Questo è ciò che realmente è successo in campo e proprio questa “incomprensione” ha determinato i sette minuti di stop alla partita
Temo sia in atto il tentativo di nascondere gli errori arbitrali subiti dalla Reggiana con l’accusa ai tifosi granata di essere una tifoseria razzista. Devo dire la verità, pensare che Reggio Emilia sia una città razzista mi fa ridere, anche se è giusto preoccuparsi per come la realtà può essere distorta. Offese che nessuno ha sentito: né i giocatori in campo, né l’arbitro Paterna e nemmeno i 10mila tifosi che erano sugli spalti perché come qualcuno riporta si è trattato di una decina di tifosi o presunti tali. Ora non voglio minimizzare l’accaduto e se anche fosse stato uno solo a offendere un giocatore avversario per il colore della sua pelle o per le sue origini, prenderei le distanze e lo definirei “un coglione”. Ma nessuno ha capito ciò che era successo: sfido chiunque a dirlo. Gli stessi giocatori della Reggiana, a fine partita, hanno ammesso di non aver sentito nulla. Non ho nemmeno visto Dorval andare dall’arbitro per riferirgli degli insulti ricevuti (forse mi sarà sfuggito ma non credo) c’è sempre stato un dialogo tra la collaboratrice Francesca Di Monte posta sotto la curva Est e l’arbitro Prontera. Sicuramente anche lei sarà stata offesa e insultata, al suo indirizzo saranno piovuti oggetti (c’è chi rimarca una scarpa) poiché quello era il clima che si era creato in quel momento dopo le decisioni del direttore di gara. Non lo metto in dubbio. La stessa sospensione della partita è stata una comica perché Frontera ha chiamato il team manager per riferirgli un messaggio da diffondere allo stadio, come da regolamento. Un messaggio che invece di chiedere la sospensione dei cori razzisti ha chiesto prima di non offendere la terna arbitrale e poi di smettere con le intemperanze alla terna arbitrale. Cosa illogica e non permessa. Non è mai stato chiamato in causa il discorso razzismo eppure il regolamento indica che la sospensione della partita può essere decisa dall’arbitro solo per cori razzisti da parte dei tifosi. Una “sospensione” talmente irreale che nessuno ha capito le ragioni, solo intuito e solo a fine partita la Reggiana ha avuto modo di spiegare che l’errata comunicazione con lo speaker e le motivazioni per cui l’arbitro Frontera aveva sospeso la partita.
Questo è ciò che realmente è successo in campo e proprio questa “incomprensione” ha determinato i sette minuti di stop alla partita.
Non mi è mai capitato di assistere a Reggio Emilia alla sospensione della partita per cori razzisti. Immagino che prima di interrompere l’incontro l’arbitro chieda alla società di casa di provvedere a diffondere il comunicato perché occorre dare il tempo di scrivere un breve testo. Fronterà l’ha fatto immediatamente anche se non si capisce quando è successo.
Ovviamente oggi per tutti i media nazionali Reggio Emilia è una città razzista, perché questa è la nuova frontiera: la distrazione di massa. Oggi, ne sono certo, interverranno politici, amministratori, importanti esponenti per affermare il contrario e tutto questo servirà a nascondere il fatto sportivo: gli errori dell’arbitro Prontera anche se – come detto – lo devo ringraziare perché grazie alle sue decisioni, a me apparse ingiuste, è riuscito a caricare la squadra che ha disputato un secondo tempo entusiasmante.
Degli errori arbitrali non voglio nemmeno parlare perché sono evidenti e gli stessi arbitri li hanno codificati a interventi di gioco (nel caso Reinhart-Benali) così come sull’espulsione bastava andasse a rivedere al monitor l’intervento di Lucchesi per capire che non si è trattato di un “intervento imprudente” ma della difesa personale sull’intervento a gamba tesa dell’arbitro. Ciò che ritengo intollerante è che Prontera abbia sul momento preso la sua decisione e poi l’abbia cambiata su segnalazione del Var prima e del quarto ufficiale dopo. Lui che ritengo un arbitro di serie A e quindi esperto. Mi chiedo sempre se in campo ci fosse stato Orsato (presente in tribuna) avrebbe cambiato le sue decisioni?
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