Il Gruppo Vandelli una famiglia, un grande gruppo di amici? No, è qualcosa di più

Il Gruppo Vandelli una famiglia, un grande gruppo di amici? No, è qualcosa di più

L’inaugurazione della sede conferma l’identità di un gruppo che ha una grande anima

Mi è capitato più volte di raccontare le emozioni che il Gruppo Vandelli sa trasmettere. Sono convinto che Reggio Emilia non comprenda fino in fondo cosa significa far parte di questa famiglia ma soprattutto di ciò che il Vandelli rappresenta per la città, per i reggiani, per i tifosi, per chi vive nel quartiere ma soprattutto per le persone fragili. Penso che nemmeno i nostri politici e amministratori lo abbiano compreso perché se fosse così avrebbero una sana invidia rispetto alla filosofia che anima questi uomini, donne, ragazzi e ragazze.

Ma prima di cercare di illustrare ciò che significa il Gruppo Vandelli prendendo spunto dall’inaugurazione della sede, vorrei esprimere un sentimento che mi pervade ogni volta che vengo a contatto con il Gruppo Vandelli. Provo un sentimento di amicizia anche se in realtà conosco personalmente pochi di loro ma è come se li avessi sempre frequentati o comunque basta avvicinarsi a loro per discutere, parlare, dialogare, ridere o bere qualcosa assieme. Un senso di amicizia vera, pura, spontanea, disinibita, disincantata, disinteressata. Già, mi vengono in mente le parole di Casamatti “perché la famiglia è la famiglia” ed è vero ma questo è un sentimento che si aggiunge al senso di appartenenza, alla solidarietà, al sentirsi una famiglia e quindi essere sempre pronti a tendere una mano a chi ne ha più bisogno, anche se non te lo chiedono. In questo caso c’è la sensazione di stare bene assieme e questo stato d’animo lo coglie anche chi, come me, non frequenta quasi mai il Gruppo Vandelli. E sono certo che sarà così anche per quei tifosi o reggiani che si sono avvicinato al Vandelli per la prima volta. Sarà perché quando entri nella loro sede e vedi tutti, ma dico, tutti con la t-shirt granata del Gruppo Vandelli capisci un altro concetto: l’uguaglianza. Non ci sono differenze sociali, di razza o religione (come si usa dire) ma si è tutti amici. Si è tutti fratelli direbbe Casamatti e forse è anche così. Ma è questa uniformità che colpisce perché poi ad emergere sono i valori che ognuno mette a disposizione del gruppo. Provate a pensarci: nella nostra vita siamo abituati a giudicare gli altri dai beni di consumo che mettiamo in mostra: l’auto piuttosto che l’orologio, il vestito firmato o il conto in banca. Ci vantiamo delle nostre vacanze esotiche e costose. Un logica che non ho mai riscontrato nel Vandelli eppure sono certo che le differenze sociali ci sono ma con quella t-shirt granata sono tutti…amici e fratelli. Devo ammettere che con la mia polo e giacchettina mi sono sentito a disagio ed è stato bello sentirsi fuori dal contesto e nello stesso tempo accolto come un amico.

Non voglio parlare di ciò che ha fatto il Gruppo Vandelli in termini di solidarietà e altruismo ma solo rimarcare un aspetto cui tengo moltissimo. Il Vandelli è stato il primo gruppo che ha aderito alla raccolta di beni e generi alimentari per gli alluvionati della Romagna. Una appello che la città ha raccolto andando oltre ogni più rosea previsione per quel concetto di credibilità che il Vandelli ha nel dna e se oggi tra i tifosi della Reggiana e quelli del Cesena c’è “rispetto” è proprio in virtù di quella mano tesa in modo spontaneo e disinteressato che ha fatto di più di tanti gol o prestazioni della Reggiana. Resta la rivalità, ci mancherebbe, ma oggi i tifosi cesenati rispettano quelli granata e anche sabato quando i reggiani saranno presenti al Manuzzi per la sfida contro lo Spezia questo nuovo sentimento sarà palpabile.

Ma non è questo il concetto che mi ha colpito ma è un discorso più profondo. Il Gruppo Vandelli non è solo o forse non è tanto un numero importante di tifosi della Reggiana che ogni domenica si ritrovano allo stadio per sostenere Rozzio e compagni. E’ altro. Non qualcosa di più, altro. La Reggiana è il pretesto. Spero di non essere frainteso perché so quanta passione c’è in tutti loro. Il Gruppo Vandelli è nato per sostenere la squadra della propria città ma poi è andato oltre ed è diventato qualcosa di più, molto di più importante, di identificativo. Non è uno stile di vita come si potrebbe pensare perché ognuno ha la sua vita, il suo lavoro, la sua carriera, i suoi hobby ecc ecc ma è un modo di stare assieme che li identifica. Una specie di codice genetico che si acquisisce.

Per certi aspetti è un ritorno al passato, a un passato che oggi non c’è più. Vi ricordate quando andavamo in parrocchia o al partito? C’era la voglia di fare, di gettare le basi per un mondo nuovo o per creare qualcosa per il futuro. Era un laboratorio di idee e di progetti. Era così in parrocchia come nel partito dove c’era lo stesso spirito di volontariato, la filosofia del mettersi a disposizione, di essere tutti partecipi di un progetto. Avere una “parrocchia” o una “sede” o una “casa” aveva un concetto ben preciso: ritrovarsi assieme in una famiglia o tra amici e pensare a un futuro migliore.

Essere tifosi della Reggiana e organizzarsi per andare allo stadio o in trasferta è un concetto troppo riduttivo che non rappresenta la vera realtà del Gruppo Vandelli. Anche chi si avvicina per la prima volta lo capisce subito. Certo, c’è il momento della passione allo stadio, c’è l’organizzazione in un certo modo della trasferta ma è solo la punta dell’iceberg.

Non vorrei dare l’impressione che sto illustrando una “setta” o un gruppo chiuso perché così non è assolutamente. Il Gruppo Vandelli accoglie chiunque sia ispirato dai principi sani di amicizia, fratellanza, tifo per la Reggiana o anche solo per la voglia di stare assieme. Questo deve essere ben chiaro.

Torno al discorso della sede: in ciò che hanno fatto, vedi la palestra, la cucina, lo spazio dedicato all’intrattenimento o anche al divertimento. In tutto questo c’è un principio ben preciso. La volontà di gettare le basi per un progetto che coinvolgerà i giovani, che avrà un futuro perché ha basi solide. Una sede di proprietà fatta con i sacrifici dei volontari che attraverso le iniziative possono permettersi di pagare il mutuo. E’ il concetto della famiglia che ha un sogno: costruirsi la casa e pagarla attraverso il lavoro. Qui c’è qualcosa di più perché è la casa di tutti coloro che si sentono di far parte del Gruppo Vandelli. E ognuno può contribuire a questo progetto a modo suo, con le sue possibilità. La stessa scelta di mettere all’interno una palestra ha un preciso significato di coinvolgere i giovani che attraverso lo sport possono sentirsi uniti. Il dopo scuola trascorso alla palestra del Vandelli non è più uno slogan ma una realtà. Le cene tra amici al Vandelli sono da tempo un appuntamento fisso come del resto le tante iniziative.

Mi sono dilungato troppo e so già che nessuno leggerà questo posto, pazienza. Ma ho anche battuto un record: non ho citato Gigi Bagnoli per un semplice motivo perché nei miei pensieri, forse sbagliando, lui è il Vandelli. So che non è così perché ci sono tante teste pensanti ma so che c’è anche un fondo di verità nella mia affermazione.

Wainer Magnani
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