Facciamo qualcosa per il settore giovanile della Reggiana

Facciamo qualcosa per il settore giovanile della Reggiana

Non voglio polemizzare sul fatto che ogni anno si perdono dei pezzi importanti a livello di dirigenti e tecnici ma è pur vero che non si può sempre improvvisare o non mettere risorse in questo settore

Siamo alla seconda puntata sul vivaio granata. Il mio è un grido d’allarme e un’esortazione: valorizziamo il settore giovanile. Non facciamo in modo che dopo il 2018 arrivi un altro tsunami che spazzi via tutto ciò che di buono è stato fatto. Capisco che questo tema interessa a pochi ma è fondamentale per la vita del club e per l’immagine della Reggiana ma soprattutto è il presupposto per arrivare a quel concetto di “sostenibilità” che tutti invocano. E’ una questione di soldi? Di budget a disposizione? Sì. Inutile che facciamo finta di niente. Oggi per credere nel settore giovanile occorre investire in risorse umane e strutture. E’ un investimento a lunga scadenza ma indispensabile. Il vice presidente Giuseppe Fico che ha la delega per il settore giovanile mi potrebbe dire che in ogni caso il budget il vivaio granata è consistente e se è così occorre pensare a rimodularlo. Vorrei sottoporre due proposte per ovviare a questo inconveniente: il primo è ridurre le squadre e allestire solo quelle agonistiche, vale a dire dalla Under 14 in poi. E’ vero che le squadra più piccole sono fonte di reddito perché i genitori versano una quota (i più piccoli) ma non ha senso avere squadre dall’Under 9 all’under 13 che sottraggono ragazzi alle società che fanno settore giovanile. Converrebbe iniziare a selezionare i ragazzi dai 14 anni perché solo in questa età si può intravedere se può essere un futuro calciatore. E poi non è detto.

L’altra proposta è quella di staccare il settore giovanile dalla Reggiana a livello di gestione economica e tecnica. Una struttura che si autogestisce. Impossibile dite? Non credo perché conosco tanti sponsor che sarebbero disposti a fare un discorso serio a favore dei giovani. Sempre il vice presidente Giuseppe Fico mi potrebbe dire che federalmente non è possibile ma so di esperienze simili fatte anche a Modena e Carpi.

Esortazioni, proposte, se volete anche provocazioni ma cosa sta accadendo al settore giovanile della Reggiana è sotto gli occhi di tutti. Una realtà che sarà più evidenti tra qualche settimana. Il nodo principale è sempre il centro sportivo di via Agosti che stenta a decollare o che in ogni caso sarà disponibile per il prossimo anno. Inutile farsi illusioni o lanciare proclami per riempirsi la bocca. Il settore giovanile anche quest’anno dovrà sacrificarsi ad allenarsi in strutture poco professionali, prese in prestito dal Csi e dovrà emigrare sui campi della provincia per disputare le partite di campionato. La speranza è che almeno gli spogliatoi siano resi agibili, che il servizio di pulmini sia reso efficiente. Oggi come oggi è impossibile indicare chi saranno gli allenatori del prossimo anno, i vari dirigenti accompagnatori e la struttura del settore giovanile perché sono in atto molti cambiamenti. Voluti, imposti, decisi, cercati o subiti poco importa perché ciò che verrà certamente a mancare è la continuità.

Mi hanno insegnato che a livello di settore giovanile due sono i valori fondamentali, trascurante la professionalità e fanno riferimento al senso di appartenenza e alla forza di dare continuità al lavoro.

A livello di senso di appartenenza la Reggiana non è seconda a nessuno perché è proprio nelle difficoltà e nella sofferenza che si è forgiato il carattere e quell’amore per questa maglia che è penetrato in profondità. Anche chi lascia la Reggiana se lo porta dentro il cuore per sempre.

L’altro elemento fondante del successo di un vivaio è la capacità di accompagnare un ragazzo il più lontano possibile, fino al debutto in prima squadra. Per ottenere questo risultato, che è l’unico scopo di un settore giovanile, serve tempo e pazienza. Bisogna crescere assieme e non pensare ai risultati come unico obiettivo anche perché vincere non serve a niente se poi nessun ragazzo firma un contratto da professionista. La Reggiana è una società che fa calcio professionistico e seleziona giocatori per questo scopo. Non bisogna mai dimenticarlo. Non fa inclusione, non fa sociale ma deve formare dei giocatori.

Non voglio polemizzare sul fatto che ogni anno si perdono dei pezzi importanti a livello di dirigenti e tecnici ma è pur vero che non si può sempre improvvisare o non mettere risorse in questo settore.

E’ vero che ai tifosi che vanno allo stadio interessa solo avere un bomber da 20 gol e poco importa se ha un ingaggio che basterebbe per far compiere un salto di qualità al vivaio.

Ora vi faccio una domanda: chi è stato l’ultimo giocatore uscito dalla Berretti o dalla Primavera che ha giocato stabilmente nella Reggiana a livello professionistico?

Se scorrete l’elenco troverete dei ragazzi reggiani che dopo il fallimento del 2018 hanno trovato a Sassuolo o Parma la strada del professionismo. Parlo dei vari Pellegrini, Chakir, Pellizzari, Piccinini, King, Montipò. Altri ragazzi vedi Rinaldi e Mercati non sono nemmeno passati da Villa Granata. L’ultimo vero prodotto del calcio granata che la Reggiana ha fatto giocare e poi monetizzato è stato Andrea Catellani.

Capisco che è tardi per fare un’inversione di rotta ma almeno ascoltate questo campanello d’allarme.

Wainer Magnani
ADMINISTRATOR
PROFILE

Posts Carousel

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos