Caro Varone scegli con il cuore non con la pancia

Caro Varone scegli con il cuore non con la pancia

Non me ne voglia Ivan Varone ma Aimo Diana ha fatto bene a essere sincero nel motivare la sua scelta di escluderlo per la partita a Lecco e anche nel prendere quel provvedimento nei confronti del centrocampista granata per quel gesto, più di frustrazione che di sano agonismo. Non vedo nessun caso Varone perché capita

Non me ne voglia Ivan Varone ma Aimo Diana ha fatto bene a essere sincero nel motivare la sua scelta di escluderlo per la partita a Lecco e anche nel prendere quel provvedimento nei confronti del centrocampista granata per quel gesto, più di frustrazione che di sano agonismo.

Non vedo nessun caso Varone perché capita in tutte le squadre non fosse altro perché riguarda un giocatore che a più riprese e mi dicono anche in modo ossessivo, ha chiesto ai suoi procuratori di trovare una società di serie B. Ora capisco le sue ambizioni e non lo metto in discussione ma io preferisco essere il “numero uno” a Reggio Emilia piuttosto che essere “uno dei ventidue” di una squadra di serie B. Poi non voglio insegnare nulla a nessuno ma forse è meglio entrare dalla porta principale della serie B vincendo un campionato con la Reggiana che correre il rischio di essere estromesso per la terza volta dalla serie B e vedersi chiudere, forse definitivamente, le porte della cadetteria. Ma queste sono mie valutazioni che non vogliono minimamente incidere sul pensiero di Ivan Varone che è un serio professionista ed è padrone del suo destino.

Mi dispiacerebbe constatare al 31 agosto che il suo sogno di approdare in serie B è svanito e a quel punto il rischio è di aver compromesso la sua credibilità nei confronti del popolo granata. Varone, per come l’ho visto in campo, è un giocatore che ha bisogno di “vivere” la partita con i tifosi. E’ un aspetto fondamentale per il suo gioco e per il suo essere. Per questo gli auguro, se dovesse lasciare la Reggiana, di trovare una piazza che lo sappia apprezzare anche per questo aspetto, che faccia sentire realmente un “gladiatore” e che gli consenta di trascinare il pubblico, perché questo è il suo modo di stare in campo. Un “senso di appartenenza” che vale di più della categoria.

Wainer Magnani
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