Andrea Costa: “Ho fatto ciò che mi ero sempre ripromesso”

Andrea Costa: “Ho fatto ciò che mi ero sempre ripromesso”

“Ho capito che era il momento giusto per dire basta e iniziare una nuova esperienza. Porto dentro di me il ricordo di due anni meravigliosi: ho indossato in giro per l’Italia la maglia della Reggiana”

Andrea Costa, da cosa nasce la sua decisione di lasciare il calcio?

“Non è nata ieri ma è una scelta che ho fatto da tempo e nasce dal fatto che ho 35 anni non più 25. Mi ero sempre ripromesso che avrei giocato fino a dare qualcosa importante, come è successo negli altri anni. Nel momento in cui m sono reso conto di fare fatica, ho capito che era il momento per prendere altra strada e dire basta”.

La Reggiana festeggia la pro

– Forse la doveva fare subito dopo la promozione o l’ha tradito il suo amore per la Reggiana?

“Ero ancora in una fase in cui ero convinto di poter fare bene il mio lavoro. C’era un grande entusiasmo per la promozione in B ed era un qualcosa che ti dava le forze per continuare. E poi avevo un anno in meno. Ho fatto un ragionamento diverso, ho preferito altre strade”.

– Perché ha rinunciato a un anno di stipendio?

“E’ una scelta legata a quello che volevo fare e che mi sentivo di dover fare. A prescindere dall’anno di contratto, allenare era ciò che volevo fare subito. Volevo iniziare subito a fare allenatore, dovevo trovare l’accordo con la società e il contratto era l’unica cosa che non mi interessava. Lo fanno in pochi? Magari ci sono situazioni che non li portano a farlo. Non è stata scelta eroica ma solo una presa di coscienza”.

Andrea Costa e il ds Doriano Tosi

– E’ tornato da dove aveva iniziato: ne è valsa la pena?

“Si assolutamente, sono stati due anni pieni di emozioni. La retrocessione è stato un peccato perché abbiamo conquistato qualcosa di insperato e inaspettato. Ma sono stati due anni stupendi, pieni d’orgoglio perché ho girato l’Italia con la maglia della Reggiana e a prescindere come andata è stato bello. Una emozione grande che rifarei mille volte”.

– Le pesa la retrocessione?

“E’ stato un peccato è certamente mi pesa però di questi due anni anni porto dentro una stagione straordinaria conclusa con la promozione. Certo c’è tanta amarezza per la retrocessione ma riportare la Reggiana in serie B è stato positivo per l’ambiente. Certo era meglio salvarci o fare un altro tipo di campionato ma la retrocessione era preventivabile, non c’era esperienza”.

Il premio fair play

– Si è dato una spiegazione o sono stati troppi i fattori?

“Quando lotti per salvarti il limite d’errore è minimo. E io lo so perché l’ho fatto per la maggior parte di carriera. Quando ti trovi a fronteggiare tante problematiche anche extra calcistiche e tante deficienze diventa tutto più complicato enorme. Abbiamo cercato e provato a salvarci in tutti i modi”.

– Le hanno fatto male le critiche dei suoi concittadini?

“Me le aspettavo. Non sono mai stato uno che si piange addosso. Forse si aspettavano di più, non lo so, le critiche ci stanno, ero preparato”.

-Ha un rimpianto o un rammarico?

“Nessuno”

– Da reggiano e da tifoso granata perché consiglierebbe a un suo calciatore di venire alla Reggiana?

“Reggio è una piazza che una volta raggiunta la sua stabilita in serie B, perché un conto è arrivare e un conto è rimanerci, la Reggiana avrà la possibilità di fare un certo percorso e un professionismo più importante. Una volta consolidata tornerà ad essere una società ambita come lo era anni fa o come lo è adesso per la serie C: una piazza calda, dove si fa calcio in un certo modo. Sono super ottimista”.

– E’ possibile che qualche suo ex compagno voglia lasciare la Reggiana?

“Non seguito nulla, non ho idee a tale proposito ma fatico a pensare che qualcuno del gruppo dei giocatori che è in granata da due anni voglia andare via. Poi capisco che ci sono le dinamiche di mercato ma credo che ci ha vissuto l’ultimo biennio voglia lasciare Reggio”.

– Questa nuova Reggiana sarà competitiva?

Si perché è giusto che sia cosi’. Mi hanno parlato bene del tecnico Diana e l’allenatore è già una buona percentuale di successo. Poi da questo a vincere non è semplice ma credo e mi auguro in una Reggiana competitiva”.

– Cosa le ha trasmesso Max Alvini?

“Mi ha lasciato tanto, perché è stata una cavalcata incredibile. Due annata diverse. Ma come voglio custodire il il ricordo del campionato vinto, cosi’ custodisco gelosamente il tenere ricordo di un allenatore che appena arrivato ha impressionato tutti”.

Il mister Max Alvini

– Cosa dirà ai ragazzi della Under 17 con cui inizierà questo il percorso per arrivare al professionismo?

“Fammici pensare. Non lo so. Da adesso per me è tutto nuovo. Per 20 anni ho fatto una cosa, adesso è una pagina bianca tutta da scrivere. Non sarà facile ma si parla sempre di calcio. Cercherò trasmettere passione, testardaggine e curerò gli aspetti tecnici che i ragazzi di adesso hanno perso”.

Un giovanissimo Andre Costa (a destra) ai tempi della Berretti

– Perché riparte dalla Reggiana?

“La Reggiana mi ha dato questa possibilità e dopo tanti anni che sono stato lontano da casa, ripartire da Reggio non è male. E poi devo capire se questa è una strada che posso intraprendere, se sono capace o no. Farlo alla Reggiana mi piace”.

– Vorrebbe vincere lo scudetto Primavera da allenatore come l’ha vinto da giocatore?

“Sarebbe bello. Quell’anno con Eberini è stato entusiasmante. Dopo tanti anni si sta cercando di ridare importanza al settore giovanile ed è giusto cosi’ come la Reggiana deve essere il punto di riferimento per tutti i ragazzi reggiani”.

La Reggiana che ha vinto il cambio Berretti

– E’ una frecciatina al Sassuolo e al progetto GenerazioneS?

“La Reggiana deve essere il punto di riferimento per chi vuole fare calcio professionistico. L’obiettivo della società deve essere quello di fare un settore giovanile importante”.

– Cosa resta della sua carriera di calciatore?

“Ciò di cui vado orgoglioso non sono i tanti anni della serie A ma bensi’ una carriera vissuta nelle difficoltà ma che non mi ha mai scoraggiato, anche negli anni difficili. E quando giochi per la salvezza, ci sono momenti delicati da superare ma ho sempre avuto la forza mentale per rimanere convinto delle mie possibilità. Per questo sono orgoglioso della mia carriera”.

– Qual è il risultato a cui tiene di più?

“Tutti. Ho vinto un paio di campionati di serie B e C, anche le salvezze in serie A hanno un loro fascino”.

– Ha un rammarico?

“In un certo periodo sono stato molto vicino a una convocazione in Nazionale in occasioni di un raduno, però, sono stato fermato da un Ac ciacciò. Sarebbe stato bello indossare la maglia azzurra”.

Andrea Costa sventola il Tricolore

– Quando ha iniziato nel Bismantova pensava di poter fare la carriera che ha fatto?

“Sono sempre stato convinto che potevo fare il calciatore, magari non a quei livelli ma che avrei giocato a calcio si’. Forse ho superato le mie aspettative”.

– Il gol che ricorda?

“Quello al Milan. Giocavo nella Sampdoria, era la prima giornata di campionato, eravamo una neo promossa e quel gol ci ha regalato la prima vittoria. Ne ho fatto pochi di gol ma buoni”.

– Anche con la Reggiana.

Quello contro la Fermana è stato importante”.

– Cosa le ha detto la sua famiglia?

“Sono dispiaciuti di non vedermi più in campo. Ai miei genitori non l’avevo detto ed è stata una bella botta anche se era nell’aria”.

– E papà Vilmo?

“E’ il più dispiaciuto di tutti. Mi seguirà negli allenamenti, spero di no ma può essere”

– Andrea Costa sarà anche un uomo immagine per la Reggiana?

“Se la Reggiana lo riterrà opportuno sono a disposizione. Non so quanto posso valere la mia immagina ma se posso aiutare la Reggiana per accrescere il “senso di appartenenza” ne sarò ben felice. Credo però che ci siano altre figure, anche meglio di me, che possono dare qualcosa a una Reggiana che ha un’importante storia alle spalle”.

– Concludiamo con una battuta: non si è mai concesso molto alle interviste.

“Ognuno è fatto a suo modo. Ho sempre la disponibilità alle intervista ma non le vado a cercare. Preferito concentrarmi sul mio mio lavoro, anche se ho enorme rispetto per i giornalisti, non sono un grande chiacchierone”.

Wainer Magnani
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