Aimo Diana si racconta a Gianluca Di Marzio

Aimo Diana si racconta a Gianluca Di Marzio

“Alvini mi ha lasciato un bel gruppo di calciatori, molto preparati. Le differenze sono soprattutto a livello tattico, lui lavora molto alla Gasperini, io lavoro su altro. Però mi ha lasciato un bel gruppo. Ho un bel rapporto con lui. Per altre differenze poi bisognerebbe chiedere ai miei calciatori”

Aimo Diana è stato intervista da Gianluca Di Marzio per la rubrica la Casadic . “La partita di domenica contro la Carrarese era molto complicata. Lo sapevamo perfettamente. Anche perchè, la partita con il Cesena di lunedì è stata molto dispendiosa. Sapevamo che si poteva pagare qualcosina, anche perché di fronte avevamo la Carrarese, che veniva da quattro vittorie consecutive e gioca un buon calcio. Ci aspettavamo di vincere la partita, ma quando non vinci è meglio non perdere. Mi aspetto bagarre fino alla fine, tutti i campi sono complicati. Lavoriamo. I competitor sono importanti, l’importante è avere massimo rispetto. L’anno scorso ci siamo andati molto vicini e non ce l’abbiamo fatta, quest’anno la promozione è il nostro obiettivo”.

REGGIO E LA SERIE B

“Reggio Emilia è tanti anni che aspetta di essere protagonista. Ce l’abbiamo fatta tre anni fa, quando c’erano gli stadi chiusi, e ci vogliamo riuscire quest’anno. vogliamo portare la squadra in Serie B. Anche io, come i tifosi, non vedo l’ora di confrontarmi con una categoria diversa“.
“Il Cesena incontrato settimana scorsa (lunedì 20 febbraio) è la squadra più forte in assoluto che abbiamo affrontato. Non solo per giocatoti e per nomi, ma anche per fisicità. È una squadra sul nostro livello. Nonostante abbiamo vinto con loro e abbiamo fatto una bella gara, è una squadra che ci ha fatto faticare tantissimo, è una squadra che ha vinto tanto questa stagione, quindi dobbiamo vincere tanto anche noi”.

IL BRESCIANO DE ZERBI

“Roberto è un amico. Lui si reputa un bresciano di città, mentre io sono bresciano di paese. Tra di noi c’è sempre stata questa diatriba. Robi è bresciano di Mompiano, vicino al Rigamonti, mentre io sono di Poncarale, un paese a 5 km da Brescia. C’è sempre stato questo scontro, io di città e lui paesano. A livello calcistico abbiamo sempre litigato, abbiamo alcune idee diverse. Ora lui sta facendo una grande carriera, se la merita. Ha una grandissima passione. Se io avessi la sua passione sarei molto felice, ha fatto tanti sacrifici. Così come lui riconosce i miei sacrifici, quando ho fatto scelte non facili come Melfi e Sicula Leonzio. La mia carriera doveva passare da queste esperienze. Con De Zerbi Diana ha condiviso lo spogliatoio da calciatore (a Trento nel 2013), nella sua ultima esperienza prima di appendere gli scarpini al chiodo: “Per me l’esperienza a Trento è stata importante perché mi ha fatto capire che dovevo smettere. Lì Robi aveva un grande spirito, mi diceva di andare lì e di aiutare la squadra. Questo è il suo spirito trainante. È durata poco, dopo due mesi mi sono ritirato, ma quell’esperienza ci ha unito. Poi abbiamo fatto i corsi insieme: Uefa A, Uefa B e il Pro. Abbiamo discusso tante volte sul profilo tecnico tattico”. Poi fa un commento sulla sua carriera: “Adesso lui ha dinamiche diverse, è a un livello completamente diverso. È molto metodico. A me piace lavorare su spazi diversi, su linee diverse”.

I TANTI MAESTRI

“Sono tanti gli allenatori che ho avuto. Ho sempre cercato di divedere le loro capacità. Se parlo di Mazzone la gestione del gruppo sua e quella di Marcello Lippi sono state ottime. Quando andavo in nazionale con Lippi, nonostante fossi un gregario, mi dedicava lo stesso tempo che dedicava a Totti. Mazzone? L’ho sempre visto come grande uomo. Prandelli è un maestro, forse è l’unico che mi ha insegnato il ruolo. Non posso dimenticare mister Novellino, è quello con cui sono arrivato in nazionale. Ho avuto 3-4 anni con lui, mi ha dato sul profilo caratteriale un passo in più. Non mi soffermo sugli aspetti tecnico tattici, sono molto diversi tra di loro. Ma ci sono stati 3-4 allenatori che mi hanno dato qualcosa in più”

TRA PASSATO E PRESENTE

“La realtà è che quest’anno siamo stati sempre tra la prima e la seconda posizione. Venivamo già da un anno di percorso, eravamo lì ma non giocavamo bene come l’anno scorso. La partita contro il Florenzuola è stata maledetta, ancora oggi non capiamo cosa sia successo. Però ci ha aiutato a ricompattarci: in quel momento sia la tifoseria che la società era arrabbiata con noi, più che altro per la figuraccia fatta. Sapevamo che dovevamo uscirne noi”.

AMICO DEI CALCIATORI

“É chiaro che ho un’età tale che mi permette di avere un linguaggio simile ai miei calciatori. Questo mi permette di avere un rapporto diverso con i miei calciatori. Dobbiamo cercare il più possibile di avere un rapporto umano. La serie C vive di dinamiche molto comuni, di vita vera. Non ci sono guadagni incredibili, si aspetta lo stipendio. Se non trovi l’allenatore che ti capisce, può essere dura. Ciò non vuol dire che ho problemi ad usare il bastone quando necessario. Do molta libertà ai miei calciatori, ma va guadagnata”.

L’EREDITA’ ALVINI

“Alvini mi ha lasciato un bel gruppo di calciatori, molto preparati. Le differenze sono soprattutto a livello tattico, lui lavora molto alla Gasperini, io lavoro su altro. Però mi ha lasciato un bel gruppo. Ho un bel rapporto con lui. Per altre differenze poi bisognerebbe chiedere ai miei calciatori”
LO SGUARDO ALLA SERIE A

“Quello che propone Pioli a me piace tanto. Mi rivedo in tante cose. Anche la prima Inter di Inzaghi si muoveva molto come piace a me“. Anche se, comunque, rimanere originali è sempre importante: “Ho sempre parlato con i miei colleghi, e ho sempre pensato che noi giovani ci dobbiamo sempre mettere del nostro. La Serie C in questo è una bella possibilità. I miei anni di Renate sono stati fondamentali, ho potuto provare il mio calcio, anche sbagliando. Avevo una società che mi sosteneva, che mi ha aiutato poi a venire qui, che è sempre Serie C ma a un livello più alto. Italiano, Zanetti sono stati tutti miei compagni di squadra e li conosco perfettamente. Ognuno ha fatto il suo percorso. C’è chi è partito dalla Serie A, ma ce ne sono tantissimi che hanno fatto gavetta. E sono contentissimo. La Serie C ha tantissimi allenatori validi, ogni squadra è ben organizzata. Gli allenatori italiani sono apprezzati in tutto il mondo per quello che fanno. La mia missione è quella, arrivare ai massimi livelli per portare un’idea del calcio che se sarà vincente lo dirà solo il tempo”.

IL FUTURO

“Se succede quello che succede (la promozione inB), io ho un contratto con un’opzione di rinnovo. Al momento però è meglio abbassare la testa, pedalare, e cercare di raggiungere l’obiettivo. Io qua mi trovo benissimo, la città mi piace tantissimo. Sono a mio agio.”

Wainer Magnani
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