Ma siamo sicuri che alla Reggiana serva un regista?

Ma siamo sicuri che alla Reggiana serva un regista?

Vivere di certezze in questo momento è da illusi, però i granata hanno dimostrato di avere difficoltà sotto il profilo agonistico, della corsa e dell’aggressività

Vivere di certezze in questa fase del campionato è altamente aleatorio, rischioso e forse da stolti, però è anche vero che perdere fa male. Perdere male come a Lecco e Piacenza fa sorgere qualche dubbio. In particolar modo per come la Reggiana ha gestito queste due partite, vale a dire senza quell’agonismo che necessità la serie C. Forse ce ne renderemo contro il Montevarchi, una squadra dove il giocatore più vecchio ha 23 anni e fanno dell’agonismo la loro arma migliore. Un avversario che metterà in crisi la Reggiana sul piano della corsa, dell’aggressività. Ed è su questo elemento che sorge una domanda alla luce del mercato: ma siamo sicuri che alla Reggiana serva un regista?

Luca Zamparo


L’elemento che emerge in questa fase della stagione è di una Reggiana che “scoppia” nella ripresa. Ma su questo elemento si può lavorare. Ma c’è un dato tecnico-tattico che fa parte del Dna di questo organico: abbiamo giocatori che giocano solo con la palla tra i piedi ma soprattutto sono in difficoltà nella riconquista della palla. Lasciamo perdere gli errori individuali che – si spera – col tempo vengano cancellati ma è il concetto di aggredire gli spazi e soprattutto di essere aggressivi quando si deve andare a riconquistare la palla che al momento è latitante. Nel calcio, ci insegnano, ci sono due fasi: quella di possesso della palla dove occorre avere tecnica e individualità ma anche saper giocare in profondità per trovare spazio, perché oggi la nuova tattica è la marcatura a uomo per rubare palla e poi andare ad attaccare. Si dice una “marcatura a uomo offensiva”. E fino a oggi la Reggiana ha sofferto le squadre che hanno applicato questa tattica. Migliorerà? Forse ma è una qualità di questi giocatori. E’ per questo che la Reggiana, forse più che di un regista ha bisogno di uomini che sappiano aggredire e rubare palla in mezzo al campo. A meno che pensiamo di avere sempre noi la gestione della partita.


L’altro aspetto che ha caratterizzato questa prima parte di stagione è la “presunzione” di essere forti e votati a tornare in serie B. In conferenza stampa l’allenatore Diana l’ha rimarcato: se pensiamo di essere da B solo perché siamo retrocessi dalla serie B ci sbagliamo. Eppure questa è la verità. Troppi giocatori si sentono di categoria superiore e forse lo sono ma la serie C ti obbliga a dimostrarlo ogni partita. Devi avere “fame” a ogni allenamento per poter emergere. Anche questo elemento fa riflettere: abbiamo bisogno di gente affamata, di rinforzi che sputino l’anima per una maglia da titolare nella Reggiana.
Si può anche chiamare in casa l’attacco che in questa fase della stagione ha dimostrato poco, però, il timore è che sia una conseguenza di ciò che la squadra dovrebbe fare e non riesce. Ma certamente in attacco, oggi come oggi, abbiamo poche garanzie.
L’ultimo elemento è l’ambiente che paga le scorie di una retrocessione amara, ricca di contraddizioni e di sofferenza. Un ambiente della tifoseria condizionato dallo scorso anno e che ha bisogno di vittorie per ritrovare l’entusiasmo perduto. Ha bisogno anche dello “zoccolo duro” dei tifosi per aiutare in questo momento Rozzio e compagni. E’ comprensibile la richiesta della società alle Teste Quadre e al Gruppo Vandelli di essere allo stadio per spingere la Reggiana. In questo momento la Reggiana è una Fuoriserie ma che ha bisogno di una spinta per avviare il motore.
L’unica medicina per la Reggiana è la vittoria ma occorre anche fare delle scelte giuste, logiche e sensate. A tutti i livelli.

Fausto Rossi in azione
Wainer Magnani
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