In viaggio tra i protagonisti: Guglielmotti, Kabashi e Fiamozzi

In viaggio tra i protagonisti: Guglielmotti, Kabashi e Fiamozzi

Davide è il gigante buono, Elvis l’esuberante e Fiamozzi l’equilibrato

Sarebbe facile spiegare chi è Guglielmotti rimarcando la sua forza atletica, gli importanti gol segnati, vedi Rimini o le prestazioni travolgenti sulla fascia destro ma Davide è qualcosa di più: è sentimento. Partiamo dal fatto che è un imprenditore del riso, il che significa che ha una visione economica molto ampia. Così come è impossibile non notare la sua speciale eleganza ma ultimamente anche il suo modo gioioso di vivere l’allenamento utilizzando la musica. Un professionista educato e scrupoloso, il che non guasta. Ma non è questo che mi ha colpito, bensì la sua capacità di essere un “gigante buono” e molto sensibile. Questa immagine raffigura Davide, le sue lacrime a Olbia parlano molto del suo essere atleta e uomo. Una persona leale nei confronti di se stesso, dei compagni e di chi gli ha dato fiducia. Nel calcio come nella vita. Un difetto? Inutile nascondere che è molto fiero dei suoi muscoli che allena quotidianamente in campo e in palestra.
Elvis Kabashi è un dottor Jekill e mister Hyde. Non parlo del calciatore anche se in campo è lo stesso perché è funambolico e inconcludente ma subito dopo è micidiale e illuminante. E’ un ragazzo che ama la vita e che vive spensierato ma allo stesso tempo anche con grande umiltà. Il suo calcio è tutto pizzi e merletti e la sua potente auto ne conferma la personalità. Ma poi scopri anche il suo lato più sensibile: lo vedi che a fine allenamento si mette alla guida di un trattorino per raccogliere tutti gli attrezzi. E lo fa con spensieratezza e gioia. E’ piacevole vederlo. Poi mi ha colpito un particolare, quando ha dedicato una parte del suo tempo a un ragazzino, suo ammiratore e che aveva avuto dei problemi. Ciò che mi ha colpito è che non ha cercato, come spesso fanno tutti, di sfruttare questa iniziativa per la sua immagine ma l’ha fatto in silenzio, senza le luci dei riflettori e se non fosse stata la società nessuno lo avrebbe saputo. Fare qualcosa per il prossimo è un gesto che appartiene a pochi.
Riccardo Fiamozzi fa parte da pochi mesi della famiglia granata e ogni giudizio tecnico va posticipato al prossimo anno perché dopo un anno di inattività è logico avere pazienza anche se il suo passato parla per lui. Ma l’aspetto che ha giganteggiato in Riccardo è il suo equilibrio, come atleta e immagino anche come uomo. Concetti che ha espresso in modo semplice, anche banali o scontati ma che hanno trasmesso serenità a tutto l’ambiente. E’ questa sua semplicità che mi ha colpito: “Noi dobbiamo dare il massimo impegno, tutto il resto verrà da solo”. Un pò come l’espressione del suo sorriso sempre suadente e calmo.

Wainer Magnani
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