Bendetto Iraci: “Che bello poter girare la città in bicicletta”

Bendetto Iraci: “Che bello poter girare la città in bicicletta”

La nostro rubrica “cosa ricordi di Reggio Emilia”

Della serie “la classe operaia va in Paradiso”. Benedetto Iraci, meglio conosciuto come Benny, ha giocato tre stagioni con la maglia della Reggiana (dal 2010 al 2013, 69 presenze e 4 gol) ma per i tifosi granata è l’uomo che ha deciso la salvezza ai play out nella drammatica partita a Cuneo. Suo il rigore procurato e poi trasformato da Alessi. Ma Benny Iraci è amato perché è un ragazzo siciliano che a Reggio Emilia ha saputo trasmettere ai reggiani la passione della sua terra e in cambio ha ricevuto affetto, stima e apprezzamento per la sua generosità in campo e fuori dal rettangolo di gioco. “A Reggio Emilia è nato mio figlio Salvo – rimarca Benny – anzi dirò di più: è stato concepito e nato a Reggio per cui una parte del mio cuore è reggiano. Sulla sua carta d’identità c’è scritto nato a Reggio Emilia e di questo ne vado fiero”.

Cosa ricordi dei tre anni vissuti a Reggio Emilia?

Oggi che vivo a Palermo, una grande città che ti offre tutto ma non quello che avevo a Reggio Emilia: la libertà di poter andare al campo in bicicletta. Amavo girare in bicicletta per la città, utilizzare le tante piste ciclabili che ti fanno godere la sensazione di libertà. Per tre anni ho vissuto nella zona del Sali&Tabacchi e tante volte andavo in via Agosti in bicicletta. Erano passeggiate bellissime che a Palermo non mi posso concedere”.

Eri un buongustaio?

Non amavo andare al ristorante perchè ero venuto a Reggio con la famiglia. Mi ricordo con piacere e nostalgia i cappelletti che mi preparava la mamma di Andrea Mattioli e Ivan Valentini. Spesso andavo a trovare Beppe Alessi ad Albinea ed era il pretesto per andare al ristorante ma diversamente ero tutto campo e casa”.

Un palermitano che si innamora di Reggio Emilia, chi l’avrebbe mai detto.

La cosa strana è che tutti dicono che al Nord non c’è la passione che abbiamo noi siciliani, invece non è così. A Reggio Emilia ho trovato nei reggiani un affetto travolgente. I tifosi granata sono incredibilmente passionali ma anche fuori dal campo la gente ti vuole bene, è generosa, aperta, sempre pronta ad aiutarti, ti fa sentire bene. Sono in tanti ancora a scrivermi, ci teniamo in contatto. Come detto abitavo in zona Quinzio e mi sentivo a casa. Per tre anni ho vissuto pienamente la vita della città perché per la lontananza andavo raramente a Palermo. Con i proprietari dell’appartamento si era creato un legame profondo e ricordo con piacere la loro totale disponibilità”.

Come trascorrevi il tempo libero?

Con la famiglia oppure andavo a trovare dei parenti che abitavano a Fiorano e a Maranello. Con loro trascorrevo il giorno libero e le festività”.

E in città i punti di riferimento?

L’aperitivo al bar Europa. Era un bell’ambiente, amichevole e anche di tifosi granata”.

C’è un’immagine che porti dentro della città?

L’ordine e la pulizia ma soprattutto a Reggio funziona tutto. La mia vita a Reggio ha coinciso con la nascita di mio figlio e come tutti i genitori c’è stato bisogno di visite, prenotazioni sanitarie, ospedale. In pratica tutto ciò che ti serve per la famiglia. A Reggio tutti i servizi per le persona funzionavano. Mi stupivo del fatto che bastava andare in una farmacia per prenotare un esame o una visita medica. Come famiglia siamo stati residenti a Reggio Emilia e in quegli anni mi sono sentito veramente un reggiano. Diciamo un reggiano che gioca nella Reggiana, la squadra della tua città. Ed è stato entusiasmante”.

In tutto questo non pesava il fatto che giocavi nella Reggiana?

Purtroppo quei tre anni non sono coincisi con stagioni esaltanti per la Reggiana, c’era grande interesse ma poco entusiasmo. Sono stato trattato bene come persona e questo è ancora più bello. Quando mio figlio è stato in ospedale ho riscontrato una professionalità, disponibilità e una dedizione commovente. Ciò che oggi purtroppo a Palermo faccio fatica a ritrovare”.

Un palermitano a Reggio Emilia soffre la lontananza?

L’ho detto e lo ripeto: per me è stata l’esperienza più bella della mia vita, non solo professionale ma anche come uomo e padre di famiglia”.

Sei sempre stato molto legato a Beppe Alessi.

Ci frequentavamo a Reggio Emilia e siamo tuttora in contatto. E’ venuto al mio matrimonio, spesso facciamo anche vacanze assieme. Mi sento anche con Mei e Matteini. Sono ricordi belle e ci facciamo sempre quattro risate”.

E dopo la Reggiana?

Tuttora continuo a giocare solo a calcio. Non ho ancora pensato a cosa farò dopo il calcio. Per il momento continuo anche perché il fisico me lo consente”.

Sei  passato alla storia per la doppietta più veloce: in 49 secondi.

Devo dire che a livello di calcio regionale sono molto apprezzato. Ho vinto quattro campionati, ho giocato per tanti anni in serie D. Ho giocato nel Canicattì ma cambierò squadra. Il calcio mi permette ancora di sentirmi un professionista”.

Stesso ruolo?

Sì, esterno ma con la possibilità di segnare qualche gol in più. Ho visto diversi trofei regionali importanti come la scarpa d’oro e altri attestati. In Sicilia sono considerato un ottimo giocatore”.

E il futuro?

Non lo so ancora. Ho preso il patentino da allenatore ma vediamo”.

Il sogno è un giorno di giocare con suo figlio?

Mai dire mai. Per il momento lo seguo nel suo approccio al calcio. Posso chiedere una cosa?”

Certo

Salutatemi Sonny D’Angelo. E’ un amico”.

Sarà fatto.

Wainer Magnani
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