Vietare le trasferte o porre delle limitazioni è da autolesionisti

Vietare le trasferte o porre delle limitazioni è da autolesionisti

Non si può punire donne, uomini o bambini solo in virtù di una residenza che non corrisponde alla città dove si gioca la partita. Bisognerebbe invece fare il contrario: favorire l’accesso degli sportivi allo stadio, in uno stadio sempre più sicuro e soprattutto ospitale, adatto al gioco del calcio

Non ne faccio una questione di metodo ma di strategia, di diritti individuali da tutelare. E mi stupisco che nessun politico si sia posto l’interrogativo di dove stiamo andando di questo passo.
Avrete capito che sto parlando delle limitazioni che prima l’Osservatorio del Viminale e poi i vari Gos prendono nei confronti dei tifosi ospiti e sempre più spesso anche per i tifosi locali. La “libera circolazione degli uomini” è un diritto costituzionale italiana. Articolo 16: Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”.
Vi anticipo se qualcuno vuole eccepire su “per motivi di sicurezza” perché serve una legge e non una delibera dell’Osservatorio.
Specificato questo aspetto è giusto ricordare che all’interno degli stadi, soprattutto come quello di Reggio Emilia, non sono mai successi degli incidenti perché è impossibile il contatto tra le due tifoserie e questo per la capacità ed esperienza delle forze dell’ordine ma anche per la stessa funzionalità dello stadio. Gli incidenti sono sempre avvenuti fuori dallo stadio, vedi Fiorenzuola col Pescara o in casa col Venezia. Ma il concetto guida è solo uno: occorre punire chi commette dei reati non chi vuole solo assistere a una partita di calcio e tifare per la propria squadra. Non si può punire donne, uomini o bambini solo in virtù di una residenza che non corrisponde alla città dove si gioca la partita. Bisognerebbe invece fare il contrario: favorire l’accesso degli sportivi allo stadio, in uno stadio sempre più sicuro e soprattutto ospitale, adatto al gioco del calcio. Penalizzare il tifo è castrante e non è nemmeno vero che ne godono le televisioni a pagamento perché nessuno si mette davanti al televisore per vedere una partita con gli spalti vuoti. Lo sappiamo benissimo vista l’esperienza Covid. In quelle partite a porte chiuse non si giocava a calcio ma era un altro sport.
“Trasferte libere” è il motto degli ultrà ma io aggiungo a chi vuole fare il tifoso. Ma del resto è la legge che lo stabilisce, non il calcio: se commetti un reato sei perseguibile dalla legge e non perché sei un tifoso di calcio. Che senso ha vietare le trasferte a tifoserie che hanno come principio il sostenere la propria squadra, magari approfittarne per fare un giro, una mangiata in compagnia o comunque viaggiare con gli amici. Lo spettacolo visto al Tardini di Parma è stato deprimente rispetto al Braglia ma anche in occasione del Derby che senso ha avuto vietare ai tifosi granata di potersi accomodare in tribuna. Se continuate a vietare, a dividere, a discernere, a obbligare non farete altro che evidenziare le vostre manchevolezze.

Wainer Magnani
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