Gli eroi granata che in campo e fuori dal rettangolo di gioco hanno contribuito a riportare la Reggiana in serie B
Questa promozione ha tanti protagonisti ma alcuni aspetti mi affascinano. Non vi parlerò dei protagonisti amati dai tifosi o che sono stati decisivi sul campo ma di atleti e uomini che hanno lasciato un segno.
Inizio dal capitano Paolo Rozzio: settimo anno in granata, uno di quei giocatori che è ripartito dalla serie D, che ha avuto cuore e testa, che ha conosciuto gioie e dolori. Paolo aveva un conto in sospeso con la Reggiana per quella retrocessione dalla serie B che era un macigno che pesava, per quel punto gettato al vento a Vicenza che avrebbe consentito la riammissione. Ci ha messo cuore e anima anche lo scorso anno e il duello beffa col Modena l’aveva ulteriormente segnato. Per questo capisco la sua ansia e le sue paure in queste ultime partite. Rozzio professionalmente ci teneva più di tutti a ridare la serie B Reggio Emilia anche per un altro aspetto: a Reggio, anzi a Correggio, ha conosciuto la sua anima gemella e soprattutto è diventato papà di Bianca. La serie B è la chiusura del cerchio.
Poi c’è Luca Cigarini, un reggiano che per 13 anni ha vissuto in serie A, lontano da Reggio. Una maglia granata che il destino non gli ha mai fatto indossare ma che ha fortemente voluto. All’inizio per l’amicizia con Andrea Costa, per rispetto del papà tifoso granata, per la sua famiglia che è reggiana e poi perché voleva realizzare un sogno: riportare la Reggiana in serie A. So quanto ha lottato per venire alla Reggiana, negandosi a tante società e da ultima il Padova quando ormai era pronto per firmare. La beffa dello scorso anno, con l’infortunio nella gara dei play off lo hanno fortificato. Ha fatto di tutto per tornare in campo, per riportare la Reggiana in serie B, per riprendersi ciò che voleva. Ma la sua grandezza l’ha dimostrata quando ha capito che non era nelle migliori condizioni per offrire il giusto apporto alla squadra. E’ fisiologico una flessione di forma per chi è rimasto fuori sei mesi per infortunio: al rientro fai subito bene, poi c’è la discesa. Oltrettutto Luca ha avuto una forma influenzale che l’ha debilitato. Ma è stato proprio in quel momento che Cigarini è stato un gigante, nel cedere il testimone a Fausto Rossi, suo compagno di squadra e amico. Le qualità di Cigarini non si possono discutere: lo scorso anno gli ho visto fare giocate che mai nella mia carriera ho visto ma quest’anno ho scoperto un grande uomo e soprattutto cosa significa sacrificarsi per la squadra.
Alessio Luciani è un altro protagonista di questa promozione che merita una sottolineature. Quando si dice “la classe operaia va in paradiso” ecco lui è un esempio lampante di un uomo che voleva vincere questo campionato perché rappresenta il coronamento della sua carriera. Ha lottato e si è impegnato ogni giorno per essere sempre al top della forma perché sa che solo in questo modo può essere uno dei migliori, degno della maglia granata. Mi ha colpito una sua frase: tengo famiglia. Eravamo nel periodo di calcio mercato invernale quando i giocatori che sono in scadenza di contratto antepongono la sicurezza del futuro alle ambizioni di carriera. Alessio poteva fare la scelta di andare in un’altra squadra per allungare il suo contratto ma non ha fatto questa scelta perché voleva conquistare la serie B. Ai miei occhi è un gigante come uomo e come professionista.
Giuliano Laezza è un napoletano speciale e quest’anno potrà festeggiare due volte. L’ammirazione nasce non solo per le sue qualità caratteriali e tecniche come giocatore ma per il suo trascorso fatto di tanti, tanti, tanti infortuni. Uno che non ha mai mollato, che ha lottato come un leone contro la malasorte che lo aveva martoriato. Vederlo prima conquistare la maglia da titolare ma soprattutto la fiducia dei tifosi è stato impagabile.
Daniele Sciaudone è un altro uomo affascinante: ha accettato di essere un titolare del gruppo senza mai scendere in campo, lui che è sempre stato un protagonista in tutte le squadre dove ha militato. Non ha voluto lasciare la Reggiana a gennaio, rifiutando contratti importanti pur di far parte di questo squadra. E ogni volta che lo vedevo in allenamento era uno dei più positivi per spirito, abnegazione e professionalità. Sempre col sorriso sulle labbra. Ha rischiato anche di essere un fuori lista, cosa non avvenuta per volontà del mister. Daniele è stato un grande protagonista “invisibile” di questa promozione.
Di Jacopo Pellegrini si decanteranno le sue gesta, la sua impresa da reggiano doc, il suo apporto in termini di gol. Io voglio sottolineare un aspetto: al suo arrivo era considerato il classico ragazzino reggiano per fare minutaggio e prendere il premio dal Sassuolo. Inutile che lo neghiamo: era sottovalutato da tutti. Il suo campionato lo dimostra perché nella prima parte è sempre partito dalla panchina ma poi non solo ha conquistato la stima dei compagni, del mister e dei tifosi ma si è preso la ribalta. Oggi tutti lo esaltano, io che ne avevo apprezzato le sue qualità ai tempi delle giovanili, vorrei rimarcare la sua forza di volontà nel volere a tutti i costi diventare protagonista nella squadra di cui è sempre stato tifoso attraverso la dedizione, la caparbietà e il carattere. Sono stati quei mesi “al buoi” che lo hanno reso grande ai miei occhi.
Fausto Rossi è un altro che ha conosciuto onori e sofferenze. Lui è l’uomo del popolo. Come Paolo Rozzio aveva un boccone amaro che non riusciva a digerire: la retrocessione. Fausto voleva restituire alla città ciò che un mancato pareggio o Vicenza aveva tolto o ancora prima la vicenda Covid. Aveva questo conto in sospeso che ha voluto saldare a ogni costo e si è caricato sulle spalle la responsabilità di guidare la squadra prima senza Cigarini poi dopo anche con Luca facendosi trovare pronto mentalmente e fisicamente. Sulle sue qualità tecniche nessuno può discutere. Fausto è l’uomo del popolo perché si è integrato come nessun nel tessuto sociale reggiano, ha intrecciato rapporti che saranno indelebili anche se stabilirà la sua residenza a Torino.
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