tornare solo per un attimo sull’argomento, che oggi sembra ancora più ridicolo per un motivo: la Procura federale da una parte e la Digos dall’altra, pur esaminando i vari filmati della partita, non hanno trovato nessun riscontro a ciò che Prontera ha ipotizzato, tanto che il caso è stato archiviato. La Reggiana pagherà 10mila euro di ammenda più per il lancio della scarpa all’indiritto del collaborato, fatto grave e che poteva anche determinare la perdita della partita, più che per gli insulti. Questo per dire la scelleratezza di questa decisione dell’arbitro, senza tenere conto di tutto il pasticcio-equivoco legato al comunicato dello speaker. Da ultimo aggiungo un particolare in merito all’espulsione di Lucchesi determinata non dal quarto ufficiale ma da una sua errata interpretazione da parte dell’arbitro su ciò che gli avevano detto al Var. Non torno nemmeno sul gol annullato a Portanova perché ormai è palese l’abbaglio. Purtroppo questa scelta di Prontera, con tutto ciò che ha innescato, ha fatto passare il messaggio che Reggio Emilia è una città razzista, almeno nella sua parte sportiva. Una visione lontana anni luce dalla realtà. Ma qualcuno prima o poi dovrà chiedere scusa a chi ha bollato in questo modo i tifosi granata. Peccato che chi doveva alzare la voce ha preferito il silenzio.
Una lunga premessa per esprimere un giudizio che da tempo vado sostenendo: le partite devono essere dirette dagli arbitri e il Var deve essere uno strumento d’aiuto, non invasivo ma di supporto. Questo era il concetto iniziale poi stravolto perché abbiamo visto arbitri al Var decidere le partite facendo cambiare idea al direttore di gara che spesso subiva la sudditanza psicologica nei confronti del collega più esperto. Poi si è passati al controsenso di affermare “il Var non può intervenire perché non lo prevede il protocollo”. In pratica, come si usa dire, la pezza è peggiore del buco.
Vengo al concetto generale e nello specifico alla direzione di gara di Sacchi che è stata certamente caratterizzata da interpretazioni, forse errori ma se non altro in piena autonomia e autorevolezza. Non entro nemmeno nel merito dei vari casi, però è una direzione di gara che deve essere accettata anche se con valutazioni discutibili da un parte e dall’altra. Lo conferma il fatto che hanno protestato i tifosi del Catanzaro come quelli della Reggiana il che significa che Sacchi avrà probabilmente sbagliato ma senza favorire nessuna delle due squadre. Del resto nessuno contesta il pareggio anche se la Reggiana avrebbe meritato qualcosa di più. Ma ci sta. Ho trovato anche sensato gestire bene i cartellini perché un’espulsione determina in modo pesante una partita.
Questo per rimarcare con forza che le partite devono essere arbitrate con autorevolezza e personalità dal direttore di gara e il Var deve solo cercare di aiutare l’arbitro a sbagliare il meno possibile. Ma l’errore deve essere accettato se commesso in buona fede in un contesto di linearità di gestione della partita.
E per favore aggiorniamo la regola del fuorigioco tornando al concetto di “luce” perché altrimenti un giocatore non può essere penalizzato perché calza il 45 di scarpa.
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