I progetti della Reggiana: attenzione alle esigenze del territorio, continuità e approccio collaborativo

Dalle Squadre Special, all’Integration League a Provincia Granata, al rapporto con Unimore

Nicola Simonelli, Segretario Generale della Reggiana illustra i progetti per un percorso di sostenibilità davvero fuori categoria, esempio virtuoso per tutto il calcio italiano, fondato su tre direttrici chiave: attenzione alle esigenze del territorio, continuità e approccio collaborativo.

SOSTENIBILITA’
Guardando all’evolversi del contesto attorno a voi, quanto e in che modo pensi sia cambiato il vostro lavoro per la sostenibilità?
“Un tema chiave di questi anni è stata innanzitutto la volontà di continuare a mettere a sistema le cose che facciamo. Ragionare quindi in ottica strategica, oltre che di continuità, altro elemento fondamentale: non agire per eventi, ma con progetti caratterizzati da una visione a lungo termine.
Abbiamo poi proseguito la costruzione di partnership stabili, secondo me tratto distintivo del nostro lavoro. In tutto questo, il supporto della proprietà è un altro elemento che non è mai cambiato, permettenedci di trasformare un’idea in un impegno vero e proprio. E questo anche nelle serie minori, un dettaglio non scontato.
In ultimo, il panorama intorno a noi è sicuramente mutato, con le grandi novità della Uefa che a breve arriveranno anche in Italia. Ecco, il nostro continuo impegno in questi anni ci ha permesso di anticipare in qualche modo queste situazioni, conferma che la strada imboccata era quella corretta”.
LA FILOSOFIA

Come già accennato, emerge chiaramente la volontà di impostare il vostro percorso secondo logiche sistemiche e strategiche. Un approccio, questo, che caratterizza i migliori esempi in circolazione, non solo in Italia. Quali sono gli ingredienti chiave per arrivare a questi standard?
“Innanzitutto, è fondamentale avere conoscenza del territorio. Capire quindi il contesto nel quale sei inserito, le sue peculiarità, i bisogni e le opportunità che può offrire. C’è poi la capacità di leggere questi elementi per capire come rispondere con efficacia, anche guardando alla creazione di connessioni con gli stakeholder più adatti. Infine, bisogna trovare il modo di creare progetti ad hoc, quasi “sartoriali”, che sappiano quindi raggiungere gli obiettivi stabiliti con risposte appunto “su misura”. E in questo senso, credo che un club come la Reggiana abbia un vantaggio importante per la vicinanza con il territorio e per essere sua espressione diretta. Un esempio calzante in questo senso è quello legato alla nostra Squadra Special, realtà che siamo stati tra i primissimi in Italia ad avere. Guardandoci attorno, ci siamo resi conto di un terzo settore molto presente a Reggio Emilia, di una sanità pubblica altrettanto forte, e di un ente pubblico che supporta molto queste realtà. Tre ingredienti chiave, forse unici della nostra regione, che hanno permesso di impostare un lavoro che oggi prosegue molto positivamente”.
LA CERTIFICAZIONE
Pietra miliare del vostro recente percorso è senza dubbio il tentativo di ottenere la certificazione ISO 20121, ulteriore garanzia dell’impegno che state portando avanti. Come procede questo lavoro?
“Diciamo che la volontà di dare sistemicità e direzione al nostro impegno è, come già accennato, una costante. Per quanto riguarda la certificazione, abbiamo leggermente cambiato obiettivo formale. Il motivo è legato alle novità in arrivo da parte di Lega e Federazione, ovvero il Sistema di Licenze Nazionali. Queste licenze di fatto andranno a certificare il tuo lavoro, diventando riferimenti specifici per il mondo del calcio. Per cui abbiamo deciso di allinearci direttamente a questi requisiti”.
IL RAPPORTO CON UNIMORE
In molte delle iniziative sul tema siete spesso affiancati dall’Università di Modena e Reggio Emilia. Un sodalizio, quello con l’ateneo, come se ne vedono pochi nel nostro calcio, ma dall’enorme potenziale e (crediamo) assolutamente replicabile in altri contesti. Ci spieghi caratteristiche e benefici della vostra collaborazione?
“Con l’università abbiamo una vera e propria convenzione per tutta una serie di progettualità, sia in termini di realizzazione delle stesse che della loro impostazione. È una sinergia di grande importanza e privilegio, che certifica in qualche modo le potenzialità del nostro lavoro: l’ateneo ha infatti riconosciuto il nostro ruolo di agenzia educativa. Non solo una società sportiva professionistica, quindi, ma un vero e proprio presidio territoriale, chiamato in causa – insieme ad altri importanti attori – anche per progetti di grande impatto sociale. Quello sulla legalità – promosso insieme all’università e la prefettura nelle scuole del territorio – è forse l’emblema di ciò, con lo sport che diventa strumento educativo. E la qualità di questo lavoro sta portando a nuove convenzioni su altri temi, vedi quella lanciata proprio in questi giorni su parità di genere e materie STEM”.
La sinergia con UNIMORE è un esempio virtuoso ma tutt’altro che isolato se calato nella vostra visione della sostenibilità. Invece, come già emerso, rispecchia il desiderio di mettere insieme una rete di attori attivi e interessati, al centro della quale ci siete proprio voi, centro nevralgico di questo impegno condiviso e continuativo. Come si manifesta questo lavoro?
“Coerente con la nostra visione strategica di questo lavoro, ma anche con le nuove direttiva dell’Unione Europea in termini di rendicontazione, l’idea è stata quella di mettere a sistema anche il lavoro con i partner, andando a coinvolgerli direttamente nelle attività sociale. E infatti abbiamo alcune realtà che hanno deciso di sponsorizzarci, andando magari a sostenere progetti nei quali si ritrovavano per tematiche particolari o un impegno preesistente, pur non essendo brand legati alla prima squadra. E come accennato, tutti questi attori possono poi fare accenno a queste iniziative nei documenti di rendicontazione che devono pubblicare. Non ci sono solo enti privati, comunque, perché anche con quelli pubblici si stanno costruendo importanti legami”.
INTEGRATION LEAGUE
Gli esempi di successo per spiegare questo approccio abbondano. Ma il più significativo è forse quello che riguarda la squadra che ha preso parte alla prima Integration League, iniziativa di inclusione rivolta a migranti e rifugiati promossa da Lega Pro e Project School, da cui ovviamente Reggiana non poteva rimanere fuori.
“Nato come un evento sportivo, abbiamo continuato a lavorare con la rete che si è venuta a creare: cooperative sociali del territorio, società dilettantistiche locali, la Prefettura, e naturalmente gli stessi partecipanti. Questo gruppo stabile continua ad allenarsi, sta prendendo parte ad altre attività, e alcuni di loro sono stati anche assunti da alcuni dei nostri sponsor che hanno necessità di manodopera. Insomma, un esempio perfetto di iniziativa win-win”.

Inclusione e non solo. Il ventaglio delle proposte – pur come detto in continuo ampliamento – tocca diversi altri ambiti: legalità e cultura, ma anche educazione e ambiente. E le attività che li vanno a “riempire” sono altrettanto numerose. Qualche esempio, oltre a quelli già accennati?
PROVINCIA GRANATA
“La già accennata Squadra Special è sicuramente uno da cui possiamo partire. È stato interessante vedere come questa proposta si sia evoluta nel tempo rispetto a dove siamo partiti. Oggi, infatti, accogliamo nella nostra squadra anche ragazzi con malattie psichiatriche ospiti delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (o ‘REMS’). Una richiesta nata dal territorio, a cui abbiamo voluto rispondere adattando in qualche modo un progetto nato con altri obiettivi.
Un altro esempio che potrei fare è il nostro programma affiliate, Provincia Granata. Non ci sono veri e propri obiettivi sportivi, ma l’attenzione è quasi unicamente rivolta alla promozione di valori educativi e sociali.
Sull’ambiente, infine, abbiamo messo in piedi una serie di soluzioni: ad esempio l’attenzione al risparmio energetico, l’utilizzo di magliette fatte con tessuto proveniente da materiale riciclato, oppure biocarburanti per i mezzi di trasporto della società. E in più stiamo lavorando ad altre attività legate alla mobilità sostenibile, all’economia circolare e all’attenzione agli sprechi (anche in collaborazione con Mapei, azienda proprietaria dello stadio)”.
I NUOVI PROGETTI
Abbiamo già iniziato a snocciolare novità per i prossimi mesi. Salutandoti e ringraziandoti, cos’altro avete in cantiere per il 2024?
“In generale, la volontà è quella di ampliare lo spettro delle nostre proposte e quindi allargare la platea dei beneficiari. Ad esempio, stiamo lavorando per rendere l’esperienza stadio più accogliente ed accessibile per le persone non vedenti e ipovedenti, mettendo a disposizione un servizio di audio cronaca dedicato. Oppure, in un’ottica di sviluppo del territorio, vogliamo utilizzare il prossimo ritiro estivo come occasione per promuovere una serie di iniziative nella località appenninica che ci ospiterà”.

Wainer Magnani
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