Il presidente della Lega Pro Ghirelli si è dimesso

Il presidente della Lega Pro Ghirelli si è dimesso

Il vero problema è il mancato rispetto nei confronti dei tifosi che sono i veri attori di questo campionato di serie C lo si è riscontrato anche nell’ultima programmazione delle partite

Il presidente della Lega Pro Ghirelli si è dimesso. Credo sia un atto dovuto dal momento che il suo progetto di riforma del campionato ha trovato 24 società su 60, quelle che portano pubblico negli stadi per intenderci, lo hanno bocciato. Un atto dovuto ma non scontato, anzi la scelta delle dimissioni in questo mondo di poltrone è molto difficile e per questo è apprezzabile. Vorrei, però, sapere se ha mantenuto la carica di vice presidente della Figc o se questo ruolo è decaduto dal momento che non rappresenta più nessuno a livello calcistico. Onestamente ho qualche dubbio ma lo capiremo nei prossimi giorni.
Ci tenevo, però, a rimarcare un aspetto: le sue dimissioni sono una presa di coscienza che qualcosa non sa nella gestione della serie C ma per un aspetto diverso rispetto alla riforma dei campionati: l’assoluta mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi e l’incapacità di capire quali sono le vere problematiche delle società di calcio.
Il mancato rispetto nei confronti dei tifosi che sono i veri attori di questo campionato di serie C lo si è riscontrato anche nell’ultima programmazione delle partite. Come pensate sia possibile fare la concorrenza alla serie A con lo “spezzatino” televisivo a fronte di introiti pari a zero? La vera rivoluzione sarebbe tornare, come fa la serie D, al concetto di stabilità: tutte le partite alla domenica alle 14.30. Questa sarebbe la vera rivoluzione della serie C. O se la domenica non vi piace, tutte al sabato alle 14.30. Qualcuno potrebbe dire: ma c’è la serie B? La risposta è semplice: la serie B prende soldi e non dà nulla alla serie C. Continuando con questo “spezzatino” si perderanno sempre più tifosi negli stadi e le società non avranno nulla in cambio. Per questo sostengo che la vera rivoluzione è giocare sempre alla domenica alle 14.30.
L’altra mancanza della Lega Pro è nei confronti delle società. Prendiamo il marketing. E’ mai possibile che la serie C che ha 60 squadre ed è presente in tutte le regioni e anche in città importanti non possa intercettare sponsor di carattere nazionale per le proprie società? E’ mai possibile che non vi sia un ufficio marketing votato a reperire sponsor per tutte le 60 società? Attenzione, l’idea c’è ma sono come gli statali: fanno il loro compitino. Per rimediare basterebbe assegnare l’appalto del marketing all’esterno.
E’ così difficile stabilire una politica unica dei prezzi e con un solo gestore dei ticket? Pensate al risparmio. E’ vero, non c’è omogeneità tra le 60 società di calcio ed è per questo motivo che occorre cambiare e sposare la filosofia di una serie C d’Elite e poi del semiprofessionismo.
Le società di serie C hanno una tassazione uguale alla serie A e serie B senza ricevere niente in cambio. La tassazione significa che se un calciatore ha un ingaggio netto di 100 alla società costa 230. Non dimenticatelo mai perché questo è il male della serie C.
Mi direte: se togliamo la tassazione siamo come la serie D e i giocatori non possono andare in pensione. Vero ma il difetto è in una serie D professionistica travestita da dilettantismo.
Vogliamo parlare degli impianti sportivi? Perché ci sono società che hanno strutture da 10 o 20 mila posti e si confrontano con realtà di 1000 o al massimo 3000 posti. Senza parlare dell’assenza di tornelli, steward adeguati, video sorveglianza limitata. Questa diversità a livello di stadio, cito Triestina, Padova, Siena, Crotone, Catanzaro, Avellino ecc è figlia del principio della “deroga”. Le società che hanno vinto il campionato che rappresentano piccole realtà, le cosiddette favole del calcio, pensate al San Donato Tavarnelle, al Gibelson, al Monterosi, alla Recanatese e a tante altre, si sono potute iscrivere in virtù della deroga oppure di regole che possono essere facilmente aggirate o che rispettano parametri che sono fuori dal contesto generale. Bastava una semplice regola al momento dell’iscrizione alla Lega Pro per evitare tutto questo: hai un impianto in regola…facciamo con 7mila posti a sedere? Oppure con 10mila posti a sedere? Sarebbe stato sufficiente far rispettare questa regola e oggi non ci ritroveremmo in questa situazione. Invece abbiamo cavalcato l’idea della favola calcistica e siamo in queste condizioni. A Brescello sanno benissimo cosa significa. Vi ricordare il Brescello in serie C al Morelli? Il Comune ha speso migliaia di euro per mettere a norma (si fa per dire) il Morelli e ora quella maxi tribuna in tubolari è un ammasso di ferraglia. Il Brescello era poi emigrato al Mirabello ma a quel punto non aveva un senso perché Brescello è l’espressione della comunità di Brescello e non di Reggio Emilia dove c’è già, da sempre, una squadra che identifica la reggianità. E’ lo stesso errore fatto dal Sassuolo che ha preferito avere uno stadio di proprietà rispetto ad essere la squadra di Sassuolo e dei sassolesi. Hanno pensato di potersi identificare con un territorio più ampio, non facendo i conti con un concetto che è radicato nel calcio: il senso di appartenenza a un territorio a una bandiera.
Sono stato lungo e noioso e mi scuso ma sono temi che animano il nostro calcio.

Wainer Magnani
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