La nostro rubrica: Luigi Giandomenico

La nostro rubrica: Luigi Giandomenico

I quattro anni vissuti a Reggio Emilia sono stati i più belli in assoluto della mia carriera.

Luigi Giandomenico, 44 anni, nel reggiano ha militato per 6 anni dal 1999 fino al 2005 anche se con una parentesi al Brescello dal 2000 al 2002. Con la maglia della Reggiana ha giocato per tre stagioni collezionando 52 presenze e 16 gol. “I quattro anni vissuti a Reggio Emilia – ricorda Luigi Giandomenico – sono stati i più belli in assoluto della mia carriera. Non sarei mai voluto andare via. A prescindere dall’aspetto calcistico Reggio mi ha trasmesso quell’umanità che nessun’altra città mi ha saputo dare. La gente di Reggio è magnifica perché ti fa sentire bene e importante allo stesso tempo. Ricordo sempre la cordialità che trovavo in tutti i reggiani che frequentavo, anche chi non era tifoso. Poi è logico che essendo Reggio una città che ha nel cuore la Reggiana, essere un giocatore granata ti dava quella sensazione in più. Ti sentivi gratificato, importante anche se c’era sempre un giusto equilibrio: i reggiani ti volevano bene ma sempre con rispetto e con umanità. Per te avevano sempre un sorriso, un gesto d’incoraggiamento”.

Dove hai vissuto?

Subito ho preso casa nel centro storico ed era bellissimo scendere e ritrovarsi in mezzo al gente, in una città ordinata, accogliente, pulita e vivibile. Poi ho cambiato per tre volte prendendo casa in periferia e ho scoperto la tranquillità di vivere la tua vita, in assoluta tranquillità”.

I soliti ritrovi?

Andavo spesso al Condor ma amavo girare diversi ristoranti o bar e devo dire che ogni volta era una bella sensazione. C’era sempre chi ti riservava una parola d’affetto, un complimento e anche quando i risultati sportivi non erano entusiasmanti cercavano sempre di rincuorarmi. Mi sono sentito apprezzato per ciò che facevo in campo ma anche nei rapporti umani”.

E la vita mondana?

Vivevo da solo e quindi mi concedevo qualche divagazione al Sali&Tabacchi ma non ero un uomo della notte”.

Sei rimasto in contatto con degli amici reggiani?

Sento spesso Gianfranco Mastini, il nostro mitico massaggiatore. Una persona che mi è rimasta nel cuore. Poi assieme a Roberto Cappellacci avevamo un amico in comune che a volte sento. Mi è dispiaciuto lasciare la Reggiana e Reggio Emilia. Se avessi proseguito la carriera in granata sicuramente sarei rimasto a vivere a Reggio Emilia”.

E adesso chi è Giandomenico?

Sono sposato con Paola, ho tre figli Giorgia, Filippo e Maria e continuo ad aiutare i miei genitori nel forno di famiglia ma da quest’anno alleno l’Atletico Ascoli una squadra che milita in Eccellenza”.

Cosa ti porti dentro della sua esperienza a Reggio Emilia?

A livello sportivo non sono stati anni bellissimi e ai reggiani avrei voluto regalare maggiori soddisfazioni. Stavo bene a Reggio e mai avrei voluto lasciare la Reggiana ma alla maglia granata ho dato tutto anche in termini di sofferenza perché ho avuto un grave infortunio alla caviglia e altri acciacchi fisici ma non ho mai mollato. In ogni caso sono stati anni bellissimi e devo dire che ogni volta che passo da Reggio mi fermo e vado a vedere lo stadio Giglio. Era bellissimo giocare in quell’impianto. Anche lo stadio ti faceva sentire importante”.

Ci sarà ancora un Giandomenico nel calcio?

Mio figlio Filippo gioca nelle giovanili della Fermana. Mi assomiglia molto ma per ora l’obiettivo è fare bene nella Primavera poi se la Reggiana lo chiama, ne sarei orgoglioso ma è presto”.

Wainer Magnani
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