Alzi la mano chi ha la verità in tasca

Alzi la mano chi ha la verità in tasca

Nessuna ha la verità in tasca e tanto meno una soluzione pronta all’uso ma spetta all’allenatore Aimo Diana dare alla Reggiana un’identità di gioco traendo il massimo profitto da questo organico

La vittoria e il primato avrebbero nascosto quelli che sono i veri problemi della Reggiana. Sarebbe stato come mettere la polvere sotto il tappeto. Ciò che è emerso in queste prime dieci giornate di campionato è una squadra che non ha ancora una sua precisa identità di gioco e capacità di essere offensiva. Certo, c’è spirito di squadra, sacrificio, abnegazione ma non ha ancora evidenziato una manovra che consenta di creare le premesse per trovare con facilità la via del gol. La Reggiana non solo è una lontana parente di quella dello scorso campionato ma al momento non fa nemmeno intravedere uno spiraglio di gioco per poter pensare in positivo. Cercare di portare in porto la vittoria difendendo un vantaggio trovato quasi per caso, vedi Ancona o per una singola giocata è quasi sempre impossibile se non hai poi la capacità di chiudere la partita. Possiamo accettare che la Reggiana, soprattutto senza Cigarini, sia una squadra più cinica e “verticale” ma è fondamentale una volta sbloccato il risultato saper difendere per poi mettere in cassaforte il risultato. Questa Reggiana, invece, per ora non ha questa forza, anzi tiene sempre in vita l’avversario e così facendo rischia di subire delle beffe atroci come è successo a Carrara. A Gubbio e con l’Ancona è andata bene ma alla fine basta una marcatura sbagliata, un piazzamento errato o un briciolo di sfortuna per compromettere il risultato. E una squadra che vuole vincere il campionato questa debolezza non se la può permettere.

Nessuno ha la verità in tasca e tanto meno una soluzione pronta all’uso ma spetta all’allenatore Aimo Diana dare alla Reggiana un’identità di gioco traendo il massimo profitto da questo organico.

Il giudice sovrano, come sempre, sarà il campo e spetterà all’attuale tecnico e ai giocatori mettere a disposizione della Reggiana le loro qualità tecniche.

La classifica è ancora a favore della Reggiana: terza a un punto dalle due capoliste Gubbio ed Entella. Una graduatoria che non ha ancora espresso le vere forze in campo perché regna un grande equilibrio: sette squadre in due punti. Non si può nemmeno dire che c’è una squadra che sotto il profilo del gioco si è messa in mostra perché il Cesena vince solo all’ultimo minuto di recupero, su rigore, contro il Fiorenzuola e lo stesso fa l’Entella partendo dal doppio svantaggio contro l’Ancona, anche se le quattro vittorie di fila l’hanno portata in vetta. Ogni domenica ci sono risultati imprevedibili. Un campionato ancora tutto da giocare ma soprattutto è una promozione che dipende dalla Reggiana e non dalle avversarie. Come a dire che la Reggiana è padrona del proprio destino ma deve trovare la strada del gioco altrimenti rimarrà sempre un’incompiuta.

A livello tattico l’unica certezza, per ora, è il modulo (3-5-2) che solo in corso di partita è stato cambiato con l’inserimento di Rosafio alle spalle delle due punte. E’ difficile entrare nelle scelte tecniche di un allenatore perché vive a stretto contatto con i giocatori, li vede allenare quotidianamente ma i dati dicono che Diana, per scelta o per necessità, ha proposto fin qui dieci formazioni diverse, sempre cambiate da una settimana all’altra. Il concetto di un “totale coinvolgimento” di tutto l’organico ha una sua valenza ma per il momento viene prima l’identità di una squadra. “Battezzare un undici e andare avanti” è forse una frase fatta e probabilmente non ha più attinenza in un calcio dove si gioca ogni tre giorni, però questa Reggiana non ci pare “mentalizzata” come amava rimarcare Diana. Questo è un altro valore tecnico da ricercare, così come si ha l’impressione che non sia un gruppo sereno. Comprensibile per le pressioni (33 ammonizioni in 10 giornate) ma ciò che emergeva lo scorso anno era il “divertimento” di giocare nella Reggiana. Oggi appare più una sofferenza. E’ vero che l’organico dello scorso anno è stato in parte cambiato ma l’idea era di averlo migliorato.

Le vittorie sono la giusta medicina per trovare fiducia e autostima ma occorre qualcosa in più a iniziare dalla sfida di sabato con la Vis Pesaro.

Wainer Magnani
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